Il Territorio

 
     
  Immerso in una collina adagiata ai piedi dell'Etna, il Comune di Piedimonte Etneo, possiede una superficie di 42 kmq e confina a Nord con Linguaglossa e Calatabiano, a Est con Calatabiano e Fiumefreddo di Sicilia, a Sud con Mascali e Sant'Alfio, a Ovest con Linguaglossa e l'Etna.

Nel territorio coesistono due domini differenti: uno vulcanico, in cui prevalgono colate laviche datate o recenti, l'altro sedimentario, con superfici più regolari, solcano da incisioni torrentizie.

Piedimonte Etneo è situato all'interno di un'antica valle colmata dalle lave dell'Etna più avanzate. Il territorio era ricco di sorgenti come denotano i toponimi di Presa e Vena. La morfologia della zona collinare, nell'ambito del dominio vulcanico, è piuttosto giovane poiché prevalgono lave recenti.

Nell'estremo settore Nord-Ovest dominano i terreni sedimentari. Le valli sono delimitate da spartiacque ben visibili e profondamente incise dai corsi d'acqua.

La valle principale è quella del Vallone Zambataro.

A Sud, accanto a questa, si sviluppa la valle del Torrente Fogliarino; qui, nel versante Nord, affiorano terreni sedimentari, mentre in quello Sud i vulcanici.

 
 
 
     
 

Gli ambienti naurali: flora e fauna

 
  Tutta la superficie collinare, dai 300 ai 1000 metri circa, è coltivata e comprende i vari centri abitati: Piedimonte Etneo, Presa, Vena, San Gerardo.

I lembi di vegetazione spontanea sono scarsi; si tratta di formazioni pioniere rappresentative della macchia mediterranea.

E' interessante la vegetazione a ridosso dei muri a secco che contengono i terrazzamenti per le colture agricole; si tratta di "Ortica Dionica", di "Felce Aquilina", di "Ombelico di Venere" e di "Cedracca".

Fra gli agrumeti sono visibili, spesso, le pannocchie delle "Canne di Palude" che indicano la presenza di acqua.

In località Rocca Campana, a 880-1000 metri di altitudine, vi sono boschi di Castagno e di Roverella, terreni destinati al pascolo e alberati, vigneti incolti.

Sono presenti noccioleti in contrada Case Bevacqua (zona "C" del Parco dell'Etna), situata a 1013 metri sul livello del mare e alquanto atropizata.

Ancora più in alto, il "Pino Laricio" è l'unico albero che riesca a vivere fra quelle lave.

L'apparato eruttivo dei Monti Sartorius è colonizzato da Pini Larici e Betulle dell'Etna che, in forma sempre più cespugliosa e prostrata, arrivando fino in cima. Ai loro piedi sono presenti il "Romice Scudato", cespugli di "Saponaria Siciliana" e ampie chiazze di "Astragalo Siculo", pulvino spinoso che accoglie il "Cerastio".

A 1700 metri di quota circa, vi è la "Betulla dell'Etna".

In prossimità dei centri abitati e lungo la strada che da Ponte Boria sale a Piedimonte Etneo e, poi, verso Presa e Vena, tra le specie animali presenti sono da segnalare: "Rospo comune", tra Anfibi; "Geco", "Lucertola Campestre" e "Biacco", tra i Rettili; "Balestruccio", "Pettirosso", "Merlo", "Passero", "Fringuello", "Verzellino", "Verdone" e "Cardellino", tra gli Uccelli; "Topo selvatico", "Topolino domestico", "Ratto", "Donnola", "Riccio" e varie specie di "Chirotteri", fra i Mammiferi.

Nei noccioleti e nei vigneti delle quote più alte vi sono, inoltre, il "Coniglio selvatico" e la "Volpe", tra i Mammiferi, la "Gazza" e la "Cornacchia Grigia", tra gli Uccelli.

Fra i Rapaci notturni sono presenti "l'Assiolo" e il "Barbagianni".

In contrada Rocca Campana, sui versanti più alti ed esposti, vi è una fauna propria degli ambienti aridi: "Lucertola", "Ramarro", "Congilo", "Biacco" e "Vipera", fra i Rettili; "Coniglio selvatico" e "Istrice".

Nei castagneti si trovano: "Colombaccio", "Cuculo", "Picchio Rosso Maggiore", "Lui Piccolo", "Codibugnolo", "Cinciarella", "Cinciallegra", "Rampichino", "Ghiandaia", "Fanello" e "Zigolo nero", tra gli Uccelli; "Ghiro" e "Quercino", fra i Roditori arboricoli.

Un cenno particolare merita la "Volpe" che vive anche sull'Etna, sia negli ambienti più antropizzati, quanto al limite altitudinale della vegetazione.

 
 
 
     
 

Attività economiche

 
     
  Le colture presenti nel territorio rispettano fasce altitudinali ben precise.

Nella parte più bassa, intorno ai 250 - 300 metri, al confine con Fiumefreddo di Sicilia, si insediano le colture di Agrumi, specie Limoni e Clementine. Ai margini di tali coltivazioni è possibile incontrare Uliveti, ma in percentuale poco rilevante.

A partire dai 450 metri vi sono Vigneti. A Piedimonte Etneo vengono prodotti vini DOC dell'Etna e il "Nerello Mascalese" da un ottimo vino "Etna Rosso" DOC.

Nella stessa fascia esistono frutteti in cui si producono Mele "Delicius" e "Golden Delicius" ma anche "Cola" e "Gelato Cola", tipicamente locali.

Per quanto riguarda le Pere, a Vena è presente la varietà denominata "Coscia". In tale zona hanno un'importanza minore i frutteti coltivati a Peschi e Ciliegi.

Dai 500 metri in su vi sono Noccioleti e Castagneti ceduati; questi ultimi sono importanti, al giorno d'oggi, solo per la produzione di legname.

Attualmente è in via di espansione la Serricoltura specialmente nel campo delle coltivazioni floreali.

A differenza dell'agricoltura, la Zootecnica ha trovato scarse possibilità di sviluppo nel territorio, a parte qualche sporadico tentativo.

Il settore secondario nell'economia del paese è stato rappresentato in passato dall'Artigianato, che si è avviato verso una graduale decadenza, causata dalla concorrenza dei prodotti industriali.

Per quanto riguarda il terziario, hanno una certa importanza le Attività commerciabili, specie nel settore alimentare.

 
 
 
     
 

Cenni storici

 
     
  Il 30 Agosto 1687, con Decreto Regio, Ignazio II Gravina Amato, principe di Palagonia, assunse i diritti feudali su un territorio posto alle pendici dell'Etna, nel versante Nord-Est.

Su di esso sorgeva un villaggio, in origine denominato "Belvedere" per la sua felice posizione, che il principe, in seguito, battezzò ufficialmente "Piedimonte", dal gergo locale "Piamunti", data la sua ubicazione.

Nel 1862, essendoci Piedimonte d'Alife nel Beneventano, il Consiglio Civico deliberò di chiamare il paese "Piedimonte Etneo".

I primi abitanti furono dei contadini che il principe fece venire da altre sue terre; a questi si unirono artigiani provenienti da Messina e provincia, da Linguaglossa, Calatabiano e Castiglione di Sicilia.

Piedimonte Etneo diventò Comune nel 1812, anno in cui il comandante delle forze inglesi in Sicilia, praticamente governatore dell'isola, concesse una nuova Costituzione liberale al Parlamento siciliano su modello di quello inglese; la Sicilia infatti, in quel periodo era sotto l'egida della Gran Bretagna.

Verso la fine del secolo, iniziò un vistoso flusso migratorio verso il continente americano, da parte di braccianti che vivevano in condizioni di estremo disagio. In quel triste periodo i poveri rimasti in paese e parecchi malati furono assistiti dalle Confraternite religiose di Sant'Ignazio e San Michele.

Durante la Prima Guerra Mondiale la popolazione soffri molto a causa dei lutti, del razionamento dei generi alimentari e del petrolio, necessario, quest'ultimo per illuminare le case e le strade.

In epoca fascista regnò una certa armonia fra le varie classi sociali e si fece qualche progresso nell'edilizia urbana: fu migliorata la rete stradale cittadina, venne pavimentato il Piano Madre Chiesa e si fecero ripartizioni alla rete idrica. Si mise in funzione, inoltre, il servizio anagrafe del bestiame, che impedì i furti di animali da somma e da macello.

Con la caduta del fascismo si instaurò a Piedimonte Etneo il Regime Militare Alleato e nel 1946 la popolazione poté eleggere i propri amministratori e rappresentanti.