"I PARADISI FISCALI E LA TOBIN TAX, UN GRANELLO DI SABBIA NEGLI INGRANAGGI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA"

 

inchiesta televisiva di Report RAI3

 

Mettiamo che si potessero tassare i Paperoni del mondo, quelli che per intendersi si arricchiscono speculando sui cambi, senza produrre niente, quelli che muovono il loro denaro passando per società offshore, senza pagare tasse...
...Basterebbe che sulle loro transazioni speculative si potesse prelevare anche soltanto lo 0,5% e tanti i problemi ormai cronici potrebbero essere finalmente affrontati con i mezzi necessari.
O almeno, così credono le 26 mila persone che si battono per l'introduzione di una tassa di questo genere, la Tobin tax, e che si sono organizzate a tal fine in una rete internazionale, la rete Attac.
Dopo Seattle infatti é apparso chiaramente che ormai alla gente la risposta "é il mercato" non basta più, che la "globalizzazione" non é amata, anzi spesso é rifiutata.
Il senso di impotenza dei cittadini viene dal fatto che la politica sembra avere perso il proprio primato a favore dell'economia, vera forza trainante dello sviluppo della nostra società.
La potente spinta verso la liberalizzazione (nessun vincolo, nessun balzello) si situa al polo opposto rispetto alla proposta della Tobin tax, che viene criticata come "utopica" e irrealizzabile".
Ma fermiamoci un momento... e andiamo a vedere da vicino chi non vuole la Tobin Tax, chi sono e come funzionano le lobbies finanziarie (punta di diamante del processo chiamato "globalizzazione"), più potenti dei politici stessi.

Facciamoci un giro anche noi, come loro, nei paradisi fiscali...

 

Aprire una società offshore? è facilissimo
Ecco Road Town, la capitale di Tortola, alle Isole Vergini Britanniche.
Ci sono 15 mila abitanti e ben 350 mila società offshore, che significa letteralmente "società fuori giurisdizione".
Le società offshore non hanno uffici, non hanno dipendenti, non hanno altro che delle targhette fuori dalla porta, e spesso neanche quelle.
Ma perché 350 mila società, tutte a Tortola? Perché aprire una società offshore a cui intestare i propri beni é facilissimo: bastano 48 ore, la riservatezza é totale e garantita e nel paradiso fiscale la società non paga tasse.
...Inoltre, dai tribunali dei paradisi fiscali non filtrano informazioni sull'identità dei veri beneficiari dei conti correnti intestati alle società offshore, come ben sanno i magistrati della procura di Milano, che durante le indagini di Mani Pulite si sono trovati davanti centinaia e centinaia di società offshore.
La difficoltà per gli inquirenti é che molti paradisi fiscali non rispondono alle richieste di assistenza. Ad esempio le Bahamas non danno nessuna risposta, e su 600 rogatorie, dopo 8 anni ne sono state soddisfatte soltanto la metà. Ci sono paesi che garantiscono l'anonimato assoluto, come le Seychelles.

 

Al supermercato del "viaggiatore fiscale"

Ma quanti sono i paradisi fiscali nel mondo? tutti pensano al vip che va a prendere la residenza a Montecarlo, ma quello è un falso problema: il denaro senza nome segue altre rotte, tutte quelle segnate sulla black list, ovvero la lista nera stilata dal nostro ministero delle finanze. I paradisi fiscali infatti sono più di 100 e sono in continua crescita.
Secondo la Guardia di Finanza, ai paradisi fiscali si ricorre per evasione fiscale e per tutto ciò che richiede l'anonimato: dal riciclaggio di denaro, all'esigenza di sfuggire ai creditori o alle pretese del coniuge da cui ci si é separati.
Con delle motivazioni così , uno penserebbe che siano solo pochi ricchi a ricorrere ai paradisi fiscali, invece, secondo i professionisti del settore, la richiesta di società estere é molto in aumento soprattutto tra le persone a medio reddito. Chiedo a chi "tratta" l'articolo come si presentano i clienti e mi dicono che la frase tipica é: "Mi trovo nella necessità di far sì che io non venga più considerato proprietario di questo..."
Vediamo quanto costa aprire una società offshore. Dipende dove la voglio fare. Per esempio, a Jersey costa 4 milioni. Alle Isole Vergini costa 3 milioni e mezzo.
Insomma, il mercato tira... e i prezzi sono ottimi, anche perchè i paradisi fiscali si fanno concorrenza tra loro. Ognuno è più paradiso per qualcosa e così i clienti si spostano da un paese all'altro, trasformandosi in "viaggiatori fiscali".
Proviamo a seguirli.
Dove? ...Tanto per cominciare, andiamo in Liechtenstein.

 

Il Liechtenstein, interessante paese
(per i riciclatori di denaro sporco)

A parte il castello del principe, non c'è niente: sembra un paese abitato esclusivamente da avvocati, business men e intermediari finanziari.
Al ministro dell'economia chiedo se é vero che in Liechtenstein ci sono due società e mezzo per ogni abitante, e lui mi risponde che non lo sa, non le ha contate, però ce ne sono tante perché in Liechtenstein trovano un ambiente fiscale favorevole, e poi c'é un forte segreto bancario. Il ministro però ci tiene a rimarcare che loro lottano contro il riciclaggio di denaro sporco. Soltanto nel novembre scorso i servizi segreti tedeschi hanno scoperchiato in Liechtenstein un sistema di riciclaggio di denaro sporco frutto del traffico d'argento, e in maggio é stato arrestato per una questione di riciclaggio addirittura il fratello dello stesso ministro.
Anche nella risposta alle rogatorie il Liechtenstein non é certo veloce, guarda caso. Con le sue tattiche dilatorie, il Liechtenstein ha provocato una vera e propria crisi diplomatica, rifiutandosi di dare informazioni relative all'inchiesta Imi Sir che coinvolge l'ex ministro della giustizia Cesare Previti.
Ma comunque i nomi dei "viaggiatori fiscali" non saltano mai fuori, tranne quando le cose vanno male e ci si mette di mezzo la giustizia.
Altrimenti, nessuno vuole parlare. Soltanto per essere ricevuta dagli avvocati e dagli intermediari che forniscono consulenza fiscale, è stata necessaria tutta una trafila di presentazioni incrociate. Dopodichè mi è stato consigliato di presentarmi agli appuntamenti con un abbigliamento rassicurante, il che non mi ha risparmiato di dover tornare da tutti almeno due volte prima di ottenere uno straccio di intervista, e comunque i nomi dei "viaggiatori fiscali" rimanevano tabù.
Alla fine sono riuscita a trovare delle persone che ammettono di aver intestato dei beni ad una società estera, ma solo perchè la storia è finita male.

 

Per pagare meno tasse, si sono rovinati

Ecco come una famiglia che aveva delle case che valevano un miliardo, è stata spogliata di tutto perchè le ha intestate a una società offshore a Vaduz nel Liechtenstein, con il meccanismo delle azioni al portatore, che sono come denaro contante, chi si presenta incassa...
Il padre mi racconta, beninteso a condizione di restare anonimo, che una persona aveva carpito la fiducia di sua moglie, si era fatta rilasciare una procura generale, era andata in Liechtenstein, si era fatta consegnare le azioni e le aveva poi vendute ad una società di Panama, che era sempre sua.
Scoperta la truffa, la famiglia ha iniziato una causa per recuperare il patrimonio immobiliare, ma il tribunale non sapeva a chi notificare il sequestro dato che le case, sotto forma di azioni al portatore, venivano cedute man mano ad altre società offshore, di cui non era possibile conoscere il proprietario... e per questa gente il patrimonio di famiglia è scomparso nel buio del Liechtenstein.

 

L'isola di Jersey, paradiso fiscale dal volto pulito

Insomma, il paradiso fiscale, più è segreto, più è rischioso. Perciò il "viaggiatore fiscale" prudentemente trasloca verso altri lidi più tranquilli, sempre nel cuore dell'Europa: per esempio l'isola di Jersey nel canale della Manica.
L'isola di Jersey è un regno indipendente legato alla corona britannica, qui ci sono circa 30 mila società offshore. Secondo il direttore della Commissione per i servizi finanziari, Jersey non deve essere considerata un paradiso fiscale, poiché scambia informazioni con le autorità degli altri paesi, e ha una legislazione contro i riciclatori di denaro sporco e le frodi finanziarie. Fatto sta che a Jersey ci sono oltre 200 filiali degli intermediari finanziari più importanti del mondo. Ne sento uno tra i più importanti e l'impressione é che l'evasione fiscale non riguarda gli intermediari, che se ne lavano le mani. Sostengono infatti che non c'è nessuno che ti impedisca di aprire una società a Jersey, sta a te dopo dichiararla o meno al fisco del tuo paese.
Ma la gente le dichiara o no le società che ha all'estero? Torniamo in Italia e giriamo la domanda a chi sa bene come vanno queste cose: la risposta é che non lo fa quasi nessuno.

 

Se ho un miliardo e voglio farlo sparire. Ecco come si fa

In realtà per far traslocare i propri beni in un rifugio fiscale non è necessario andare fino in Liechtenstein o fino all'isola di Jersey: basta andare in banca o dal professionista a 50 metri da casa. Però la crema è tutta a Milano intorno a piazza del Duomo.
Chiedo a uno dei più quotati "prestanome": se ho un miliardo e voglio farlo rendere, che strade ho?
Ecco quello che succede: l'avvocato/fiduciario contatta un corrispondente in un paradiso fiscale e viene aperta una società offshore, intestata al fiduciario nel paradiso fiscale. Poi, attraverso una "dichiarazione di trust" il fiduciario dichiara (in via riservata) che la società non é sua ma é del cliente. E così tutti i beni che io voglio intestare a quella società non risulteranno più miei agli occhi del fisco, pur essendolo a tutti gli effetti.
Questo schema di "triangolazione" è sempre lo stesso, ma può essere ripetuto più e più volte, per inserire più barriere e poter occultare meglio il denaro.
Prendiamo il caso di un ipotetico signor Verdi, che ha una società in Italia. Come farà a crearsi dei fondi neri? Prima di tutto apre non una, ma tre società offshore.
Ci sono tre società che sono legate attraverso una "declaration of trust" e posseggono ciascuna alcune azioni della società operativa, che é una società offshore e che é a Jersey. Questa società, che con un nome di fantasia potremmo chiamare "Paradise", opera attraverso alcuni amministratori che hanno funzioni formali, e alcuni procuratori , che hanno funzioni sostanziali. Gli amministratori possono essere il fattorino o la segretaria della società fiduciaria. I procuratori invece possono essere dei legali che sono in contatto occulto con Verdi.
In questo modo si crea una frattura tra gli amministratori formali, che non sanno niente, e questi procuratori, che possono anche variare da operazione a operazione.
La società Paradise é legata con un contratto fiduciario alla società Hell Anstalt, (altro nome di fantasia) che si trova a Panama, in un altro paradiso fiscale. La Hell deposita per conto della Paradise in una banca italiana una cifra che garantisce il finanziamento alla società che Verdi ha in Italia. Lo schema si chiama "back to back": apparentemente si tratta di un finanziamento che la banca ha concesso a Verdi, cioé sono in Italia non come soldi di Verdi, ma come soldi della banca, che la banca ha prestato a Verdi.

 

Ma come si fa a recidere definitivamente i legami dei propri soldi con l'Italia?

Una volta chi si caricava i soldi in spalla per portarli in Svizzera veniva chiamato "spallone".
La Guardia di Finanza continua a sequestrare valigie cariche di contanti, ma lo "spallone" moderno in realtà non ha bisogno di viaggiare, ci sono tecniche più sofisticate.
Ad esempio, il signor A ha intenzione di trasferire dei capitali all'estero. Allora si rivolge ai canali, che ci sono per queste operazioni, e dice: "Guardi, io ho una cifra X da trasferire in questa banca. L'esperto della situazione gli dice: "Invece di trasferire i soldi all'estero, c'é il signor B che ha bisogno di fare un'operazione inversa. Cioé, A vuole portare dei soldi all'estero, B vuole portare dei soldi in Italia. Allora A passa la cifra a B, e viene aperto un conto corrente a una società intestata ad A all'estero, e B dà ad A il corrispondente. In questo modo il denaro non passa materialmente la frontiera, ma una somma uguale viene movimentata con segni opposti all'estero e in Italia.
Senza bisogno di ricorrere a tecniche come questa, quasi tutti sanno che vale la pena di portare i propri soldi in Svizzera. qual è la convenienza?
Una sono le tasse, per le aziende e per le persone fisiche, che trovano organizzazioni in grado di gestire i fondi. E poi c'é la discrezione, il segreto bancario, che però tiene finché uno é una persona onesta.
Il segreto bancario in Svizzera non è più quello di una volta, ma tanti, tantissimi italiani corrono a Lugano perchè c'è una novità: si chiama "trust". Il trust permette di risparmiare sulle imposte di successione e allo stesso tempo copre l'identità dei beneficiari . Uno intesta dei beni al trust, indica chi sono i beneficiari del trust, e in questo modo se ne spoglia completamente.
Il trucco è: mettere come beneficiari del trust sè stessi. In questo modo uno può continuare a godersi i suoi beni anche se ufficialmente se ne è spogliato.

Ovviamente non si tratta di un sistema legale.

 

Contro il fisco affamato è meglio fuggire in Lussemburgo
Se per difendersi dal fisco le persone vanno in Svizzera, le imprese invece vanno in Olanda, Irlanda e soprattutto in Lussemburgo. Vado anch'io a vedere.
Mentre cammino per boulevard Prince Henry, arrivo al numero 13 , e le trovo tutte nello stesso palazzo: la Pirelli, la Fiamm, Mondadori, Franco Tosi, Merloni Ariston, e poi, 50 metri più in là, trovo ancora: Meccanica Finanziaria, Lucchini, Autogrill, Franzoni, Gazzoni Frascara e Valentino.
Ci sono le solite banche dei paradisi fiscali, ma...sorpresa! è anche pieno di banche italiane.
Ma perchè tutte in Lussemburgo? è semplice: le imprese vanno in Lussemburgo per creare delle "holding".
Ce ne sono oltre 11 mila. La holding é una società che detiene partecipazioni, le vende e le compra e su questa attività in Lussemburgo non si pagano imposte. "Non pagano le imposte" in linguaggio tecnico si chiama "pianificazione fiscale". Secondo molti imprenditori, il carico fiscale in Italia (47%, terza in Europa) é insopportabilmente alto, e rende consigliabile sfruttare la concorrenza fiscale che gli stati si fanno tra loro.
Ma quante sono le aziende italiane che sono andate in Lussemburgo per risparmiare? Lo chiedo all'archivio della Consob, l'organo che controlla le quotate in borsa. Consultiamo la banca dati... che però non riesce ad elencarle tutte insieme, perchè sono troppe!
Quanto ci perdiamo noi in Italia? Non si sa, però i francesi l'hanno calcolato e hanno scoperto che a causa della concorrenza fiscale ci perdono 30 mila miliardi l'anno.

 

Società offshore e società "off the shelves".

Ci sono poi i soliti furbi ai quali non bastano i vantaggi offerti dal sistema, allora creano delle holding che sono solo delle scatole vuote e le più vuote di tutte sono quelle che aspettano di essere riempite.
Sono chiamate anche "società nel cassetto" perchè ci sono studi professionali che le creano e poi, quando un cliente ne richiede una, le tirano fuori dal cassetto belle pronte per l'uso: possono essere girate al cliente nel giro di 24 ore.
La patria mondiale delle società nel cassetto sono le Isole Vergini Britanniche , e lì ha sede la Elan, una compagnia che vende società offshore su Internet. Voglio andare là a vedere che cosa combinano...

Alle BVI, il paradiso delle società offshore. Bocche cucite
Prendo un volo e arrivo a Tortola, Isole Vergini Britanniche. Qui ci sono isole completamente disabitate dove si spende un patrimonio. In quella di proprietà di Richard Branson, il magnate della Virgin records, si pagano 14000$ a notte, accettano solo 20 persone su tutta l'isola e si pagano 25 milioni a notte.
Per un cocktail si va sulle 40 mila lire. L'isola è privata e ti raccomandano di non disturbare la privacy degli ospiti. A Road Rown, la capitale di Tortola, pare che ci sia la sede di 350 000 società offshore.
Ma dove sono? Tutto quello che si vede sono delle targhette di fiduciari, ognuno dei quali fa da prestanome a centinaia di società. Queste società in sè stesse non sono altro che un recapito postale, e per quel che ne so, una certa signora che ritira la posta potrebbe essere l'amministratore di una o più società che movimentano miliardi.
Quella che io sto cercando è la società che ho visto su internet in Italia, la Elan... ed eccola là. Telefono e richiedo un'intervista. Dopo averci pensato un paio di giorni, mi dicono che sono disponibili a parlare. Ma quando mi presento con la telecamera, fanno marcia indietro: niente interviste per la televisione, prego, è contrario alle nostre politiche.
Allora provo con l'altro contatto che avevo avuto dall'Italia. Anche questi fiduciari però non ne vogliono sapere di parlare: ogni volta che richiamo, la responsabile guarda caso è troppo occupata. Provo a sentire se almeno parla il Governo: chiamo la commissione per i servizi finanziari. Una funzionaria gentilmente mi fa capire che ci si può incontrare per una chiacchierata però niente interviste televisive, e mi chiede: "Ma lei si rende conto del nostro genere di industria?".
Certo che capisco qual è il loro genere di industria: far sparire le tracce del denaro. e comunque dei loro affari ne parlano solo con i giornalisti" amici". Visto che di nomi non ne vengono fuori e che stare qui costa un occhio della testa, torno a casa.
Guardate un pò cosa pubblicizzano sulla rivista di bordo? proprio quelle società con le quali nessuno vuole ammettere di averci a che fare. Ma perchè?

 

Che cosa dice la legge?

Costituire una società offshore non é reato. Diventa un reato quando il soggetto la utilizza per porre in essere rapporti simulati diretti ad ingannare il fisco, in questo caso si tratta di frode fiscale, e la pena è di 1 anno e 6 mesi.
Gli altri reati che si possono commettere con le società offshore sono falso in bilancio e riciclaggio, e qui le pene sono più dure. Comunque chi rischia la galera è solo il cliente, non l'intermediario.
Il fisco vuole il 25% della somma che è stata portata all'estero e che non è stata dichiarata, e inoltre, da domani, le imprese che gonfiano le fatture utilizzando intermediari dei paradisi fiscali, non avranno più vita facile... almeno così dice il Ministero delle Finanze.
Anche la Consob si sta mobilitando, perchè proprio dai paradisi fiscali spesso partono le operazioni che turbano i mercati.

 

Ma il problema grosso è quello della trasparenza: il caso Telecom Italia

Facciamo un esempio prendendo spunto da una polemica recente. Il più importante gruppo italiano, cioè Telecom Italia, è controllato da una società con sede in Lussemburgo, la Bell, e tra i soci della Bell figurava una società con sede alle isole Cayman, in un paradiso fiscale.
Il succo della polemica era: ma allora chi c'è dietro al più grande gruppo italiano?

 

La speculazione finanziaria, un mostro ormai fuori da ogni controllo

Comunque, contro i paradisi fiscali i grandi consessi internazionali (Fmi, Ocse, G7, Gafi, Fatf, Ue) stanno facendo una battaglia almeno di facciata.
Non si può dire lo stesso della speculazione finanziaria, che trae vantaggio dall'esistenza dei paradisi fiscali, che ha già messo in ginocchio le economie del Sud Est asiatico, del Messico, del Brasile e della Russia, ma che non interessa a nessuno.
Come mai?
Secondo alcuni, è perchè chi specula ha abbastanza potere per impedire che venga preso qualsiasi provvedimento per il controllo dei movimenti di capitale a breve termine, per esempio la tassa sulla speculazione (Tobin tax).

La Tassa Tobin, un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione finanziaria
Basti pensare che ci sono degli speculatori che accumulano ogni giorno l'equivalente di 3600 milioni di miliardi. Come? Facile: li giocano in borsa, operano in dieci minuti, comprano Euro e li rivendono e su questi guadagni non hanno pagato neanche lo 0,5% di tasse.

La battaglia per l'introduzione della tassa Tobin non fa comodo a nessun governo, ed è per questo che in prima linea c'è soprattutto gente comune, più di 26 mila tra cittadini e associazioni di vari paesi, riuniti nella rete Attac. Per esempio il Canada il Belgio, la Francia e l'Italia hanno dichiarato l'intenzione di introdurre la tassa contro le speculazioni, ma molti altri non ne vogliono sapere, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ovvero le centrali della finanza (e del riciclaggio) mondiali.

E agli speculatori miliardari poco importa se con una miserabile tassa dello 0,5% si potrebbe creare un fondo che eviti a qualche milione di persone in Africa di morire di sete, e a qualche milione di persone in Europa di mangiare il grano radioattivo dell'Ucraina (come successe nel 1986 all'epoca di Chernobyl) o di mangiare la carne malata delle mucche pazze, il tutto per tenere in piedi l'economia ucraina o quella inglese.

Per gli speculatori, protetti dai governi, il giro d'affari è di 3 milioni e 600 mila miliardi di lire al giorno, esentasse. Questo è, e continuerà così fino al giorno in cui i criminali saranno almeno tassati.