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AXE - dicembre 1998 - pag. 12

EURO JAZZ: ROCCO ZIFARELLI

Viene dal Sud Rocco Zifarelli, e le sue origini si sentono sincere nell'amore per la melodia e nelle atmosfere intrinse di influenze etno, che trapelano dal suo primo disco solista Lyndon (Via Veneto Jazz).

Nato nel '67, inizia a suonare giovanissimo, affascinato dai gruppi a cavallo tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70:"Sono cresciuto con i Beatles prima, e poi piano piano mi sono avvicinato a Eric Claptlon, agli Allman Brothers, ai Led Zeppelin. Da ragazzo suonare era come giocare. Mi piacevano le canzoni, ma mi rendevo conto che cíera una differenza anche nei cantautori. Quando arrivò Pino Daniele, che è un musicista armonicamente molto preparato, ho capito che le sue erano canzoni belle, ma con accordi difficili, giri armonici differenti, che venivano fuori dalla musica americana. Ho sempre avuto una propensione per il suonare ad accordi, le armonizzazioni. Per suonare bene devi conoscere perfettamente l'armonia, i movimenti armonici. la disposizione delle note, degli accordi, come muoverli. Poi il jazz mi ha insegnato tutto... Volevo sentire cose diverse dal Rock; ho cominciato ad ascoltare Larry Carlton, Lee Ritenour, Mike Stern con Miles Davis. E subito dopo fui scioccato da Pat Metheny". 

Non poteva certo immaginare un percorso artistico cosi ben riuscito Rocco, che proprio da Metheny riceve un buon consiglio per il suo primo disco solista:"Mi ha detto di fare un disco con una sonorità unica, cosa suggeritami anche da Steve Khan, oppure buttarmi su un lato piu jazzistico-acustico, perché questo è il momento buono..."Rocco racconta con fervore il lungo lavoro alla base della sua preparazine:"Feci dei seminari: ne ricordo uno in particolare con John Scofield nell'85, in cui non capii proprio niente, perché il livello era molto avanzato. Fino ad allora avevo suonato a orecchio. 

Ho fatto musica per matrimoni, tarantelle, liscio, funk, soul...". Tra le grandi influenze nel suo stile si avvertono forti quelle di Allan Holdsworth e Scott Henderson:"Fra i chitarristi elettrici che usano il suono distorto, Allan Holdsworth e Scott Henderson sono quelli che mi hanno influenzato di più. Allan è grande per quello che ha fatto: oggi si suona quello che lui ha fatto 20 anni fa. Scott mi ha sconvolto subito... Ha sempre presenti tutti gli elementi della musica: ritmo, armonia e melodia, cose che cerco sempre di tener vive anche nella mia musica, e poi un suono originale. Comunque sono molti anni che non ascolto più solo chitarristi: Brecker, Jarrett, Coltrane... Oggi mi piacciono moltissimo Egberto Gismonti e Bill Frisell, che ha una varietà di suoni mostruosa ed è geniale nella composizione".

Arrivano poi collaborazioni importanti: Drupi, Anonimo Italiano, Gegé Telesforo, ma anche tante produzioni minori, di quelle forse mai uscite."Sinceramente sono un chitarrista particolare e vengo chiamato per cose particolari. Tendo a mettere in evidenza le mie caratteristiche. Ennio Morricone, per esempio, mi sfrutta per le mie capacità, e questa è la dimostrazione di quanto sia grande: non mi chiede di suonare 'alla' Ma ovviamente quando devo lavorare lavoro".

Si classifica primo al concorso Eddie Lang del'91, suona con i migliori jazzisti italiani e oggi milita stabilmente nella formazione del clarinettista Tony Scott. Non mancano i lavori in televisione, con Renzo Arbore e l'orchestra della RAI, e le colonne sonore, con i maestri Ennio e Andrea Morricone. Nel '93 esce Terre (Via Veneto Jazz), bel CD fusion con forti tendenze etniche, a nome Xenia, gruppo formato insieme a Giovanni Imparato, Marco Siniscalco, Pino e Pietro lodice. con la collaborazione di Paul McCandless. 

E ora il disco solista... 
Non accostiamoci a questo CD con noncuranza: stiamo per ascoltare uno dei chitarristi italiani contemporanei più amati e completi, tra i pochi giovani conosciuti anche all'estero. Rocco Zifarelli ha nelle sei corde della sua arco-chitarra frecce di grande potenza e precisione. La sua tecnica è a livelli altissimi e si esprime in uno stile moderno, che padroneggia suoni distorti, effettistica e leva vibrato, tanto quanto ardite soluzioni armoniche e melodiche, come si può apprezzare nella spumeggiante Pacman che apre il CD:"Per la chitarra elettrica (costruita dal liutaio romano Fabio Cotta, con il nuovo vibrato AlecB modificato, pickup Lace Sensors al manico e al centro e Duncan Holdsworth o Hot Rails al ponte) ho due suoni fondamentali: uno molto compresso, che uso sia per i soli che per i soli armonizzati, e uno distorto fornito da un ADA MP-1 un finale Mesa/Boogie e una Red Box H&K in diretta. Sul CD per i distorti c'è un delay cortissinio, 15 ms a destra e 10 a sinistra, generato mandando al banco un Digitech GSP 2101, una macchina molto potente, di cui uso la parte clean, quella senza valvole; ha un timbro molto acustico, bellissimo con la semiacustica; lo uso in diretta anche con le acustiche.

Poi c'è il delay aggiunto. Il suono compresso è identico, ma invece del delay c'è un chorus a quattro voci. Mi piacciono i suoni senza attacco, morbidi. Ho dovuto svilupparli per necessità: il mio suono compresso è molto difficile da controllare, come pure quello distorto. Bisogna cercare di zittire lo strumento e far uscire solo quello che serve. Con il mio suono posso avere molto sustain e fare degli accordi. Avendo suonato per tanti anni in trio, sono abituato ad avere la situazione in mano: armonizzo quasi ogni nota e quasi tutti i miei temi sono armonizzati". 
Alziamo il volume nell'ascolto per apprezzare le delicate dinamiche, i colori e la ricchezza di arrangiamenti di questo Lyndon, che ha tutto il respiro delle produzioni internazionali. In questo aiuta la presenza di Paco Sery alla batteria in tre brani; ma non è certo da meno la crema ritmica sfornata dai nostrani Agostino Marangolo, Pietro lodice e Maurizio Dei Lazzaretti alle batterie, dal giovane Matthew Garrison e da un grande Pippo Matino al basso. E sono tanti altri i musicisti (da Javier Girotto a Giovanni Imparato) che hanno collaborato a questo CD, a testimonianza di un considerevole sforzo produttivo che, dove richiesto, non ha lesinato su vere sezioni di archi e di fiati:"Mi piace rischiare. Lavorando in RAI, mi portavo le parti da provare e chiedevo un parere ai musicisti dell'orchestra. Ma non ho avuto il coraggio di arrangiare gli archi. La chitarra è uno strumento stranissimo, è incredibile come trasporti il voicing su altri strumenti. Per i fiati, per esempio, trasporti gli accordi e tutto funziona. Ma gli archi sono diversi e il lavoro l'ha fatto Pino lodice, uno dei musicisti più completi che conosca."

I brani si susseguono cavalcati dal fraseggio spesso nervoso, ma sempre fluido, ragionato, apparentemente arrangiato di Zifarelli,"In Sierra Nevada c'è una cosa che facevano sempre Michael Brecker o Larry Cariton, il solo insieme alla sezione di fiati, ma al contrario: ho costruito l'arrangiamento sul solo, cercando di creare degli obbligati che si fondessero sulla chitarra."Non mancano episodi rilassati e introspettivi come Sguardi, che vede il chitarrista alle prese con la classica, il VG8 e le delicate percussioni di Imparato e lodice; o con strumenti etnici come in Preloud e Interloud, ancora con Imparato (casuale la presenza nei titoli della sillaba oud?)."Uso una Seagull con corde in metallo e una classica costruita da Fabio Cotta. Miscelo piezo e due microfoni, uno vicino alla buca e uno più distante. Per l'oud ho usato tre microfoni."

Più di sette minuti di Lyndon sono dedicati a una rilassata versione di Havona di Pastorius, unico pezzo estraneo alla penna, ma non al plettro, di Zifarelli. Un disco assai immediato nella scrittura, nella scelta dei musicisti, nella cura degli arrangiamenti, nella compostezza del missaggio (affidato a Eugenio Vatta e Marti J. Robertson, fonica americana che ha lavorato con Steely Dan e Marcus Miller) per ottenere grande compattezza e omogeneità."Volevo un prodotto di livello alto. C'è troppa produzione 'sbilanciata' in giro. Certi prodotti sembrano fatti tanto per essere fatti: composizioni deboli, suoni brutti, copertine che sono pezzi di carta... Se fai un disco che va in distribuzione, devi fare un prodotto che possa stare in vetrina accanto a quelli di Gismonti e Metheny, cercare di rendere al 100%."
Giusto, no? 


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