La vita
Totò nacque il 15 Febbraio del 1898, a Napoli,
nel popolare quartiere Sanità, dalla relazione fra Anna Clemente
ed il marchese Giuseppe de Curtis che sposò la madre di Totò
quando questi era già adulto e riconobbe il figlio dopo il
matrimonio.
La rivalsa sociale di Totò dovuta a un ricordo
della sua infanzia vissuta nella miseria portò egli ad una
accurata ricerca negli archivi della famiglia de Curtis che
provavano la discendenza bizantina del casato. Da qui l'inizio di
una battaglia legale che si concluse nel 1946 per avere a se
tutti i titoli dovuti.
Nel 1933 Totò fu adottato dal marchese
Francesco Focas e quindi insieme ai titoli nobiliare dei de
Curtis, Totò potè fregiare di una sequela di titoli dei quali
andava orgoglioso:
ANTONIO GRIFFO FOCAS FLAVIO DICAS
COMMENO
PORFIROGENITO GAGLIARDI DE CURTIS DI
BISANZIO
ALTEZZA IMPERIALE
CONTE PALATINO
CAVALIERE DEL SACRO ROMANO IMPERO
ESARCA DI RAVENNA
DUCA DI MACEDONIA E DI ILLIRIA
PRINCIPE DI COSTANTINOPOLI
DI CILICIA
DI TESSAGLIA
DI PONTE DI MOLDAVIA
DI DARDANIA
DEL PELOPONNESO
CONTE DI CIPRO E DI EPIRO
CONTE E DUCA DI DRIVASTO E DI
DURAZZO
Totò inizio a recitare giovanissimo in piccoli
e scalcinati teatri di periferia proponendo al pubblico
imitazioni e macchiette accolte con poco entusiasmo.
L'amore per il teatro allontanò Totò dagli
studi, infatti non finì il ginnasio e nel collegio dove studiava
colpito con un colpo da un precettore gli si deviò il setto
nasale che in seguito gli determinò l'atrofizzazione della parte
sinistra del naso e quindi la particolare asimmetria del suo
volto.
A 16 ani Totò, vedendo che la sua passione per
il teatro non aveva sbocchi pratici, si arruolò come volontario
nell'esercito. Però non fu un soldato modello, soffriva infatti
la gerarchia e con un escamotage riuscì a farsi ricoverare
evitando di finire in prima linea allo scoppio della grande
guerra.
L'esperienza nell'esercito gli ispirò il motto
"Siamo uomini o caporali?" che sarebbe diventato
celebre e si sarebbe diffuso come simbolo della differenza tra i
piccoli individui dalla vista corta, pedantemente attaccati alle
forme e gli uomini, resi tali dall'elasticità mentale e dallla
capacità di comprendere e scegliere.
Alla fine della guerra Totò riprese la sua
attività teatrale a Napoli, ancora con poco successo ma, nel
1922, si trasferì a Roma con la famiglia e riuscì a farsi
assumere nella compagnia comica di Giuseppe Capece. Ma quando
chiese un aumento della paga Capece non apprezzò la pretesa e lo
licenziò. Decise allora di presentarsi al Teatro Jovinelli dove
debuttò recitando il repertorio di Gustavo De Marco. Così
arrivarono i manifesti col suo nome a caratteri cubitali e le
scritture nei teatri più famosi: il Teatro Umberto, il Triaton,
il San Martino di Milano, il Maffei di Torino.
Ebbe la consacrazione a Napoli, al teatro Nuovo,
nella rivista "Messalina", accanto a Titina de Filippo.
Certamente l'attore possedeva un forte carisma e la sua comicità
era notevolmente diversa da quella degli altri attori, in quanto
riusciva a trascinare il pubblico, entusiasmandolo ad ogni sua
battuta.
Il suo volto era una maschera unica, che muoveva
istintivamente al riso, a causa di quell'asimmetria che gli
sfigurava il mento e che l'attore utilizzava strumentalmente per
sottolineare il suo grande talento. Così la carriera teatrale lo
condusse ad un successo strepitoso anche se la stampa non gli
risparmiò le critiche più severe, a volte aspre, tacciandolo
spesso di buffoneria e rimproverandogli di ripetersi troppo
spesso con le stesse battute.
Tuttavia per molti anni Totò fu padrone del
palcoscenico, recitando accanto ad attori famosissimi quali Anna
Magnani, e i fratelli De Filippo, in molte riviste di successo e
continuò con successo anche nel mondo del cinema.