ENCHANT - "Juggling
9 or Dropping 10"
(InsideOut/Audioglobe) |
80/100 |
Nonostante
il nuovo album dei californiani Enchant venga presentato dalla casa discografica
come il successore del capolavoro “Break”, mi sento di negare del tutto
questa affermazione, perchè a distanza di due anni gli Enchant sono
cambiati ed anche di molto. “Juggling 9 or Dropping 10” non può
essere definito progressive metal perchè, oggettivamente, non presenta
nessun elemento riconducibile agli stilemi del metal (se non in un paio
di momenti su “Colors Fade” ed “Elyse”)... gli Enchant infatti ora sono
una band di progressive rock. Fatta questa premessa, procediamo con l’esame
del disco. In oltre un’ora di musica, il four-piece americano ci offre
dodici pezzi dalle coordinate molto simili, contornati da un artwork d’effetto
perfettamente intonato all’enigmatico titolo... ciò che si nota
subito è che per questa occasione, gli Enchant hanno deciso di accrescere
in maniera esponenziale l’importanza delle melodie, senza però rinunciare
a certi marchi di fabbrica del passato. Questo “Juggling”, va messo ben
chiaro, è fatto di sonorità estremamente soft ed accessibili
e non presenta nessun momento duro o aggressivo, anche se non rinuncia
alla grande, incredibile tecnica strumentale che caratterizza la band sin
dagli esordi: questo aspetto viene però volutamente tenuto a freno
anzichè sbandierato attraverso virtuosismi fini a sè stessi,
perciò ci troviamo di fronte ad impegnativi giri di basso ed articolati
pattern ritmici filtrati sotto l’insegna della sobrietà e della
pacatezza (nessuno ricorda più “Inside Out” dei Fates Warning?).
La produzione cristallina incentra tutta la sua potenza sui ruoli del basso
e della batteria, mentre fornisce alle chitarre ed alle tastiere il compito
di creare delle raffinatissime melodie e supportare l’incredibile prova
del vocalist Tad Leonard (qui, va detto, ancora più emozionale ed
intenso che su “Break”!)... scompare inoltre un po’ della tristezza tipica
di “Break” e “Wounded”, per lasciare il posto a vocals e sonorità
più solari ed ariose. In particolare, troviamo molti passaggi in
cui le tastiere giocano con le chitarre acustiche usando effetti piuttosto
ricercati ed interessanti, ma non c’è più traccia dei turbinosi
assoli alla Dream Theater basati sul binomio chitarra-tastiere... si nota
infatti uno spostamento notevole tanto verso le radici del progressive
rock a nome Rush e Marillion, quanto un accostamento ad esperienze più
recenti (e diverse tra loro) come Arena e Porcupine Tree. Direi che gli
Enchant sono completamente maturati con questo lavoro e che i risultati
ottenuti dal punto di vista melodico sono davvero eccezionali, tuttavia
la troppa morbidezza delle canzoni e delle sonorità portano alcuni
pezzi a scivolare via senza lasciare molti ricordi (se non per quanto riguarda
certe parti vocali), perciò non si tratta di un risultato completamente
positivo. Sta comunque a voi decidere se preferite la nuova veste “soft”
rispetto alla malinconia ed il maggior tecnicismo del passato... per quanto
mi riguarda, “Break” resta su tutto un altro pianeta, ma anche questo “Juggling”
mi ha dato grandi emozioni.
- Alessio Oriani |
64 Minuti TRACKLIST
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