Sant'Elena
Ricorrenza: il
18 agosto
Etimologia:
Elena, ossia “la splendente”, od anche “fiaccola”,
Elènè dal greco.
Flavia Giulia Elena, madre dell'Imperatore Costantino
(Drepanum (in
Bitinia, nel golfo di Nicomedia) III sec. ca. -
Treviri 330 ca.)
Sant’Elena, dipinto di
Giovanni Battista Cima detto Cima da Conegliano
Di famiglia
plebea, Elena venne ripudiata dal marito, il tribuno
militare Costanzo Cloro, per ordine dell'imperatore
Diocleziano. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo il
rivale Massenzio, divenne padrone assoluto dell'impero,
Elena, il cui onore venne riabilitato, ebbe il titolo più
alto cui una donna potesse aspirare, quello di «Augusta».
Constantino rinominò la città di Drepanum in Helenopolis
("città di Elena") in suo onore.
Fu l'inizio di
un'epoca nuova per il cristianesimo: l'imperatore
Costantino, dopo la vittoria attribuita alla protezione di
Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto. Un ruolo
fondamentale ebbe la madre Elena: forse è stata lei a
contribuire alla conversione, poco prima di morire, del
figlio. Elena testimoniò un grande fervore religioso,
compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche
sui luoghi santi. Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella
roccia e poco dopo la croce del Signore e quelle dei due
ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuta nel 326 sotto
gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta
la cristianità. A queste scoperte seguì la costruzione di
altrettante basiliche, una delle quali, sul monte degli
Olivi, portò il suo nome. Morì probabilmente intorno al 330.
S.Elena, affresco di Piero
della Francesca (particolare)
Nell’iconografia, specie orientale, Sant’Elena è raffigurata
spesso insieme al figlio l’imperatore Costantino e ambedue
posti ai lati della Croce. Perché il grande merito di Elena
fu il ritrovamento della Vera Croce e di Costantino il
merito di aver data libertà di culto ai cristiani, che per
trecento anni erano stati perseguitati ed uccisi a causa
della loro fede. Di Elena i dati biografici sono scarsi,
nacque verso la metà del III secolo forse a Drepamim in
Bitinia, cittadina a cui fu dato il nome di Elenopoli da
parte di Costantino, in onore della madre. Elena discendeva
da umile famiglia e secondo s. Ambrogio, esercitava
l’ufficio di ‘stabularia’ cioè locandiera con stalla per gli
animali e qui conobbe Costanzo Cloro ufficiale romano, che
la sposò nonostante lei fosse di grado sociale inferiore,
diventando così moglie ‘morganatica’. Nel 280 ca. a Naisso
in Serbia, partorì Costantino che allevò con amore; ma nel
293 il marito Costanzo divenne ‘cesare’ e per ragioni di
Stato dovette sposare Teodora, figliastra dell’imperatore
Massimiano Erculeo; Elena Flavia fu allontanata dalla corte
e umilmente rimase nell’ombra. Il figlio Costantino venne
allevato alla corte di Diocleziano (243-313) per essere
educato ad un futuro di prestigio; in virtù del nuovo
sistema politico della tetrarchia, nel 305 Costanzo Cloro
divenne imperatore e Costantino lo seguì in Britannia nella
campagna di guerra contro i Pitti; nel 306 alla morte del
padre, acclamato dai soldati ne assunse il titolo e il
comando. Divenuto imperatore, Costantino richiamò presso di
sé Elena sua madre, dandole il titolo di ‘Augusta’, la
ricoprì di onori, dandole libero accesso al tesoro
imperiale, facendo incidere il suo nome e la sua immagine
sulle monete.
Di queste prerogative Elena Flavia Augusta ne fece buon uso,
beneficò generosamente persone di ogni ceto e intere città,
la sua bontà arrivava in soccorso dei poveri con vesti e
denaro; fece liberare molti condannati dalle carceri o dalle
miniere e anche dall’esilio. Fu donna di splendida fede e
quanto abbia influito sul figlio, nell’emanazione nel 313
dell’editto di Milano che riconosceva libertà di culto al
cristianesimo, non ci è dato sapere. Ci sono due ipotesi
storiche, una di Eusebio che affermava che Elena sia stata
convertita al cristianesimo dal figlio Costantino e l’altra
di s. Ambrogio che affermava il contrario; certamente deve
essere stato così, perché Costantino ricevé il battesimo
solo in punto di morte nel 337. Ad ogni modo Elena visse
esemplarmente la sua fede, nell’attuare le virtù cristiane e
nel praticare le buone opere; partecipava umilmente alle
funzioni religiose, a volte mischiandosi in abiti modesti
tra la folla dei fedeli; spesso invitava i poveri a pranzo
nel suo palazzo, servendoli con le proprie mani.
Tenne un atteggiamento prudente, quando ci fu la tragedia
familiare di Costantino, il quale nel 326 fece uccidere il
figlio Crispo avuto da Minervina, su istigazione della
matrigna Fausta e poi la stessa sua moglie Fausta,
sospettata di attentare al suo onore. E forse proprio per
questi foschi episodi che coinvolgevano il figlio
Costantino, a 78 anni nel 326, Elena intraprese un
pellegrinaggio penitenziale ai Luoghi Santi di Palestina.
Qui si adoperò per la costruzione delle Basiliche della
Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi,
che Costantino poi ornò splendidamente.
La tradizione narra che Elena, salita sul Golgota per
purificare quel sacro luogo dagli edifici pagani fatti
costruire dai romani, scoprì la vera Croce di Cristo, perché
il cadavere di un uomo messo a giacere su di essa ritornò
miracolosamente in vita. Questo episodio leggendario è stato
raffigurato da tanti artisti, ma i più noti sono i dipinti
nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma e nel
famoso ciclo di S. Francesco ad Arezzo di Piero della
Francesca.
Insieme alla Croce furono ritrovati anche tre chiodi, i
quali furono donati al figlio Costantino, forgiandone uno
nel morso del suo cavallo e un altro incastonato all’interno
della famosa Corona Ferrea, conservata nel duomo di Monza.
L’intento di Elena era quello di consigliare al figlio la
moderazione ed indicargli che non c’è sovrano terreno che
non sia sottoposto a Cristo; inoltre avrebbe indotto
Costantino a costruire la Basilica dell’Anastatis,
cioè della Resurrezione.
Elena morì a circa 80 anni, assistita dal figlio, verso
il 329 in un luogo non identificato.
Il Mausoleo di Sant'Elena
Mausoleo di Sant'Elena a Tor Pignattara
Il suo corpo fu
trasportato a Roma presso la via Labicana “Ai due lauri”,
oggi Torpignattara (o Tor Pignattara), fu posto in un
sarcofago di porfido rosso (oggi
conservato ai Musei Vaticani.)
che a sua volta venne collocato in uno splendido Mausoleo a
forma circolare con cupola, alto circa 18 metri.
Il
Mausoleo, che venne costruito in origine forse dallo
stesso Costantino fra il 324 e il 325 d.C., è detto anche "Tor
Pignattara" dalle anfore (pignatte) inserite nella
muratura della volta per alleggerirla.
Elena fu da
subito considerata una santa e con questo titolo fu
conosciuta nei secoli successivi; i pellegrini che
arrivavano a Roma non omettevano di visitare anche il
sepolcro di s. Elena, situato tangente al portico d’ingresso
della Basilica dei Santi Marcellino e Pietro. Il grandioso
sarcofago di porfido fu trasportato nell’XI secolo al
Laterano e oggi è conservato nei Musei Vaticani. Il suo
culto si diffuse largamente in Oriente e in Occidente,
l’agiografo Usuardo per primo ne inserì il nome nel suo
‘Martirologio’ al 18 agosto e da lì passò nel ‘Martirologio
Romano’ alla stessa data; in Oriente è venerata il 21 maggio
insieme al figlio s. Costantino imperatore. Gli strumenti
della Passione da lei ritrovati, furono custoditi e venerati
nella Basilica romana di S. Croce in Gerusalemme, da lei
fatta costruire per tale scopo, le sue reliquie hanno avuto
una storia a parte, già dopo due anni dalla sepoltura a
Roma, il corpo fu trasferito a Costantinopoli e posto nel
mausoleo che l’imperatore aveva preparato per sé. Poi le
notizie discordano, una prima tradizione dice che nell’840
il presbitero Teogisio dell’abbazia di Hauvilliers (Reims)
trasferì le reliquie in Francia; una seconda tradizione
afferma che verso il 1140 papa Innocenzo II le trasferì
nella Basilica romana dell’Aracoeli e infine una terza
tradizione dice che il canonico Aicardo le portò a Venezia
nel 1212. È probabile che il percorso sia stato Roma - via
Labicana, poi Reims e dopo la Rivoluzione Francese le
reliquie siano state definitivamente collocate nella
Cappella della Confraternita di S. Croce nella chiesa di
Saint Leu di Parigi; qualche reliquia deve essere giunta
negli altri luoghi dell’Aracoeli a Roma e a Venezia.
S. Elena è la santa patrona di Pesaro e Ascoli Piceno,
venerata con culto speciale anche in Germania, a Colonia,
Treviri, Bonn e in Francia ad Elna, che in origine si
chiamava “Castrum Helenae”. Inoltre è considerata la
protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi; è invocata
da chi cerca gli oggetti smarriti; in Russia si semina il
lino nel giorno della sua festa, affinché cresca lungo come
i suoi capelli.
Nel più grande tempio della cristianità, S. Pietro in
Vaticano, S. Elena è ricordata con una colossale statua in
marmo, posta come quelle di S. Andrea, la Veronica, S.
Longino, alla base dei quattro enormi pilastri che
sorreggono la cupola di Michelangelo e fanno da corona
all’altare della Confessione, sotto il quale c’è la tomba
dell’apostolo Pietro.
(www.santiebeati.it/dettaglio/66500)
(A
cura del periodico "L'Avvenire" e di:
www.santiebeati.it
)
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