ALDO  MANUZIO

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Data: 14-12-1986
IL SOLE 24 ORE

Inserto: DOMENICA
MIRABILIA 
LE MILLE E UNA HISTORIA IN MILLE E UN' EDIZIONE

Autore:
Mario Schiavone
Poche opere quanto la Naturalis historia di Plinio il Vecchio seppero
partecipare alla storia scientifica e culturale dell' uomo. Nei 37
libri tramandatici, il naturalista latino ci consegno' un patrimonio
di conoscenze e tradizioni  addirittura il suo sapere lascia ancora
tracce nel nostro e certi suoi consigli per accostarsi alla natura o
per curare un male sono ancora da seguire. Da pochi giorni l' editore
Einaudi ha messo a disposizione il IV volume _ comprendente i libri
28-32 dell' opera di Plinio _ dell' edizione latino-italiana della
Naturalis historia, diretta da Gian Biagio Conte con la
collaborazione di Giuliano Ranucci. Riguarda le parti dedicate alla
medicina e alla farmacologia (pagg. 650, L. 85.000). In essa vengono
trattati soprattutto i rimedi degli animali, la loro commestibilita'
, i benefici che da essi si possono trarre, nonche' medicamenti e
altro (ad esempio: <Cura le ulcere che si propagano la cenere di
zoccolo d' asino in aspersione>).
Ma Plinio e' stato anche un autore-simbolo del sapere occidentale.
Seguiamo una sua avventura accanto ad altre con il testo proposto da
Mario Schiavone. Un' avventura che affascino' tutti, compresi gli
eredi di Aldo Manuzio e quegli altri tipografi che non si stancarono
di stampare Plinio, patrimonio di tutti gli uomini.
Dalla nativa Germania l' arte della stampa con i caratteri mobili
emigro' in molti paesi europei fra cui l' Italia. Cio' avvenne
specialmente in seguito all' assedio posto alla citta' di Magonza da
Alfonso di Nassau nel 1462. L' ars stampandi giunse prima a Subiaco,
ad opera dei due prototipografi Corrado Sweinheim e Alnaldo Pannartz,
che la introdussero nel 1464, poi a Roma nel 1467. A Venezia la nuova
strabiliante arte giunse nel 1469 portata da Giovanni da Spira,
successivamente dal fratello Vindelino e da Nicola Jenson.
La prima opera a cui Giovanni lego' il suo nome sono le Epistolae ad
familiares di Cicerone, uno splendido in-folio impresso in carattere
romano nel 1469. Quest' opera estremamente rara (tirata in soli 100
esemplari, ristampata successivamente in 300), fu pagata in Francia,
agli inizi del 1830, ben 2000 lire. All' opera di Cicerone segui' nel
medesimo anno (1469) la non meno famosa, rara e splendida opera di
Plinio il Vecchio, la Naturalis historia, tirata anch' essa in soli
100 esemplari e mai ristampata. E' questa l' editio princeps in
lingua latina, vero capolavoro dell' arte tipografica veneziana e
italiana. Un esemplare cartaceo fu venduto nel 1786 a Parigi a ben
3000 lire, mentre gli altri esemplari, tirati in carta velina, gia'
nel secolo XVIII introvabili, raggiungevano un prezzo enorme. E'
appurato che il da Spira stampo' l' opera di Plinio su due tipi di
carta: una parte degli esemplari era cartacea e un' altra di carta
velina. Nonostante l' austerita' , l' opera presenta una imperfezione
tipografica  infatti lo stampatore sfortunatamente era ancora
sprovvisto di caratteri greci e, per tale motivo, furono riservati
spazi in bianco per le parole greche contenute nel testo, con l'
intenzione di aggiungerle a mano tramite apposito amanuense.
Le Epistolae ad familiares di Cicerone e la Naturalis historia di
Plinio si trovano citate in un privilegio accordato a Giovanni dalla
Repubblica di Venezia il 18 settembre 1469 (cfr. E. Pastorello,
Tipografi, editori, librai a Venezia nel sec. XVI. Firenze 1924), il
primo che si ricordi per l' esercizio dell' arte tipografica.
La Naturalis historia del 1469 fu impressa in carattere romano detto
anche veneziano  la denominazione <romano> rimase anche dopo che i
fratelli Giovanni e Vindelino da Spira e Nicola Jenson incisero altri
tipi di caratteri, superiori ai primi per perfezione tecnica ed
eleganza, imitati piu' tardi dal famoso punzonista francese Claude
Garamond (1480-1561) e conosciuti col nome di caratteri garamond.
Altra caratteristica dell' opera impressa da Giovanni da Spira e' la
numerazione delle carte, che fu nel XV secolo assai trascurata, in
quanto dapprima si numerarono passim (cioe' ogni due o quattro), e
solo piu' tardi ad una ad una. Chi sia stato il primo a introdurre la
numerazione delle carte non si sa con certezza  alcuni studiosi
attribuiscono l' uso proprio allo stampatore dell' opera pliniana.
Stupendo e' anche il colophon che egli pose alla fine dell' opera:
(Sono il libro tanto raro che difficilmente il lettore appassionato
riusciva a trovare e che una volta trovato doveva essere letto quasi
a brandelli. Ora mi ha restituito a Venezia Giovanni da Spira
stampandomi con caratteri di bronzo. O stanca mano, finalmente posso
dirti: <Riposi la penna| Ormai la fatica ha ceduto il posto all'
arte: e all' ingegno> 1469).
Dopo circa sette anni la Naturalis historia (Historia Naturalis) fu
stampata, sempre a Venezia, da Nicola Jenson (di lingua latina in
fiorentina) tradotta da Cristoforo Landino. Questo splendido in-folio
costituisce l' editio princeps in lingua italiana ed e' un monumento
dell' arte tipografica di Jenson, incisore, fra l' altro, di superbi
caratteri romani, ispirandosi ai modelli di scrittura dei piu'
eleganti manoscritti umanistici. Anche quest' opera e' rarissima,
tanto che il suo valore di 4 milioni degli anni 1968-70 e' salito
vertiginosamente  un esemplare e' stato venduto, per fare un esempio,
all' XI mostra internazionale del libro antico (Venezia 19-21
settembre 1986), a ben 21 milioni  prezzo tutto sommato ancora
accessibile e modico.
Per moltissimi motivi e per la produzione svolta nella citta'
lagunare, il libro italiano divenne modello d' ispirazione e d'
imitazione in tutti quei siti in cui operava un' officina
tipografica, comprese quelle estere. In linea generale dunque il
Rinascimento trovo' materialmente ed esteticamente, nella tipografia
e nel libro veneziano lo strumento primario per la diffusione della
propria cultura in tutta l' Europa.