LA MISERICORDIA E LA GIUSTIZIA

 

Intervento del prof. Luciano Tansini di Bologna all’incontro "Nomadismo e terra promessa " presso il centro "Langer" di Ferrara.

 

 

Il punto di partenza è Isaia 58, la parola dei profeti. Ascoltiamola. Isaia è il profeta e la pa­rola è l'essenza, il cuore, è la forza. La paro­la di Dio attraverso i profeti è ciò che acco­muna le tre religioni monoteiste: l'ebraismo, il cristianesimo e l'Islam; tutte e tre si richia­mano, infatti, ai profeti. Però, guarda caso, proprio i profeti in tutte e tre queste religio­ni, come si sono storicizzate, non hanno spa­zio, non hanno nome: è veramente uno scan­dalo, che grida di indignazione.

Leggiamo Isaia 58: "II vero culto a Dio è spezzare il giogo posto sul collo degli oppressi e da­re libertà agli schiavi, dividere il pane col povero, alloggiare l'infelice senza casa". Chi sono gli infedeli, allora, se non coloro che mettono il giogo agli oppressi? Allora il vero fedele si riconosce non perché compie un ri­to particolare, ma bensì perché prende la di­fesa del debole contro l'oppressore. Il Dio dei profeti è il Dio dell'orfano e della vedo­va. Le diversità dei riti non possono e non debbono compromettere l'unità dei fedeli. La caratteristica di questa legge è, infatti, quel­la enunciata da Mosè poco prima di morire, come testamento spirituale: "Ascolta Israele il tuo Dio è uno, e tu opererai per l'unità, tua e degli altri". Il Dio di Mosè è un Dio universale e attraverso il profeta pare dire al suo popolo: tu sei eletto a sviluppare l'u­guaglianza nella diversità, tu sei l'eletto per distruggere ogni forma di elezione, ogni for­ma di primato perché il dio maledice il su­perbo e esalta l'umile. Il cuore dell'esodo è, infatti, nel movimento di un popolo che si po­ne come luce di libertà: liberando se stesso libera gli altri e liberando gli altri libera se stesso.

Tutte le norme della Torah, anche le più tremende, dove si parla di annienta­mento di popoli nemici di Israele si devono leggere in questa sua vocazione di libertà che trova il suo compimento nella pasqua ebrai­ca. È il passaggio dell'angelo, immagine del­lo sterminio contro l'empietà di un faraone in­fanticida. Non a caso Gesù ripropone e si ri­chiama sempre alle origini: egli è valorizzato dalla legge e per primo valorizza la legge. Gesù nel suo insegnamento, semplicissimo ma non banale, sconvolgente addirittura nel­la sua semplicità, mostra che la realtà è divi­sa, che nonostante noi desideriamo l'unità, comunque, per fare l'unità bisogna cogliere la divisione in cui operiamo. Ignorare la divi­sione conduce solo alla mistificazione. Biso­gna comprendere le contrapposizioni per risolverle nell'unità. La realtà, infatti, è mani­chea, divisa, cioè, tra servi e padroni, primo e ultimo, coloni e colonizzati, femminile e ma­schile: è questo lo scandalo che ha distrut­to la persona in ogni tempo e luogo. Evi­denziando solo la divisione si perde, infatti, il senso dell'amicizia universale nascosto in ogni creatura.

 

La legge va inserita in questo mondo di sogno con frammenti di storia, un archetipo, un augurio di altissima magia che io definisco magia rossa, quella che fa coincidere gli opposti per superarli, questa è dialettica: dove i primi diventano gli ultimi e gli ultimi i primi perché non vi siano ne primi ne ultimi a distruggere il creato. Tutto deve essere fatto perché sia onorata l'unità: se uno crede che esisteranno sempre i ricchi e i poveri, non crede nell'unità e quindi non crede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Esistono, però, nel Vangelo due principi che non possono  armonizzarsi, due opposti che tali devono rimanere: "Non si può servire a Dio e a mammona" dice Gesù. La radice del diavolo è, infatti, l'arricchimento e il dominio. Anche in Isaia si legge: "Maledetti voi che accumulate campo e campo, casa e casa e rimanete gli unici proprietari del paese. "Perché maledetti? Perché anche se la pianta della schiavitù è stata estirpata, ritorna dove tutti non fanno che accumulare. Maledetti coloro che accumulano casa a casa: quando ingenti ricchezze si accumulano nelle mani di pochi è facile comprare il parlamento e la democrazia, come dice Carlo Cattaneo, grande pensatore liberale rivoluzionario della seconda metà dell'ottocento. E allora vedete la globalizzazione? È a questo che tende: poveri sempre più poveri, ricchi sempre più ricchi, contro l'unità.

 

Pensiamo alla tentazione di Gesù nel deser­to: "Se tu mi adorerai ti darò tutti i beni del mondo, non sarai crocifisso. Ma tu mi adore­rai" gli dice il diavolo. Ma la risposta di Ge­sù è definitiva: "No, adorerò solo Dio", cioè l'unità senza confini con i più deboli, con­tro i demoni.

 

I modelli che Gesù contrappone nel Vangelo sono quello del ricco, che non può entrare nel Regno dei Cicli e il fanciullo, il bambino, la porta per il Regno: "Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli". Il fanciullo è l'indio, è l'anima universale, tutto è persona: è questo l'animismo. L'indios è il fanciullo cosmico, la nostra radice, i popoli della prima infanzia della umanità che ab­biamo dentro di noi, perché millenni e mil­lenni di storia sono dentro di noi, stratificati, mentre pochi millenni di vita residenziale, agricola, industriale sono la punta del gran­de iceberg della nostra personalità. Quindi quando si parla di indios si parla di noi, se proteggiamo gli indios proteggiamo noi stes­si. E, infatti, anche Gesù ammonisce di non avere paura di coloro che uccidono il corpo, ma di coloro che uccidono l'anima! L'anima è il senso della generosità, della amicizia, del dono, dell'unità senza confini: che valore ha conquistare il potere, la ricchezza se si per­de l'anima che è il senso stesso delle cose? Dove tutto è persona - questo è l'animismo, è la salvezza - e non cosa: le persone diven­tano sempre più persone e le cose persone, dove tutto ha un'anima, dove tutto è coscien­za.

 

A un giornalista che interrogava un indio sul motivo dello sterminio del suo popolo, questi rispose: "Ci uccidono perché mangiamo in­sieme, dormiamo insieme, lavoriamo in­sieme, sognamo insieme. Per questo ci uc­cidono". Ci uccidono perché non abbiamo quella proprietà privata, che poi privata non è, visto che è una proprietà in mano di pochi contro la maggioranza della gente. Per questo Caino uccide sempre Abele: il possidente uc­cide sempre il nullatenente. Allora Erode, l'in­fanticida, rappresenta Caino; e il ricco è Cai­no e Erode insieme, e infatti Caino deriva dall’ebraico "canaa" colui che può acquistare, che è ricco, il possidente; mentre Abele è "co­lui che è senza valore, che non possiede". Non ci può essere amicizia tra ricco e povero, perché, come dice la Bibbia: "Come può esserci amicizia tra il cane e la sua cena o l'asi­no del deserto e il leone?". Il povero deve vi­gilare e stare attento a non cadere nelle trame del ricco. In questo senso persino l'amore ha una eccezione, un limite, - nessuno parla di questo -. Gesù dice che tutti i peccati saranno perdonati: contro il Padre e contro il Figlio, ma non saranno perdonati quelli contro lo Spirito Santo. La misericordia, infatti, non può es­sere in contrapposizione alla giustizia. Il peccato contro lo Spirito è il peccato che fan­no le autorità contro i più deboli. Basta con la gerarchica: nel paradiso tutto è buono, tutto è grazia, non ci sono divisioni gerarchiche. Qui, sulla terra, tutto è una gerarchia e questo va contro la trinità, perché la trinità è una perso­na uguale e distinta, uguale e diseguale: quel­li che non ci credono non credono alla trinità. Il Dio padre non è un Dio padrone, ma è un Dio padre senza volto di fissità: il volto è quello di tutte le creature. Fissità è crocifissio­ne. E Gesù e stato crocifisso per distruggere ogni croce. È il modello bambino, il modello innocente che spezza i gioghi e le croci, "Io sono venuto a portare la grazia e non la cro­ce". La resurrezione di tutti gli oppressi del mondo.

 

La pedagogia dei profeti è, dunque, una pe­dagogia di libertà: chi sono i veri credenti? Coloro che spezzano il giogo degli oppressi. Allora sarà l'Eterno al tuo servizio e non tu al servizio dell'Eterno. Se l'Eterno è padre, da padre si comporterà: nessun padre vuole che il figlio sia al suo servizio. Nella Bibbia, infat­ti, sta scritto: il timore dell'Eterno è odiare il male, è l'attacco ai superbi. Il male significa mettere i gioghi, il bene è spezzare i gioghi con le armi che si ha a disposizione, perché il vero problema non è tra violenza e non vio­lenza ma tra giustizia e non giustizia. La ve­ra lotta è andare alle cause della povertà e combatterla. Solo allora ci comporteremo se­condo le parole del Profeta: "abbassare ciò che è alto e alzare ciò che è basso".

 

A cura di Chiara Dondi

 

 

Chi volesse continuare e approfondire può leg­gere le opere del prof. Luciano Tansini, da "Animismo o Barbarie", "Ascolta o Israele" e "Profetismo e Chiesa im­periale" (edizioni GPM) dispo­nibili presso il Centro Documentazione “Alex Langer” v.le Cavour, 142 FERRARA.