WACKEN OPEN AIR 2001
02-04/08/2001 - Wacken (Germania)

GENERALE - L’organizzazione dell’evento è stata davvero ottima e rispetto all’ultima volta che ci ero andato (1998) i miglioramenti sono stati tanti e notevoli. Un tipo di festival che qua in Italia possiamo solo sognare senza speranza sotto ogni punto di vista... da quello sociale a quello burocratico, economico e (perchè no? visti gli ultimi eventi di quel festival in Sicila!) politico. Complimenti allo staff degli organizzatori di Wacken, che dimostrano di fare il possibile per migliorare di anno in anno!

SICUREZZA - Sotto il profilo della sicurezza, i controlli erano severi e non risparmiavano nessuno, per prevenire che venissero introdotte bottiglie, lattine, oggetti pesanti o pericolosi di qualunque tipo... tra l’altro, ho notato con piacere che l’uso delle macchine fotografiche era comunque ammesso a tutti (ma solo i fotografi con il relativo pass potevano invece utilizzare attrezzature professionali). 
SCALETTA - Migliore l’organizzazione della scaletta, che permetteva di vedere parecchi gruppi con il minor numero di accavallamenti (la volta precedente era stato invece un grosso problema seguire l’evento senza dover rinunciare all’inizio o alla fine di molti show), e molto buona anche la distribuzione dei percorsi per andare da una parte all’altra del festival.
ACUSTICA - Dal punto di vista dell’acustica, il palco migliore si è rivelato quello intermedio – il Party Stage – che non presentava dei volumi esagerati e non eccedeva in quanto a frequenze basse (tutti gli headliner sui due Mega Stage hanno invece sofferto di questo problema, tranne i Motörhead per cui il volume era altissimo ma perfetto)... inoltre, non aveva problemi di sovraffollamento come i palchi principali. Da evitare invece il Wet Stage, quello dedicato alle band emergenti e locali, quando doveva ospitare band più affermate come Arch Enemy o Behemoth.
STAND - Sempre più grossa l’area dedicata agli stand delle label (c’erano sia quelle grosse come nuclear Blast, Metal Blade e Century Media, sia quelle piccole tipo la Morbid, la Last Episode e via dicendo...) e dei negozi o mailorder: dozzine e dozzine di espositori con CD, vinili e merchandise in vendita con prezzi da sballo (i CD andavano dai 6 ai 25 marchi), molti dei quali accessibili senza bisogno di dover pagare il biglietto del MetalMarkt, comunque irrisorio (4 marchi).
IGIENE - Concludendo, per quanto riguarda l’igiene, i bagni erano parecchi e ben distribuiti (non mancavano nemmeno le docce) ed il fatto di essere a pagamento portava ad ottenerne la pulizia periodica... quelli gratuiti invece erano ovviamente inutilizzabili già al secondo giorno di campeggio. In ogni caso, sembra che la natura sia sempre la soluzione più efficace... i campi di Wacken sono ora senza dubbio ben concimati fino al prossimo anno!

GUIDA AI VOTI
@ = scarso
@@ = mediocre
@@@ = sufficiente
@@@@ = buono
@@@@@ = ottimo

2 AGOSTO

FINNTROLL
In occasione del warm-up day, che prevede solo tre gruppi nel programma della giornata, tocca ai finnici Finntroll l’arduo compito di aprire le danze dell’intero evento. Saliti alla ribalta con il loro nuovo fantastico “Jaktens Tid” (ma anche il precedente “Midnattens Widunder” era ottimo), la band è riuscita a smuovere e convincere il già numeroso pubblico con il proprio mix di sonorità folk a metà tra il death metal melodico e gli Amorphis di un tempo (ah, che nostalgia!). Peccato per la mancanza di gran parte degli strumenti tradizionali – qua sostituiti da relativi samples sui synth – che avrebbero fatto un effetto del tutto diverso se eseguiti realmente on stage. In ogni caso, performance impeccabile ed assai coinvolgente.
Voto: @@@@

IMPOTENT SEA SNAKES
Giunti dagli Stati Uniti per rimpiazzare i Crematory, gli Impotent Sea Snakes si sono rivelati un fenomeno da baraccone assolutamente inutile, adatto solo ad essere oggetto di scherno e divertimento. La band ha offerto uno show in cui non era di certo la musica il fulcro (una sorta di rock’n’roll abbastanza moderno e... americano), bensì le performance pseudo-trasgressive a base di sesso e donne nude... un concerto ed un gruppo da dimenticare al più presto.
Voto: @

W.A.S.P.
Terzo ed ultimo gruppo del giorno di rodaggio, gli W.A.S.P. si sono dimostrati – come da copione – una vera forza della natura, nonchè una delle migliori band dell’intero Wacken Open Air. Per chi li aveva visti al Gods of Metal, credo che lo show di Wacken sia stata solo una “semplice” riproposizione di quanto già visto, con la non trascurabile differenza di trovarsi in un contesto meno caotico e fisicamente più confortevole. Scaletta variegata ma piena di classici specialmente nella seconda parte dello show (“Fuck Like a Beast”, “The Real Me”, “I Wanna Be Somebody”, “Sleeping in the Fire”, “Chainsaw Charlie” e “Love Machine” vi bastano?) per una performance adrenalinica e del tutto priva di cali.
Voto: @@@@@

3 AGOSTO

CARNAL FORGE
Mi dispiace per i thrashers Deceased, che ero pur curioso di vedere, ma la mia giornata inizia un paio d’ore dopo con gli svedesi Carnal Forge. Ammetto di non aver mai apprezzato un granchè la band nelle prove in studio, ma non si può di certo dire che il loro concerto sia stato brillante... thrash-death metal svedese troppo simile a quanto fatto da dozzine di altri gruppi, ma soprattutto poca personalità on stage. Il risultato è stata la noia dopo i primi venti minuti, che mi hanno portato a cambiare palco per vedere i Soilwork (anche se l’avrei fatto comunque/nda).
Voto @@

SOILWORK
A dispetto delle sterili critiche relative allo splendido “Predator’s Portrait” (un disco fatto a tavolino, una band svenduta, ecc.ecc.), i Soilwork hanno devastato tutto e tutti verso l’una di pomeriggio del secondo giorno del Wacken. Esecuzione impeccabile di tutta la band, a tratti davvero strabilianti i chitarristi, con uno Strid in piena forma che ha fatto smuovere la folla (piuttosto mattiniera, va detto) come pochi altri frontman hanno fatto. Dal vivo il loro death-thrash melodico acquista una dimensione del tutto inedita, ed i pezzi nuovi si caricano di energia risultando addirittura migliori della versione su CD... ottimi, senza dubbio.
Voto @@@@@

NAPALM DEATH
Una breve pausa ristoratrice dopo il concerto dei Soilwork, per poi andare di corsa verso il Double Main Stage per il concerto di Shane Embury e soci. Un sound lercio, devastante e spaccaossa, per tre quarti d’ora di massacro totale. Migliaia le persone presenti, per uno show davvero ottimo in particolare sotto il profilo della tracklist: da un medley di “Scum” fino ai pezzi dell’ultimo “Enemy of the Music Business” passando per “Plague Rages”, “Breed to Breathe”, “Greed Killing”, “Harmony Corruption” e tantissime altre tra cui ben due volte la cover di “Nazi Punks Fuck Off” e “Politicians” dei Raw Power. Un gruppo che ha fatto la storia del metal estremo, e che continua a farla... leaders, not followers!
Voto @@@@@

PRIMAL FEAR
Dopo essermi perso gli Exciter (in parte mi ero scordato, in parte ero impegnato in altro), che volevo assolutamente vedere, torno all’area del festival per guardare qualche altro show e – senza rimpianto ma senza entusiasmo – seguo la prima mezz’ora della band di Matt Sinner e Ralf Scheepers. Come una buona parte dei concerti power metal del Wacken, la folla è oceanica e prevalentemente esaltata, ma c’è da dire che a differenza di altri gruppi (Hammerfall, per esempio/nda), i Primal Fear se la meritano tutta. Show potente e dinamico, con pezzi estratti da tutti e tre i dischi, anche se la ripetitività delle canzoni alla lunga si fa sentire... non troppo però, perchè per me arriva l’ora di andare a vedere i Nasum.
Voto @@@@

NASUM
Da me stesso stroncati in fase di recensione per il loro “Human 2.0”, ero comunque curioso di vedere cosa avrebbe combinato il trio di questi grindcorers svedesi... e devo dire di esserne rimasto assai sorpreso! Ciò che su disco non funziona, dal vivo diventa invece parecchio coinvolgente, tanto che sono rimasto a vedere l’intero show (pur avendo l’intenzione di vedere il concerto di Paul Di Anno). Ottima la tecnica del trio, parecchio coinvolgente e caustica (forse troppo) la prova del frontman, con l’apice dell’intero concerto raggiunto dalla vecchia “Inhale/Exhale”.
Voto @@@

PAUL DI ANNO
Paul Di Anno, ovvero la tristezza fatta persona. Ho assistito solo alla conclusione del suo show, ma vi assicuro che vedere un simile mito ridotto in quello stato è una cosa davvero difficile da sopportare. I pezzi della sua band sono inascoltabili, e il buon Paul va avanti in maniera piuttosto goffa e grottesca solo grazie alle cover dei Maiden (dei primi due dischi, ovviamente). Ho visto poco, ma avrei preferito non vederlo per niente... faccio finta che sia stato solo un brutto sogno?
Voto @

NEVERMORE
Sui Nevermore sono sempre stato controtendenza: amo i primi due CD, non sopporto “The Politics of Ecstasy” e “Dreaming Neon Black”, mentre l’ultimo “Dead Heart in a Dead World” mi ha lasciato piuttosto indifferente dopo i primi quattro o cinque ascolti. Tuttavia, non volevo assolutamente perdere l’esibizione di Warrel Dane e compagni, che hanno riproposto praticamente la stessa scaletta dei concerti tenuti ultimamente (compresa “White Rabbit” dei Sanctuary, band che continuo a rimpiangere). Uno show impeccabile sia come esecuzione tecnica (certe ritmiche sono spettacolari), sia come capacità di coinvolgere il pubblico, soprattutto grazie ad un Warrel assai interattivo.
Voto @@@@

OVERKILL
Per me, una della band più attese della giornata. Nonostante sia rimasta orfana di Joe Comeau, la band di Bobby Blitz non dimostra alcun segno di cedimento ed offre un’ora di thrash metal letteralmente devastante. Un sound granitico ed un’esecuzione adrenalinica si uniscono ad una scaletta spettacolare, che vede la presenza di molti pezzi nuovi accanto a numerosi classici (l’apice viene raggiunto da “Fuck You!”, con migliaia di persone a cantare il refrain ed a fare il gesto) e si conclude con la mitica “Bastard Nation”, lasciando una marea di persone del tutto esauste (tanto pochi minuti dopo ci penseranno i Therion a far riposare tutti, eheh!/nda).
Voto @@@@@

HELLOWEEN
Avendoli visti già numerose volte, ho preferito ascoltare lo show a debita distanza mentre ero impegnato in altre cose (ci dovrebbe essere un box al riguardo), vista anche la durata un po’ esagerata. Anche se “The Dark Ride” si è a mio avviso rivelato deludente, non c’è molto da dire sugli Helloween, che ormai sono un’istituzione soprattutto in Germania... Andi Deris si conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, come l’uomo perfetto per la band tedesca (io l’ho sempre preferito a Michael Kiske/nda), e la folla è la tra più numerose dell’intero festival. Tra l’altro, i pezzi di “The Dark Ride” che su disco non convincono, dal vivo appaiono assai più validi e coinvolgenti.
Voto @@@@

THE HAUNTED
Senza parole... l’esibizione della band svedese è stata qualcosa di letteralmente strabiliante, grazie alla precisione chirurgica di uno show iper-violento, basato sui pezzi più aggressivi e massacranti (l’unico momento di respiro è stato “Hollow Ground”). Il vocalist Marco Aro è un frontman nato, il polo catalizzatore dell’intera band, e si rivela mille volte migliore che su disco... peccato che non sia stata eseguita nessuna cover degli At the Gates (come invece hanno fatto durante il tour), ma dopotutto non importa. Per quanto mi riguarda, una delle migliori band dell’intero festival... uno show che mi è rimasto profondamente impresso, anche perchè al momento di scrivere queste righe ho ancora un livido enorme su una gamba!
Voto @@@@@

DIMMU BORGIR
Salto i Saxon per prendermi una pausa ristoratrice a seguito dei The Haunted, e poi mi accingo a vedere di che pasta sono fatti gli autori dello splendido “Puritanical Euphoric Misanthropia” (per il fatto della line-up completamente rimescolata rispetto ai dischi precedenti). Penalizzati da un’assenza di chitarre all’inizio del concerto, i Dimmu Borgir stavolta si rivelano un mezzo fallimento con l’intera formazione statica e monotona... impossibile criticare l’esecuzione tecnica dei pezzi (soprattutto Nicholas è una vera e propria macchina da guerra), i quali sembrano uscire dal CD, ma lo show si rivela abbastanza tedioso e – complice la stanchezza di oltre dodici ore in giro per il festival – l’ora di tornare all’area camping arriva molto prima che il concerto finisca.
Voto @@@

4 AGOSTO

CRYPTOPSY
Faccio di tutto per alzarmi presto e vedere i Cryptopsy – che sono uno dei gruppi da me più attesi nell’intero bill – e riesco ad arrivare in perfetto orario. Un risveglio coi fiocchi, questi quarantacinque minuti di massacro totale ad opera dei canadesi brutal-grind deathsters, che purtroppo vedono per l’ultima volta Mike DiSalvo alle vocals. Una tecnica strabiliante (bassista e batterista fanno delle cose indescrivibili), per una scaletta a mio avviso perfetta... senza dubbio, uno dei migliori concerti di musica estrema nell’intero festival. Se capitano dalle vostre parti, non fateveli sfuggire per nessun motivo al mondo!
Voto @@@@@

VINTERSORG
Peccato per i Vintersorg, ma la band non riesce a trasporre dal vivo le splendide atmosfere di “Cosmic Genesis” (nè il black-folk dei primi lavori) senza apparire noiosa e ripetitiva. Mi aspettavo molto di più, alla luce delle release discografiche, ma evidentemente la mancanza di una vera line-up e l’assenza di attività live hanno portato ad avere un gruppo da studio... che forse dovrebbe appunto rimanere in studio, a sfornare ottimi dischi.
Voto @

DARK TRANQUILLITY
Anche se questa era la quinta volta che li vedevo dal vivo, devo ammettere di essere rimasto assai colpito dalla performance di tutta la band, rimessasi in carreggiata dopo il deludente tour di “Projector” (un album bellissimo da ascoltare, ma improponibile dal vivo). “Punish My Heaven” resta sempre il cavallo di battaglia, mentre mi ha sorpreso il reinserimento di “Zodjackyl Light” (che purtroppo ha significato l’esclusione di “Lethe”). Come al solito, è Mikael Stanne a catalizzare l’attenzione di tutta l’audience (soprattutto della percentuale femminile, eheh!/nda), mentre il resto della band rimane un po’ in background.
Voto @@@@@

CREMATORY
La gothic metal band tedesca avrebbe dovuto suonare due giorni prima, ma per motivi piuttosto futili (diciamo tranquillamente da rockstar) ha finito per prendere il posto degli Annihilator, che a loro volta sono slittati sul palco minore al posto degli Artch. Pare che questo concerto sia l’ultimo della loro carriera, perciò la band propone uno show “antologico” con estratti da ogni disco, anche dall’omonimo “Crematory” (l’unico album in tedesco) per la gioia dei propri connazionali. La folla è proprio tanta e sembra assai soddisfatta, ma per quanto mi riguarda il momento di sciogliersi è arrivato qualche anno troppo tardi... in ogni caso, i pezzi di “Illusions” e “Just Dreaming” fanno sempre la loro bella figura, anche se è una magra consolazione.
Voto @@

RAGE
Delusione! Ammetto di aver perso interesse nei confronti di Peavy a partire dal goffo “XIII”, ma non mi aspettavo di certo una performance così scialba e rattristante... che il gruppo sia ormai al capolinea? Una marea di pezzi estratti dagli ultimi dischi che danno vita a tante, troppe dimenticanze nei confronti di album-capolavoro come “Trapped!”, “The Missing Link” o “Black in Mind”. Speravo almeno che giocando in casa, i Rage avrebbero mantenuto in ottima forma i propri cavalli di battaglia, invece si è risolto tutto in uno show noioso e privo di mordente... un vero peccato. Come se non bastasse, il nuovo acquisto Victor Smolski appare anche assai fuori luogo (per le sue pose da guitar hero) a fianco del monolitico Peavy Wagner. 
Voto @@

ANNIHILATOR
Altro concerto strabiliante, per una band ormai storica. Lasciati alle spalle gli errori di metà anni novanta, Jeff Waters è rinsavito alla grande con due ottimi album come “Criteria for a Black Widow” e “Carnival Diablos”, acquistando anche l’ottimo quanto inaspettato cantante Joe Comeau (ex-membro degli Overkill). Un concerto di altissimo livello, che avrebbe potuto essere uno dei migliori dell’intero festival se solo avesse subito qualche ritocco alla tracklist (mancavano “Alice in Hell” e “The Fun Palace”, per esempio). Jeff Waters resta comunque il vero frontman degli Annihilator e cattura più attenzione del cantante, correndo da ogni parte del palco e interagendo con la folla... e non credo ci sia bisogno di parlare ulteriormente delle sue fenomenali doti di chitarrista, vero?
Voto @@@@@

SUBWAY TO SALLY
Gruppo famosissimo in patria, ma praticamente sconosciuto all’estero, sono una presenza quasi fissa nel bill del Wacken dai tempi del loro esordio nel 1994. Anche se ultimamente la loro miscela di folk e metal si è indurita e modernizzata sulla scia di In Extremo e Tanzwut, la band ha deciso di optare per uno show più in linea col vecchio stile, riarrangiando i pezzi nuovi in chiave folk e acustica. A giudicare dalle scene offerte, sembra che sia stato in assoluto il gruppo più apprezzato dell’intero festival... mai vista così tanta gente talmente attiva durante quei tre giorni! Buoni anche gli effetti scenici ed ottima l’interattività della band (non solo del frontman) col pubblico, anche se li avevo preferiti al Wacken di tre anni fa.
Voto @@@@

GRAVE DIGGER
Provo ad andare al concerto degli Arch Enemy, ma l’inspiegabile collocazione dello stesso mi porta a desistere... un capannone con un solo ingresso usato per le band minori, in questo caso pieno di migliaia di persone ad una temperatura disumana. Non sapendo che fare, torno quindi nell’area concerti per assistere alla performance dei Grave Digger, ma vi resto poco tempo a causa dell’esibizione noiosa e pachidermica (avrei fatto molto meglio ad andare a vedere i Tankard mi sa!). Un sacco di pezzi estratti dall’inascoltabile “Excalibur”, altrettanti dal mediocre “Knights of the Cross”, e resta quindi poco spazio per i vecchi classici... un vero peccato, perchè i Grave Digger quando ci si mettono, dal vivo sono una potenza. Come se non bastasse, Chris Bolthendal era anche piuttosto giù di corda...
Voto @@

JAG PANZER
Era già da qualche anno che attendevo di vedere i Jag Panzer dal vivo e sapendo che anche stavolta non ci sarebbe stato nessun tour di supporto al disco, Wacken si è rivelata come l’unica possibilità di vedere dal vivo i pezzi della band di Jon Tetley, Harry Conklin e Mark Briody. Uno show di matrice completamente eighties (a partire dal look del cantante), caratterizzato da una tecnica strumentale sopra la media ed un groove davvero dirompente. La scaletta, come prevedibile, presentava pezzi dell’ultimo “Mechanized Warfare” uniti alle tracce migliori di “Thane to the Throne” e “The Age of Mastery”. Complimenti alla band... fosse stato per me, li avrei fatti suonare anche di più!
Voto @@@@@

CULPRIT
Non me ne vogliano i fan, ma i Culprit li ho visti solo involontariamente per due motivi... pensavo che suonassero gli svedesi Naglfar (che invece erano stati anticipati) e volevo assicurarmi un posto prima fila per gli Opeth (il concerto successivo). Tuttavia, non nego di aver apprezzato abbastanza la performance di Jeff L’Heureux e soci, anche se a dire il vero al giorno d’oggi certe reunion appaiono un po’ grottesche... parliamoci chiaro, che senso ha una reunion nel 2001, quando la band ha pubblicato un solo unico album (lo stupendo “Guilty as Charged”) quasi venti anni prima? Come volevasi dimostrare l’area era praticamente vuota, dato che i Nightwish hanno praticamente rapito tutto il pubblico presente.
Voto @@@

OPETH
Per quanto mi riguarda, il concerto migliore dell’intero festival! Solo quattro pezzi (“White Cluster”, “The Drapery Falls”, “Advent” e “Demons of the Fall”) per circa quaranta minuti di musica, in cui la band di Mike Akerfeldt si è rivelata l’unica capace di far sognare la folla presente, trascendendo dalla pura esibizione fisica e musicale. Gli stessi membri della band sono sembrati praticamente assenti, eterei, con appena una manciata di parole per introdurre i pezzi e poi accomiatarsi. Una performance da brivido, quasi spirituale, che ha messo quasi in secondo piano il pur elevatissimo tasso tecnico della band... erano anni che non vedevo un concerto simile! P.S. Io ero in prima fila e non l’ho notato, ma pare che il concerto sia stato completamente rovinato dal volume esagerato dello show degli Hammerfall, che copriva le parti “silenziose” degli Opeth.
Voto @@@@@

DIE APOKALYPTISCHEN REITER
Cercando di sfuggire ad Hammerfall e Death SS, ascolto – senza vederli – i Motörhead (non picchiatemi!) durante una breve pausa ristoratrice... troppo tardi per apprezzare lo show di Lemmy, vado quindi a vedere i folli Die Apokalyptischen Reiter, black-metal band tedesca parodistica e divertente. Ancor meglio che su disco, questo gruppo di svitati offre uno show buono sotto ogni punto di vista... l’apice arriva comunque con “Heavy Metal” e “Metal Will Never Die”, spassose prese in giro dei Manowar che fanno scatenare la poca gente presente (all’una e mezza di notte e con i Sodom a quindici minuti di distanza, non c’erano dubbi).
Voto @@@

SODOM
Mi aspettavo grandi cose dalla band di Tom Angelripper, invece ammetto di essere rimasto assai deluso ed aver perso interesse nei confronti dello show dopo circa trenta minuti. Una miriade di pezzi identici tra di loro (tra l’altro eseguiti ad una velocità maggiore del CD), la band completamente statica ed un suono davvero sporco degli strumenti hanno portato alla sensazione di aver a che fare con un noioso minestrone-medley di pezzi dei Sodom. Certo, l’emozione durante l’esecuzione di “Agent Orange” (con tanto di gas arancione) è stata fortissima, ma da un gruppo di tale portata (tra l’altro posto in conclusione dell’intero festival) è lecito aspettarsi molto di più... speriamo che si sia trattato solo di una “serata no”. Peccato!
Voto @@

Alessio Oriani

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