Lo stile
Toscano interessa la quasi totalità delle sue parti ma la facciata
pone non pochi quesiti!
Per la chiesa di
Santa Giusta non si hanno dati certi che ci informino sulla sua origine ma sembrerebbe potersi datare nel terzo decennio del XII
sec. viste le sue analogie, sopratutto nella zona absidale, con la testata meridionale del transetto del Duomo di Pisa, consacrato nel
1118.
Le semicolonne addossate, dell’abside, qui
come nella chiesa pisana poggiano su elementi dadiformi che interrompono la scarpa dello zoccolo,
le stesse, in sommità, come a Pisa, terminano
con dei capitelli classici sormontanti abachi a tavoletta e
pulvini cubici da cui si dipartono poi gli archetti di coronamento.
La ex Cattedrale di Terralba distrutta nel secolo
scorso, a poche decine di chilometri, può essere poi un altro importante indizio utile alla datazione.
Del Tempio terralbese non resta oggi che una fotografia sbiadita della
zona absidale e il testo, tramandatoci dagli storici di un’epigrafe,
anch’essa scomparsa.
Mentre la fotografia permette di accertare anche nel
abside della cattedrale di Terralba gli stessi caratteri riscontrati a
S. Giusta, e questo già dimostra la contemporaneità di costruzione delle
due chiese, l’epigrafe fissa la data del 1144 confermando la datazione
già supposta per la chiesa in questione.
Problematica appare per la chiesa di S. Giusta l’interpretazione
della facciata che presenta motivi di chiara derivazione toscana, quali il
timpano capeggiato al centro dalla losanga gradonata e il portale
architravato con arco di scarico che sottintende una croce scura. Questi
elementi sono però inseriti in un disegno di lesene e arcate a spigolo vivo su una superficie
di assoluta nudità che non lascia intendere precisi modelli di
derivazione. Anche la grande finestra triforata sopra il portale rimane
lontana da esempi toscani e sembrerebbe potersi attribuire a una mano
islamica.
All’interno la chiesa è divisa in tre navate, quella
centrale con copertura lignea, le laterali più basse con volte a crociera,
in accordo con prototipi pisani.
Colonne e capitelli, che sorreggono le arcate di
separazione tra le navate, sono di spoglio, cioè provenienti dalle rovine
della antica città di Tharros, importante centro a una ventina di chilometri da
Santa Giusta, sulla punta della penisola del Sinis, abbandonato nell'alto
medioevo ma particolarmente attivo in epoca fenicio, punica e romana.
Proprio perché di recupero non c’è
uniformità nei sostegni, per cui si
vedono colonne scanalate in verticale, elicoidalmente o più semplicemente
lisce, in marmo bianco venato grigio o rosso… Troviamo poi capitelli
ionici, dorici e corinzi; solo quelli inseriti nelle prime due colonne a
sinistra e sulla seconda a destra sono costruiti ad hoch: interessanti
perché mostrano nella
loro fattura caratteri che sembrerebbero di derivazione islamica.
Il presbiterio è rialzato per la presenza di una
cripta, elemento raro per una architettura di periodo romanico che
deriverebbe forse dalla presenza in origine in quel luogo di un martyrium,
cosa non improbabile visto il carattere cimiteriale che aveva la zona in
età più antica.
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Facciata
spoglia con un disegno di tre arcate...una grande trifora...due,
solitarie colonne addossate alla parete...due mensole scure, a mezza
altezza, alle estremità...
Che
disegno può essere stato pensato in origine per questa
facciata?
Che
modelli può aver seguito?
...Sia
nel disegno generale che nei suoi particolari?
la trifora per esempio? |
facciata
trifora
scorcio
abside |