Qui
di seguito alcuni piacevoli ed accattivanti testamenti olografi risalenti
alla prima meta' del 1900, tratti dall'interessante opera di Salvatore De
Matteis, "Essendo capace di intendere e di volere" - Collana "Il divano "
- Sellerio Editore Palermo, 1992.
L'autore li ha ricercati negli Archivi Notarili e di Stato, li ha scelti,
divisi in sezioni per argomento e raccolti nell'opera citata.
Egli spiega: "... il testamento olografo rivela ... quasi sempre il
profilo di una confessione, di una confidenza, di una preoccupazione, di
una invocazione di giustizia o di comprensione, di un canto d'amore e di
fede nell'uomo ed in Dio, altrimenti taciuti o destinati all'oblio.
...
In queste piccole opere di rara sintesi e spontaneita', letterati e
semianalfabeti, con mano spesso insicura e su fogli di fortuna, si
raccomandano con pari dignita'.
...
al testamento olografo fa ricorso chi ha il bisogno di comunicare senza
condizionamenti, senza cioe' altri interpreti del proprio pensiero se non
se stessi ed altro testimone se non la propria coscienza.
...Pur raccontando ciascuno una storia autonoma ed in se' compiuta, sara'
agevole rilevare come tutti essi riflettano la medesima ansia dell'uomo di
far sopravvivere la propria vera identita' nella memoria, nella
riconoscenza, perfino nell'odio verso la generazione cui passa il
testimone. Sono percio' spiragli aperti, per l'eternita', sull'animo di
chi li ha scritti... "
"
Spiacente di avervi conosciuto "
"Ho scritto questo mio
testamento la notte del 23 aprile 1954 alle ore 01 cioe' praticamente
il giorno 24 aprile 1954 mentre ero in servizio in clinica. Credo che
questa data e' significativa perche' coincide col mio onomastico. Per
la speciale ricorrenza di cui mai una volta vi siete ricordati, ho
deciso di fare io a voi un regalo: vi comunico di avervi diseredato.
Ho infatti alienato
gradualmente il mio patrimonio immobiliare e donato il danaro che ne
ho ricavato. Mi auguro di avere tempo e abilità sufficiente per
sottrarvi cio' che resta. Nel caso tuttavia che mi sopravvivessero dei
beni, ne nomino beneficiario la clinica sperando che conoscendo i
nostri reciproci sentimenti, abbiate l'orgoglio e il buon gusto di non
impugnare il presente testamento.
Siete dunque sul
lastrico e da qualche anno vivete al di sopra delle vostre
possibilita'. Quando ne sarete informati, sara' tardi per ogni rimedio
e avrete finalmente un buon motivo per portarmi rancore per tutto il
resto della vostra vita.
Spiacente di avervi
conosciuto. Mi auguro di non rivedervi mai piu'."
"
Se morirebbe prima mia moglie "
"Testamento
di me medesimo malato tisico
(1)
lucido di mente, scritto a mano contro mia moglie Maria Cannavacciuolo
maritata Buonomo Gennaro che sarei io.
Se
morirebbe prima mia moglie di me sarei grato a San Gennaro a ceri e
fiori finacche' campo. Ma lei si è sempre curata bene e schiatta di
salute alla faccia mia che non ce speranza, io credo.
Approfitto della controra che sta' stravvaccata sopralletto per
scrivere nascostamente nel gabinetto su carta tipo igienica
(2)
il mio lascito testamento di robbe poche ma stentate, col sudore della
fronte per tutta una vita onesta ma sfortunata. Che se si sveglia sono
mazzate.
Non
avendo la infamona fatti i figli perche' e' arida di panza e di cuore
(3),
lascio il basso di abitazione a mio nipote Libberato figlio di mio
fratello Vittorino.
A mia
nipote Italia, sempre figlia di Vittorino, lascio per dote la mobilia
con la biancheria di correto, l'anello mio, la catenina e il
curniciello (4)
della buonanima del nonno.
Non cio'
altro.
Quando saro'
morto dovete cercare il mio testamento qui presente dietro
all'armadio. Se non lo cercate dietro all'armadio non lo trovate, e
allora e' inutile che lo cercate."
(1) Malato di tisi
o rinsecchíto per altro male.
(2) Il testamento
è scritto su un foglio di cartapaglia usata per incartare.
(3) Cioè la moglie
è sterile, ma lo dice con cattiveria.
(4) Un piccolo
corno di corallo cui si attribuiscono poteri antifattura.
"
Secondo consiglio di Peppe "
"Testamento lografo da me confezionato secondo consiglio legale di
Peppe 'a paglietta
(1)
che se ha sbagliato l'affogo dall'aldila' morto e 'bbuono. Dice che,
essendo moribondo, la mia volonta', scritta a mano con la data e la
firma, vale pure cogli errori e sparambio il notaro.
(2)
Percio' io mi fido e scrivo come posso.
In
primis. Tutto ai miei figli e niente a mia moglie diciamola cosi', che
mai la voletti sposare e feci bene. Madre disamorata. Chi sa dove sta.
In
secundis. Leggittima a Michele figlio, leggittima a Elena figlia,
leggittima a Gaetano figlio dal loro caro padre estinto qui presente
che li ha riconosciuti al tribunale e li vuole bene come sanno.
In
terzis. Superchio a sorema
(3)
e al soprastante Peppe suo marito, con onere di cura fino a morte
fatta e esequie. Se muore Peppe prima di me, che mi pare possibbile
datosi che sta scassato buono per vizzi di gioventu'
(4),
il superchio va tutto a sorema con onere di cura e di esequie come
sopra.
In
fundis. Mi arracomando le esequie. Non facciamo le solite figure di
pezzente."
(1)Così è soprannominato un
avvocato faccendone. Probabilmente Peppe è un faccendone che
intendendosi di legge ha fama di essere avvocato. Comunque, in questo
caso, ha fornito istruzioni esatte.
(2)
E risparmio le spese del notaio.
(3)
Ciò che supera, ossia la disponibile, a mia sorella.
(4)
Che sta molto male in salute, rovinato da giovanili abusi.
"
Se esco vivo dalla bara "
" Disposizioni testamentarie
irrevocabili.
Questo e' l'ultimo mio
testamento olografo, prometto di non farne piu' e annullo gli
antecedenti.
Credo spero ed amo Dio mio
creatore e Redentore e spero che San Giuseppe, pel quale tanto ho
speso e faticato in vita, voglia presentare la mia anima al trono
della Misericordia del suo Figliuolo con un poco di amicizia e senza
scherzi.
Istituisco erede universale
mio nipote Albino fu Luigi, di tutta la proprieta' stabile, instabile,
mobili, fondi, danaro, diritti, azioni, terre, come mi appartengono se
mi appartengono con la preghiera di essere sempre religioso e virtuoso
e di rivolgere le sue attenzioni ogni tanto anche al mio San Giuseppe.
Io ho molto faticato e molto
lucrato nella mia lunga vita sempre con l'aiuto di San Giuseppe, e se
adesso lascio poco e piccola la mia proprieta' e' perche' ho dato e
beneficato sempre tutti i miei parenti, la mia cara Chiesa e la
congrega di San Giuseppe. Non lascio legati, messe o funerali: il mio
erede che mi ha amato e stimato in vita si ricordera' di me colla
famiglia dopo la morte.
Voglio e pretendo solo che sia
fatto quello che ho ben spiegato, e chiamo a testimone del mio
desiderio la Misericordia, San Giuseppe e tutti i Santi oltre che la
coscienza del mio erede e della mia beneficata famiglia. Dopo che la
mia salma e' stata esposta e prima di interrarla, nella bara speciale
che mi sono fatto fare per l'occasione dovete mettere due litri
d'acqua minerale non gasata, un pacco di freselle
(1), la dentiera, la pila magnum
con le pile cariche e il iochitochi
(2)
per chiamare mio nipote nel caso che mi sveglio dalla morte apparente,
come gia' mi e' successo una volta mentre ero sul letto mortuario.
Troverete tutto questo gia' preparato nel mio comodino.
Faccio poi obbligo a mio
nipote erede universale, col quale abbiamo gia' fatto tutte le prove,
di rimanere sintonizzato con la mia salma interrata giorno e notte
almeno per quarantotto ore.
Se mi sveglio e lo chiamo e
lui non risponde gli mando l'anatema e nessuno potra' per questo
condannarmi, nemmeno San Giuseppe. E se poi esco vivo dalla bara gli
tolgo l'eredita' a lui e a San Giuseppe, cosi' avranno piu' tempo per
distrarsi.
Non ho altro da aggiungere se
non baci e abbracci, e la speranza di lasciarci il piu' tardi
possibile. Nella bara non dimenticate la dentiera a portata di mano.
(1)
Pane scuro biscottato in forma di fette o di caratteristiche
ciambelle.
(2)
Apparecchi radio ricetrasmittenti (probabilmente allude al walkie
talkie).
"
Voglio stare in mezzo "
"Trovandomi momentaneamente sano di corpo e di mente, approfitto per
disporre dei miei beni nel caso dovessi morire come chiunque altro.
Formo
percio' questo testamento dal quale restano revocati tutti gli
anteriori.
Istituisco mio erede universale legando a suo favore alcunche' la mia
governante Giovannina Della Pietra fu Ciriaco e fu Antonia, entrambi
Della Pietra, dalla quale ricevo assistenza come di fatto mi assiste.
Voglio ricordare ai miei figli quanto disse loro la mamma prima di
morire: " non vi lascio nulla, vi lascio l'educazione ". E nulla sia.
Siate quindi educati. Faccio mio questo pensiero nella speranza che
anche le mie nuore e i miei nipoti cercheranno di metterlo in pratica
tutti i giorni. E la prima educazione e' non impugnarmi il testamento.
Questa e' la mia volonta' che desidero sia rispettata anche dall'erede
universale che deve consentire il seppellimento di tutti i miei cari
discendenti e ascendenti nella mia bella cappella di famiglia.
A questo proposito, per certi miei
progetti, dispongo che il sarcofoma
(1) sotto la mia bara posta
sotto a quella di mia moglie, deve essere usato solo dal cadavere di
Giovannina e da nessun altro. Ossia, voglio stare in mezzo.
Se
non muoio e sto meglio, puo' essere che faccio un altro testamento e
per questo metto in riserva il diritto. Resta percio' inteso che vale
sempre il testamento piu' posteriore e se desidero posso cambiare
sarcofoma."
(1)
Sarcofago.
"
Non vendete li bestia "
"Io qui sotto scritta Filuccia
Aloe' nata a Cimitile dichiara di essere proprietaria di un pezzetto
di terreno sito nel comune di Montella inomenato Bellavista confinante
con eredi Giova, erede Diulio, e strada pubbica
(1).
Di questo pezzetto di terreno
faccio il terzo a mio figlio Pietro che si lo debba distaccare sempre
dalla strata pubbica a andare giu', cioe' da sopra fino dove arriva il
terzo di questo fonto. La rimanenza fanno un po' apperuno
(2)
tutti li altri miei figli mascoli e femine che sono 11.
Mi
arraccomando a tutti, non ventete li bestia. Ci hanno sussistito la
vita come cristiani. E custovite
(3)
bene lo ciuccio
(4) che una volta
vi scappa senza ritornare piu' come fece vostro patre."
(1)
Pubblica.
(2)
Ciò che resta va diviso un po' per ciascuno.
(3)
Custodite.
(4)
L'asino.
"
Per me basta così "
"Col presente testamento
tipografico, non avendo figli, chiamo erede universale Gigino o
Giginuzzo mio nipote, figlio di mio fratello Attilio.
Egli in cambio della mia
attenzione deve compiere una grande giustizia familiare, cioe' deve
liquidare una quota ereditiera a suo zio Emilio, l'altro mio fratello
perché non deve avere piu' valore una scrittura che Attilio mi fece
firmare contro di lui senza farmi comprendere di che si trattava.
Perindimodoche' noi fratelli saremo finalmente uguali ereditieri di
nostro padre.
Dopo ereditato, Giginuzzo deve
donare a Emilio la campagna dietro la masseria che meta' riceve da me
e meta' ha già ricevuto dalla bonanema di suo padre Attilio. Le due
metà unite fanno appunto la quota che spettava a Emilio. Come dice il
detto e come dico io, e' meglio tardi che mai!
Non lo faccio io il lascito a
Emilio perche' si puo' rifiutare per orgoglio. Lo fa Giginuzzo per me,
ma deve sembrare un pensiero suo spontaneo.
In caso di opposizione di una
moglie di noi fratelli, che hanno sempre seminato la zizzania tra noi,
rimane questa mia volonta' da rispettare, faccio un lascito ad Emilio
della mia campagna sopradetta che solo lui di persona puo' rifiutare.
Per validità di legge, preciso
che ho scritto questo tipografico personalmente senza nessuno attorno,
in sanita' di mente e chiarezza di veduta oggi che sono sano di mente
come tutti sanno, mentre sicuro ero un poco rimbambito al momento
della
scrittura disereditiera di Emilio che
percio' dicesi invalidata ad uso delle legge che stanno correndo
(1).
Se le legge non correno e' inutile discutere, vale sempre la mia
volonta' testamentaria come sono bene informato.
Precisazione volontaria:
poiche' mia moglie e i governativi non hanno fatto mai niente per me
ma solo scocciature, tasse e controtasse, spese e controspese che mi
hanno affogato come un purpo
(2),
io prego l'erede universale di dare a loro il meno possibile, ancora
meglio se niente. Io credo che Giginuzzo ci riesce perche' non e'
fesso, l'ho cresciuto io.
Non lascio nessun regolamento
di messe o di esequie perche' tanto i vivi fanno sempre come pare a
loro. Spero solo nella bonta' divina che l'altra vita e' meglio di
questa. Se no, per me basta cosi', non gradisco."
(1)
Che sono in vigore.
(2)
Polipo.
( Testi tratti
dall'opera citata, ai sensi dell'art. 70 L. 22/4/1941, n. 633 e successive
modifiche)