di LEONARDO BOFF
Milioni di anni fa comparve in Africa, discendente da
un primate superiore, l’homo sapiens-demens. Migliaia e migliaia di anni dopo,
iniziò la sua espansione, prima in Eurasia, poi nelle Americhe e, infine, in
Polinesia e in Oceania. Alla fine del paleolitico superiore, 40mila anni fa,
occupava già tutto il pianeta e arrivava a un milione di persone. Creò civiltà
e Stati-nazione.
A partire dal XVI secolo cominciò la diaspora. Dal
1492 iniziò un immenso processo di espansione dell’Occidente e di interscambio
globale. Colombo (1492) portò alla conoscenza degli europei l’esistenza di
altre terre abitate. Ferdinando Magellano (1521) dimostrò che la terra è
effettivamente rotonda e qualunque luogo può essere raggiunto da qualunque
luogo. Le potenze egemoniche del XVI secolo, Spagna e Portogallo, elaborarono,
per la prima volta, il progetto-mondo. Si espansero in Africa, America e Asia.
Occidentalizzarono il mondo.
Questo processo si prolungò nel XIX secolo con
l’imperialismo occidentale che, a ferro e fuoco, sottomise ai suoi interessi
culturali, religiosi e soprattutto commerciali tutto il mondo conosciuto. La
carabina e il cannone parlarono più forte della ragione e della religione.
L’Occidente europeo si rivelò la iena delle genti. Noi, dell’estremo Occidente,
nascemmo già globalizzati e, per esperienza, sappiamo quello che significa la
globalizzazione sentita e sofferta come globocolonizzazione. Questo processo
culmina a partire dalla seconda metà del XX secolo con la nuova espansione
occidentale, sotto l’egemonia degli Stati Uniti, mediante la tecno-scienza,
come strumento di opulenza e arma di dominazione, mediante le corporazioni
multilaterali e globali che controllano i mercati, mediante una cultura
occidentale, omogeneizzante e sfibrante nei riguardi delle culture regionali,
mediante un unico modello di produzione, capitalista, fondato sulla concorrenza
che distrugge i legami di socialità e cooperazione, mediante un pensiero unico,
neoliberista, che si intende come l’unica forma razionale di organizzare la
società.
La cosa più grave, tuttavia, è l’aver fatto della
Terra una banca di affari, dove tutto è trasformato in merce e fatto oggetto di
lucro. Non si rispetta la sua autonomia e soggettività in quanto Gaia. Si
misconoscono le nostre radici telluriche e la nostra origine, poiché, come
esseri umani, siamo venuti dalla terra. Le parole uomo e Adamo già lo dicono.
Uomo viene da humus (terra fertile) e Adamo viene da Adamah (terra feconda),
nel senso di figlio della terra feconda.
Sia come sia, è iniziato il processo di
globalizzazione che è ancora in corso. Nella nostra visione, esso possiede tre
età che ora analizzeremo: la globalizzazione tirannosaurica, la globalizzazione
umana e la globalizzazione ecozoica.
Consideriamo oggi la prima età, egemonica ai nostri
giorni. La chiamiamo tirannosaurica perché la sua virulenza presenta
un’analogia con i tirannosauri, i più voraci di tutti i dinosauri. In effetti,
la logica della competizione, senza una qualunque traccia di cooperazione,
conferisce tratti di empietà alla globalizzazione imperante. Esclude circa metà
dell’umanità. Succhia il sangue dell’economia dei Paesi deboli e meno avanzati,
gettando crudelmente milioni e milioni di persone nella fame e nell’inedia.
Richiede costi ecologici di tale portata da mettere a rischio la biosfera,
poiché inquina l’aria, avvelena i suoli, contamina le acque e intossica gli
alimenti. Non frena la sua voracità tirannosaurica neppure di fronte alla
possibilità reale di rendere impossibile il progetto planetario umano.
Preferisce il rischio della morte alla riduzione dei suoi guadagni materiali.
Questo modello di globalizzazione escludente può creare una biforcazione nella
famiglia umana: da un lato, un piccolo gruppo di nazioni opulente che
sprofondano nel consumo materiale con una spaventosa povertà spirituale e umana
e, dall’altro, le moltitudini imbarbarite, lasciate al proprio destino, materia
prima per il funzionamento della macchina produttivista e condannate a morire
prima del tempo, vittime della fame, delle malattie dei poveri e della
degradazione generale della Terra. Ci sono mille ragioni per opporsi a questo
tipo di globalizzazione. Essa non può perpetuarsi al prezzo di distruggere il futuro
della specie. Nonostante le contraddizioni, essa ha molto di positivo: ha
creato le pre-condizioni dell’età umana ed ecozoica della globalizzazione.
L’età umana della globalizzazione
La globalizzazione tirannosaurica, nonostante le sue
contraddizioni interne, crea le condizioni infrastrutturali e materiali per le
altre forme di globalizzazione: ha progettato le grandi vie di comunicazione
globale, ha costruito la rete di scambi commerciali e finanziari, ha
incentivato lo scambio tra tutti i popoli, continenti e nazioni. Senza queste
pre-condizioni sarebbe impossibile sognare globalizzazioni di altra natura.
Ora, stabilita la globalizzazione materiale, la
globalizzazione umana deve riscattare i suoi guadagni in un quadro più ampio e
includente e ricercare l’egemonia. Essa si verifica, simultaneamente, su vari
fronti: antropologico, politico, etico e spirituale. Vediamoli.
Si impone sempre più nella coscienza collettiva
l’unità della specie umana, sapiens e demens. Per grandi che siano le
differenze culturali, esiste un’unità genetica di base, abbiamo la stessa
costituzione anatomica, gli stessi meccanismi psicologici, gli stessi impulsi
spirituali, gli stessi desideri archetipici. Per quanto mutino i codici di
espressione, tutti sono portatori di attenzioni, di emozione, di intelligenza,
di libertà, di amorevolezza, di espressione artistica e di esperienza
spirituale. Simultaneamente si manifesta anche la nostra capacità di
meschinità, di esclusione dell’altro, di violenza contro la natura e di distruzione.
Siamo la complessa unità di questi contrari.
Sempre più si diffonde la convinzione che ogni
persona è sacra e soggetto di dignità. È un fine in se stessa, un progetto
infinito, la faccia visibile del Mistero del mondo, un figlio e una figlia di
Dio. In nome di questa dignità si sono codificati i diritti umani fondamentali,
personali, sociali e dei popoli. Infine, si è elaborata la dignitas Terrae,
tradotta nei diritti della Terra come super-organismo vivo, degli ecosistemi,
degli animali e di tutto ciò che esiste e vive.
La democrazia come valore universale da vivere in
tutte le istanze umane penetra lentamente nelle visioni politiche mondiali.
Vale a dire, ogni essere umano ha diritto di partecipare al mondo sociale che
aiuta a creare con la sua presenza e il suo lavoro. Il potere deve essere
controllato per non trasformarsi in tirannico. La violenza non è il cammino per
soluzioni durature, ma lo è il dialogo, la tolleranza e la ricerca permanente
di convergenze nella diversità. La pace è simultaneamente metodo e meta, come
frutto irrinunciabile della giustizia della società e della cura di tutti per
tutti. Le istituzioni devono essere come minimo giuste ed eque.
Un consenso minimo per un’etica globale si concentra
nell’humanitas di cui tutti e ciascuno sono portatori. Più che un concetto,
l’humanitas è il sentimento profondo che siamo, infine, fratelli e sorelle,
abbiamo la stessa origine, possediamo la stessa natura
fisico-chimica-bio-socio-culturale-spirituale e partecipiamo di uno stesso
destino. Dobbiamo trattare tutti umanamente secondo la legge aurea: "non
fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te".
La riverenza di fronte alla vita, il rispetto
inviolabile per gli innocenti, la difesa dell’integrità fisica e psichica delle
persone e di tutto il creato, il riconoscimento del diritto dell’altro ad
esistere costituiscono pilastri basilari sui quali si costruiscono la socialità
umana, i valori e il senso del nostro breve passaggio su questo Pianeta.
Esperienze spirituali dei popoli originari e delle
culture contemporanee si incontrano e scambiano prospettive. Attraverso di esse
l’essere umano si ricollega alla Fonte originaria di tutto l’essere, identifica
un legame misterioso che attraversa tutto l’universo e riunifica tutte le cose
inter-retro-connesse in un tutto dinamico e aperto verso l’alto e in avanti.
Sono queste esperienze spirituali che strutturano la nostra soggettività e ci
aprono ad orizzonti che trascendono l’universo. È solo in questa dimensione di
estrapolazione e di superamento di ogni misura, dello spazio/tempo e di ogni
desiderio che l’essere umano si sente realmente umano. Questa lezione ce
l’hanno già insegnata i greci.
L’era umana della globalizzazione non ha conquistato
ancora l’egemonia. Ma i suoi ingredienti sono identificabili e stanno
fermentando la massa della storia e le coscienze. Irromperà, gloriosa, un
giorno. Inaugurerà la nuova storia della famiglia umana che ha camminato per
tanto tempo in cerca delle sue origini comuni e della sua Casa materna.
L’età ecozoica della globalizzazione
L’espressione "ecozoico" è stata creata da
due americani: un cosmologo, Brian Swimme, e un antropologo culturale, Thomas
Berry, co-autori della celebre "Storia dell’Universo". È l’era che
segue il cenozoico, 65 milioni di anni fa, quando dopo la catastrofe che decimò
i dinosauri, i mammiferi conobbero uno sviluppo mai registrato prima. Noi
veniamo da loro.
L’età ecozoica rappresenta il culmine dell’età umana
della globalizzazione. La caratteristica di base risiede nel nuovo accordo di
rispetto, venerazione e mutua collaborazione tra la Terra e l’Umanità. È l’età
dell’ecologia integrale, da cui il nome ecozoica. Prendiamo sempre più
coscienza del fatto di essere un istante di un processo di miliardi e miliardi
di anni. Ci troviamo ora in una tela di relazioni vitali di cui siamo
corresponsabili. Dopo aver operato tanti interventi nei ritmi della natura,
senza curarci delle loro conseguenze dannose, ci rendiamo conto che la
rivoluzione consiste ora nel preservare più che possiamo l’eredità della natura
e nell’usarla in maniera responsabile.
Sta nascendo una nuova benevolenza nei riguardi della
Terra. È come una nave spaziale con risorse abbondanti ma limitate. Solo con la
solidarietà tra tutti possiamo fare in modo che queste risorse siano
sufficienti per tutta la comunità di vita. O ci prendiamo cura gli uni degli
altri e insieme della Terra o la nave spaziale cadrà e noi scompariremo.
Da questa ottica sorge una nuova etica. Nascono da
tutte le parti gruppi che si lasciano orientare dal nuovo modello di
comportamento. Ciò rappresenta quello che Pierre Teilhard de Chardin ha
chiamato noosfera, quella sfera in cui le menti e i cuori (il significato greco
di noos) entrerebbero in una perfetta sintonia, caratterizzata dalla
reciprocità tra tutti, dall’amorevolezza e dalla spiritualizzazione delle
intenzionalità collettive. Queste si coordinerebbero per garantire la pace,
l’integrità della creazione e il sostrato materiale sufficiente per tutti.
Liberi e tranquilli possiamo, allora, vivere la nostra dimensione specifica di
con-vivere umanamente, di coniugare lavoro e poesia, efficienza e gratuità e di
poter giocare e gioire come fratelli e sorelle, in casa.
Questa coscienza di mutua appartenenza tra la Terra e
l’Umanità viene fortemente rafforzata dalla visione che gli astronauti hanno
reso possibile. Sigmund Jähn, ritornando sulla Terra, ha espresso così il
cambiamento della sua coscienza: "Sono ormai superate le frontiere
politiche, superate le frontiere delle nazioni. Siamo un unico popolo e
ciascuno è responsabile del mantenimento del fragile equilibrio della Terra.
Siamo i suoi guardiani e dobbiamo prenderci cura del nostro futuro
comune".
Questa percezione della Terra vista da fuori della
Terra dà origine ad una nuova sacralità. Forse il senso segreto dei viaggi
nello spazio hanno questo significato profondo, ben espresso da un altro
astronauta, J. P. Allen: "Si è discusso molto sui pro e i contro dei
viaggi sulla Luna; non ho sentito nessuno argomentare che dovremmo andare sulla
Luna per poter vedere la Terra da lì. Dopotutto, questa è stata sicuramente la
vera ragione per essere andati sulla Luna".
E dalla Luna non c’è distinzione tra la Terra e
l’Umanità. Entrambe formano un unico organismo. L’Umanità non è solo sulla
Terra, è la stessa Terra che si commuove, si volge a se stessa, ama, cura e
venera.
Trasformare questa coscienza in uno stato permanente,
senza aver bisogno di pensare, significa vivere già nell’era ecozoica. La Carta
della Terra, pensata per avere lo stesso valore della Carta dei Diritti Umani,
viene informata dalla visione ecozoica. Nella sua introduzione dice:
"L’umanità è parte di un vasto universo in evoluzione. La Terra, il nostro
focolare, è viva con una comunità di vita unica... Lo spirito di solidarietà
umana e di parentela con tutta la vita è rafforzato quando viviamo con
riverenza il mistero dell’esistenza, con gratitudine per il presente e con
umiltà nel considerare il luogo che occupa l’essere umano nella natura... La
scelta è nostra: formare un’alleanza globale per prenderci cura della Terra e
per prenderci cura gli uni degli altri, o rischiare la nostra distruzione e
quella della diversità della vita". Questi cambiamenti, nonostante gli
ostacoli creati dall’era tirannosaurica, stanno penetrando nella coscienza collettiva
e irradiandosi su tutto il corso della società.
La realizzazione della globalizzazione umana ed
ecozoica rappresenterà la fine dell’esilio. Tutte le tribù della Terra a
partire da ora si incontreranno nel seno della grande e generosa Madre Terra. Alla
fine...
pubblicato
sul "JORNAL DO BRASIL"
tradotto
da Adista n.24/2002