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La Vita, ovunque sia presente nellUniverso, dovrebbe sempre esser preservata ! |
Vegetarismo, dieta vegetariana e come debellare la fame nel mondo. A cura di:Ulisse Di Corpo: www.sintropia.it o http://web.tiscali.it/ulissedicorpo La cultura entropica, tipica della visione meccanicista della vita, non tiene conto dei collegamenti tra eventi mentre la cultura sintropica, tipica della visione olistica della vita, non può prescindere dalle loro interconnessioni. E' inevitabile, per chiunque intraprenda il percorso verso la cultura sintropica, affrontare il dilemma dellalimentazione e della dieta vegetariana. Alcuni dati
(al 2005): Se tutti i terreni coltivabili del mondo venissero impiegati per produrre cibo vegetale si potrebbe sfamare una popolazione superiore ai 20 miliardi di persone. |
ARCHITETTO - SCULTORE - INGEGNERE (1634 o 1638 - 1714) |
L'attore è colui il quale col suo movimento incide uno spazio e con il suono incide un silenzio. L'attore entra in uno spazio e deve raccontare. In realtà non è l'attore che recita ma è il pubblico che recita per lui. Egli è la sintesi di una storia. L'attore è un segno, un ponte fra la storia e il pubblico che vuole entrare nella storia. (Jean-Louis Barrault) |
Rari eventi fortunati !
Il 26 gennaio 1972, l'hostess Vesna Vulovic, in servizio su un aereo di linea Dc-9 della compagnia Jat, si salvò miracolosamente dopo una caduta senza paracadute da un'altezza di circa 10 Km. L'aereo esplose a causa di una bomba nel cielo della Cecoslovacchia sulla rotta da Stoccolma a Zagabria e l'hostess cadde fortunatamente su una foresta ricoperta di neve.
Un altro caso analogo è accaduto in Germania nel marzo del 1944 quando
l’inglese Nicholas Alkemade, che si trovava a bordo di un bombardiere
Lancaster colpito dal fuoco tedesco, sopravvisse senza paracadute dopo
una caduta da circa 5.000 metri.
Un
evento altrettanto raro !
Indovinare i 6 numeri del
superenalotto c'è 1 probabilità su 627 milioni: quasi zero ed è quindi quasi
impossibile. Ma ciò che hanno riportato alcune agenzie di stampa è
estremamente più improbabile: ossia il fatto che in Germania un ragazzo di
14 anni è stato ferito ad una mano da un meteorite! Infatti pare che non sia
mai giunta notizia, in tempi moderni, che un essere umano venga ferito da un
meteorite caduto dallo spazio. |
La più antica manifattura orologiera del mondo nasce nel 1735 e prende il nome del suo fondatore Jehan-Jacques Blancpain. (www.blancpain.com) |
VAJONT, cronaca di una tragedia annunciata.
Il 9 ottobre 1963, 260
milioni di metri cubi circa di roccia si staccarono dal monte Toc in provincia di Belluno
e caddero nel bacino artificiale creato dalla diga; a seguito di ciò si creò
unondata alta circa 200 metri che, dopo esser fuoriuscita dallinvaso, si
incanalò a valle e provocò circa 2000 morti. Il 4 novembre del 1960, nel medesimo
bacino, era già caduto un pezzo della montagna. Un buon film su questa tragedia è Vajont, diretto da Renzo Martinelli (2002), con M.Serrault (ing.Semenza), L.Gullotta (ing.Pancini), Daniel Auteuil (ing.Biadene) e Laura Morante (la giornalista dellUnità Tina Merlin). Ulteriori informazioni possono essere ricavate da alcuni articoli di Dino Buzzati che erano stati pubblicati da Mondadori nella raccolta La nera di Dino Buzzati. |
La tragedia del bambino Alfredo Rampi (Alfredino) a Vermicino (Roma) 11-6-1981Centro Alfredo Rampi (www.centrorampi.it), Associazione sul rischio ambientale. Vermicino è un borgo con poche centinaia di abitanti, fra Roma e Frascati. Non è segnato sulle carte geografiche, il nome non era mai apparso nelle cronache. Per tre giorni, dall’11 al 14 giugno 1981, ha polarizzato l’attenzione di tutta Italia. C’era un pozzo artesiano rimasto aperto, nella campagna di Vermicino; e c’era un bimbo di sei anni, Alfredo Rampi, che una sera alle sette, tornando di corsa a casa, c’era precipitato dentro. Liliana Madeo, inviata della Stampa, che arrivò fra i primi la mattina dopo, fece in tempo a sentire la sua voce. Chiamava la mamma: “Ho sete, ho tanta sete, perché non venite a prendermi?”. Il piccolo, sofferente di cuore, era chiuso in un cunicolo di 30 centimetri di diametro, a 36 metri di profondità. La notizia, data sui quotidiani di venerdì 12, si faceva di ora in ora più angosciante. E nessuno riusciva a raggiungerlo. Si mobilitò il paese per Alfredino. Arrivò il presidente Pertini, che si fissò lì davanti, a controllare i soccorsi. I tecnici scavavano un pozzo parallelo, per poter strappare il bimbo dalla sua orribile prigione. Accorrevano speleologi, nani, contorsionisti, provando a calarsi in quell’imbuto. Ma più le trivelle scendevano da una parte, più il bimbo scivolava dall’altra. Tutto sotto gli occhi della tv, che trasmetteva quell’agonia in diretta. Il titolo della Stampa (sabato 13) gelò ogni speranza: “Il bambino sprofonda di 26 metri”; il Paese sembrava avere dimenticato ogni altro problema. Il piccolo morì nella terza notte, dopo 60 ore di buio. ( www.lastampa.it - a cura di Giorgio Calcagno) |
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