La chiesa di San Pietro di Zuri porta con se tante
singolarità: singolare per i suoi connotati stilistici, singolare per
la sua storia più recente e singolare perché di essa si conosce con
certezza il nome e la provenienza del suo costruttore.
Il luogo in cui si trova oggi non è quello originario:
Inizialmente la chiesa, si trovava infatti la dove oggi esiste un lago
artificiale , l’Omodeo. In occasione dell’invasamento del bacino per
evitare di sommergere l’ edificio si decise di spostarlo e pietra dopo
pietra, nel 1926 , fu ricollocato in una posizione più elevata non
lontano comunque dal sito iniziale.
Un epigrafe incisa nella parte alta della facciata
ricorda la data di consacrazione, il 1291, e il maestro che eseguì i
lavori: Anselmo da Como.
Dai modi prevalentemente lombardi, già a una prima
occhiata ci si accorge come l’impianto e i tratti del suo stile isolino
la costruzione rispetto ai più diffusi esempi medievali di impronta
toscana sparsi nell’isola. Ma il maestro comasco non rimane comunque
indifferente ai modi romanici fino ad allora sperimentati in Sardegna.
La facciata, ricostruita nella parte superiore in
occasione della costruzione del campanile in epoca più tarda rispetto
alla chiesa, conserva il suo pezzo migliore nel portale a strombo
raccordato con gli specchi laterali di facciata attraverso la cornice superiore e lo zoccolo di base ma anche e
soprattutto attraverso il fregio continuo sopra la porta che si espande,
saltando le arcate laterali, fino alle estremità del prospetto: La scultura entra così a far
parte del sistema architettonico fondendosi con esso.
Nei fianchi si può riconoscere la suggestione dei
modelli propri della esperienza romaica sarda: la scansione parietale
fatta di esili lesene piatte, raccordate in sommità da archetti pensili, sembra richiamare infatti il motivo del lato
sud della chiesa del San Nicola di Ottana.
L’abside ricostruito entro il 1336, come testimonia
una iscrizione parietale, è in stile catalano-aragonese. Ha forma
poligonale: tre specchi di cui quello centrale con monofora lobata
strombata e i due laterali con oculi.
La singolarità della fabbrica si legge anche all’interno.
A navata unica si caratterizza per la sua luminosità e profondità, non
certo per la sua altezza che al contrario della consuetudine tipica nelle
chiese medievali sarde non si slacia verso l’alto ma mantiene un
rapporto di parità con la larghezza della nave.
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