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aaaaaaaaaI nostri mari pregni di tesori
naturali, sono stati negli anni silenziosi testimoni di immense
tragedie umane. Le acque costiere della Sardegna nord-orientale,
passaggio obbligato per le terre Africane, custodiscono gelosamente
antichi convogli romani e bellicose navi e aerei degli eserciti
impegnati nei due grandi conflitti mondiali.
aaaaaaaaaLe storie di
questi ultimi, sicuramente perché più vicine a
noi e ai nostri ricordi, sono quelle che certamente più
ci affascinano e la possibilità di poterci tuffare li
dove il tempo si è fermato è sempre una esperienza
ghiotta.
Il Golfo di Orosei a causa della morfologia delle sue coste,
è stato inconsapevole teatro di due di questi avvenimenti,
spietate operazioni belliche portate a segno dalla stessa unità.
aaaaaaaaaSi trattava del
"Safari" un sottomarino della Regia Marina Britannica,
agli ordini dall'infallibile comandante Bryan,
vera bestia nera delle acque Sarde e responsabile dell'affondamento
di quelli che oggi sono alcuni fra i più bei relitti del
mediterraneo.
aaaaaaaaaLa scia delle
sue vittime parte dalle acque antistanti al Golfo di Cagliari
dove un intero convoglio sotto scorta cadde colpito dai siluri
del "Safari" e finisce più a nord proprio di
fronte alla grande spiaggia del paese di Orosei. Le insenature
naturali scavate dal mare nelle falesie della costa di Cala Gonone,
sono state complici basilari per la riuscita di queste operazioni.
aaaaaaaaaLe famosa grotta
del Bue marino, nelle sue viscere, ha celato agli occhi e ai
radar dei nemici il sommergibile del comandante Bryan che come
un felino ha atteso immobile il momento migliore per l'agguato.
La prima vittima, un cargo italiano di poca importanza sia storica
che militare, fu bloccato e fatto abbandonare dall'equipaggio,
per essere successivamente silurato e affondato davanti alla
stupenda spiaggia di Cala Luna. Il suo relitto giace oggi, ridotto
ad un inerme ammasso di lamiere, adagiato sul fianco di dritta
in un fondale roccioso ad una profondità di 32 mt. Tra
le sue forme ormai alterate dal tempo, spicca solamente la prua
dalla quale pende un'ancora eternamente issata e le lamiere letteralmente
implose conservano ancora distinguibili l'ingresso alla sala
macchine con i vecchi motori a vapore e parte del castello di
comando, depredato negli anni da ogni suo strumento di navigazione.
La cruenza dell'affondamento è facilmente intuibile, testimoniata
dagli squarci causati dal siluramento rimasti integri e in vista,
quasi a voler essere un monito contro la violenza di tali episodi.
aaaaaaaaaMa il fatto più
devastante per la storia di queste coste, doveva ancora accadere.
A pochi giorni di distanza dall'affondamento
della nostra unità, una nave da carico della marina Tedesca
(allora ancora nostra alleata), percorreva lo stesso tratto di
mare, inconsapevole che il sottomarino inglese, braccato ormai
in maniera spasmodica, potesse essere ancora nei dintorni. Si
trattava dell'unità militare da trasporto costiero nominata
Kt 12. La sigla Kt era l'abbreviazione di Korvette e il numero
di seguito indicava la nave, della quale ne furono varate presso
i vari cantieri dei paesi occupati, 54 esemplari. Queste vennero
costruite tra il 1941 ed il '44 ed erano caratterizzate da uno
scafo col profilo piuttosto allungato, le linee semplici e la
prua inclinata con il tagliamare aguzzo tipico delle rompighiaccio.
Lunghe circa 80 metri e larghe 11, erano dotate di tre caldaie
a carbone con due motrici alternative; raggiungevano la velocità
di 10 nodi. L'armamento poteva variare da modello a modello.
In genere, a poppa erano dotate di un cannone da 75 millimetri
e di due mitragliatrici a doppia canna da 20. A prua era sistemato
un cannone calibro 37. L'equipaggio era costituito da una quarantina
di militari.
aaaaaaaaaIl Kt12 partì
da Livorno la mattina del 5 giugno 1943 alla volta delle coste
del Nord Africa, dove avrebbe dovuto scaricare i rifornimenti
per gli uomini impegnati in battaglia. Nella tabella di marcia
era prevista una tappa a Cagliari, ma alle ore 14 del 10 giugno ad appena due miglia da
Orosei fu colpito a prua e nel giro di tre quarti d'ora affondò.
Il carico di benzina e munizioni destinate al Terzo Reich fu
letale per la nave e parte dei suoi uomini. Chi non morì
per la devastante deflagrazione perì nel vano tentativo
di salvarsi, tuffandosi nell'inferno del mare pregno di combustibile
infiammato.
aaaaaaaaaI racconti dei
testimoni, sono ancora carichi di emozione e soprattutto di rabbia.
L'ultimo sconcertante episodio di questa tragedia fu messo in
atto da un ufficiale tedesco che praticò delle iniezioni
letali ai militari feriti e agonizzanti portati a riva dai mezzi
anfibi. Morirono davanti agli occhi esterrefatti dei pescatori
e degli abitanti del luogo richiamati sulla spiaggia dal fragore
del boato che conservarono negli anni avvenire l'amarezza di
una tale crudeltà eseguita con diabolica freddezza.
aaaaaaaaaIl relitto incandescente
della nave, si spacco in due all'altezza della tre quarti di
prua ed in un batter d'occhio venne ingoiato dai flutti, sparendo
nelle fiamme e seminando nel fondale sottostante quello che rimaneva
del suo prezioso carico.
Il mare conserva oggi quello che gli uomini hanno distrutto,
nel perenne ricordo della violenza e della guerra contro i nostri
simili.
L'IMMERSIONE
SUL KT 12
aaaaaaaaaIl perfetto stato
in cui il mare ha conservato il relitto e la presenza costante
di correnti e acque torbide, rendono ancora
più tetro l'ambiente. Il silenzio sottomarino rotto solo
dalle bolle degli erogatori da spazio ai ricordi. Sembra di poter
ancora sentire gli strazianti suoni degli ultimi attimi di agonia
della nave e del suo equipaggio.
aaaaaaaaaAdagiato su un
immensa distesa sabbiosa a 33 mt. in perfetto assetto di navigazione
il Kt, mancante del quarto anteriore di prua sembra voler continuare
la sua corsa a completamento di quella missione mai portata a
termine. Le lamiere, se si esclude la zona dello squarcio attorno
alla stiva anteriore, sono integre e quasi prive di incrostazioni.
La lontananza da zone rocciose e le continue correnti hanno fatto
si che il relitto non si popolasse di speci stanziali lasciandolo
ad esclusiva dimora di pochi gronghi e murene di discrete dimensioni,
rilegando anche una grossa cernia a vivere isolata nella cabina
di un camioncino sbalzato fuori bordo forse al momento dell'esplosione.
aaaaaaaaaTutt'altro discorso
va fatto invece per la prua, localizzata recentemente a circa
200 mt. dal resto della nave. Avvolta per intero da una grande
rete da strascico, è diventata un'oasi nel deserto popolata
da una miriade di pesci pregiati. Nuvole di saraghi e qualche
bel dentice, circondano il relitto che ospita al suo interno
un immensa colonia di grosse corvine.
aaaaaaaaaLe due immersioni, vista la distanza e
la difficoltà di individuazione della prua, vanno condotte
separatamente e come detto presentano scenari completamente diversi.
Il grosso della nave non ha, al contrario della restante parte,
alcun interesse biologico, ma il suo valore storico e lo stato
di conservazione ne fanno un'immersione imperdibile. Purtroppo
i saccheggi protratisi negli anni, da parte di subacquei poco
attenti alla conservazione di simili bellezze, hanno spogliato
il Kt della maggior parte dei
suoi strumenti ed accessori. Di grande fascino è rimasto
sulla poppa il cannoncino da 75 mm. ancora nella sua posizione
originale, ora puntato verso la superficie, quasi a voler ancora
difendere la sua nave dagli attacchi dei subacquei sprovveduti
ed ineducati, rimasti l'unico nemico di questo tesoro sommerso. |