Regia di Stanley Kubrick (durata 139 minuti circa), anno 1968
Proiettato
anni luce nel futuro questo film, magistralmente diretto da Stanley Kubrick, acquista
sempre maggior fascino col trascorrere degli anni. Con questo ... 'raro esempio di
fantascienza poetica' - (New Yorker) - Kubrick crea una perfetta fusione fra storia e
futuro, fra progresso e sovraumano, fra conoscenza ed inconoscibile. 2001: Odissea nello
Spazio, vincitore dell'ambito premio 'Academy Award' per i suoi effetti spettacolari,
resterà sempre una pietra miliare nella storia del cinema. (a cura di Claudio
Martino)
DAL
"DIZIONARIO UNIVERSALE DEL CINEMA" - DI FERNALDO DI GIAMMATTEO
- 1984:
Film di enorme
risonanza popolare alla fine degli anni '60, di grande impegno produttivo (costò 10
milioni di dollari, fu girato in Gran Bretagna, come il regista faceva dal tempo di
Lolita, 1962), di robusta costruzione narrativa (il modello è la detective story), di
raffinata sapienza tecnica - sia visiva (gli effetti speciali) che sonora (l'uso di
musiche sinfoniche fra '800 e '900, dei rumori, delle modulazioni della voce umana) -,
2001: A Space Odyssey occupa un posto appartato nella fantascienza cinematografica. Sta a
mezza strada fra le angosce politico-esistenziali degli anni '50 e il meraviglioso
fiabesco degli anni '70-'80. Il suo fascino non nasce tanto dai temi
scientifico-metafisici che - banalmente - sfiora (la relatività, la catena
vita-morte-resurrezione, la teologia laico-materialistica implicita nel simbolo del
monolito, ecc.) quanto dall'essere una macchina di spettacolo che ruota su se stessa,
dilatandosi e contraendosi senza ordine apparente, come una allucinazione. Film
emblematico di una ideologia, sospeso fra speranza e timore, tra fiducia e orrore, l'opera
di Kubrick, la sua più significativa e riassuntiva, suscitò reazioni contrastanti,
soprattutto in Usa ("moralmente pretenzioso, intellettualmente oscuro, anormalmente
lungo", lo definì Arthur Schlesinger jr.; "una via di mezzo fra l'ipnosi e una
immensa noia" dissero in molti). Tenendo presente l'ulteriore evoluzione di Kubrick -
in particolare The Shining (Shining, 1980) - si potrebbe definirlo una contorta e
inconscia introduzione a un nevrotico cinema dell'orrore.
DA "CIAK SI
GIRA" - FEBBRAIO 1995 - di Fabio Feminò:
A dare origine al
film "2001: Odissea nello spazio", forse il capolavoro assoluto del cinema di
fantascienza, fu un breve racconto di Arthur C. Clarke apparso nel 1951 e intitolato
"La sentinella", in cui alcuni astronauti scoprono sulla Luna un monumento
lasciato da creature aliene che forse, millenni prima, avevano visitato la Terra. Nel 1964
il regista Stanley Kubrick, che già si era avvicinato al genere fantastico con "Il
dottor Stranamore", scrisse a Clarke che voleva fare un film di fantascienza
"veramente buono", e che era interessato soprattutto a due cose: 1) Le ragioni
per credere all'esistenza di esseri extraterrestri. 2) L'impatto che la loro scoperta
avrebbe potuto avere sulla Terra del vicino futuro. Clarke gli inviò una copia del suo
racconto e Kubrick si mostrò interessato. I due passarono molti mesi ad ampliare
quell'esile storia in una sceneggiatura, elaborando e scartando varie idee.
L'intenzione di
Kubrick divenne subito quella di girare un film realistico sotto ogni punto di vista,
addirittura semi-documentaristico. La fantasia rischiò anche di mischiarsi con la
realtà: Kubrick e Clarke rimasero entrambi impietriti quando credettero di vedere un UFO
sopra Manhattan (che in realtà era un enorme satellite artificiale). "Non può
essere una coincidenza", pensò d'istinto Clarke. "Loro stanno cercando di
impedirci di fare questo film". Invece, senza inconvenienti, nel 1965 partì la
pre-produzione.
Il film immagina
che l'intera storia della razza umana sia stata manipolata da enigmatici alieni che
nessuno vede mai, e che si manifestano solo con la forma di un grande monolito nero.
Questi esseri avevano fatto scoccare la prima scintilla d'intelligenza negli antropoidi
africani, e avevano poi lasciato un secondo monolito sepolto sulla Luna, affinché gli
uomini lo riscoprissero una volta completata la loro evoluzione. Ciò è appunto quanto
accade nell'anno 2001, e lo scienziato Heywood Floyd viene inviato sulla Luna per indagare
sulla scoperta.
In origine il
monolito nero sarebbe dovuto essere un blocco trasparente, ma si rivelò impossibile
fabbricarne uno delle dimensioni adatte. Il concetto che l'intelligenza fosse di origine
aliena era stato ispirato a Clarke da un brano dell'antropologo Robert Ardrey:
"Perché mai il genere umano non si estinse negli abissi del Pliocene?... sappiamo
che se non fosse stato per un dono dalle stelle, per l'accidentale collisione fra un gene
e un raggio cosmico, l'intelligenza sarebbe perita in qualche dimenticata pianura
africana". L'idea che gli alieni non dovessero mai essere mostrati nel film fu invece
del noto scienziato Carl Sagan, interpellato per un parere: Kubrick voleva farli
impersonare da comparse truccate, ma Sagan riuscì fortunatamente a dissuaderlo.
Poiché il
monolito lunare emette un potente segnale radio verso Giove, una spedizione di cinque
uomini (tre dei quali ibernati) raggiunge il gigantesco pianeta. Uno di essi, Frank Poole,
viene ucciso insieme a tre ibernati da Hal 9000, il computer di bordo impazzito, lasciando
un solo sopravvissuto, David Bowman. Come scrisse Clarke: "Eravamo partiti con
l'intenzione deliberata di ispirarci al mito. Il parallelo con Ulisse era nelle nostre
menti fin dal principio, ancor prima di scegliere il titolo del film. E, dopotutto, Ulisse
fu l'unico superstite...".
Una volta
raggiunto Giove, Bowman si tuffa all'interno di una "porta delle stelle", un
tunnel che lo conduce nello spazio più remoto. Come gli alieni avevano acceso il barlume
della coscienza negli uomini-scimmia, così adesso trasformano Bowman in uno stadio
superiore di vita, un "bambino delle stelle", e sotto questa nuova forma lo
riconducono alla Terra, forse per guidare il resto dell'umanità.
Fin dalla
"prima" dell'aprile 1968, su questo film i critici cinematografici hanno scritto
fiumi di parole, anche per cercare di interpretare una trama considerata da certuni
indecifrabile. Tuttavia, nessuno ha mai parlato di "2001" per analizzare le
visioni tecnologico-avveniristiche in esso contenute. "Rivedendo "2001"
negli anni '90, è della massima importanza ricordare che il film fu girato a livello
tecnologico del 1965 e della prima metà del 1966", dice il consulente scientifico
della pellicola, Fred Ordway. Nel tentativo di descrivere in modo convincente la vita
quotidiana di domani, Ordway consultò la General Electric, la Bell Telephone, La
Honeywell, l'IBM e la RCA Whirlpool, mentre in una scena apparve di sfuggita un numero di
"Paris Match" con in copertina (realizzata dalla vera redazione della rivista)
una ragazza in tuta spaziale.
Nel film appaiono
molte innovazioni che a quei tempi sembravano dietro l'angolo, ma che in seguito non si
sono diffuse: fra queste, il videotelefono e la cucina automatica. La parte più
impressionante della pellicola è comunque, ancora oggi, la visione delle tecnologie
spaziali. Kubrick, Clarke e Ordway pensavano seriamente che la conquista del cosmo fosse a
portata di mano, e che entro il 2001 fosse possibile costruire una navetta spaziale di
forma aerodinamica, una grande stazione orbitale a forma di doppia ruota (lo schema di
base, con una ruota sola, era stato ideato nel 1952 da Wernher von Braun), un veicolo di
collegamento fra la stazione e una base lunare, la base lunare stessa, un bus lunare per
spostarsi da un punto all'altro del nostro satellite, e, per finire, un'astronave
interplanetaria, la Discovery, con propulsione a... energia nucleare. Per curare questo
aspetto interpellarono la General Electric e l'Atomic Energy Authority britannica.
"Il disegno dell'astronave", afferma Ordway, "si basò sul presupposto che
negli anni '80 e '90 venissero sviluppati reattori nucleari a nocciolo gassoso, del
diametro di appena un paio di metri".
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