HELLOWEEN -
"The Dark Ride"
(Nuclear Blast/Audioglobe) |
N/A |
PREMESSA:
questa recensione si svolge sulla base di un promo realizzato dalla casa
discografica per evitare la pirateria, il quale presenta dieci canzoni
tagliate e solo una completa (la title-track). Segnalo quindi l’impossibilità
di dare un giudizio definitivo ed esauriente sull’album in questione. Dopo
il totale riscatto dai passi falsi fatti in precedenza, attuato con gli
stupendi “The Time of the Oath” (1996) e “Better Than Raw” (1998), la curiosità
e le aspettative verso il nuovo album “The Dark Ride” (il quale vede il
passaggio alla tentacolare Nuclear Blast) erano a dir poco enormi. Tuttavia,
le avvisaglie che qualcosa sarebbe cambiato erano piuttosto evidenti: l’album
di cover rock “Metal Jukebox” ed i recenti lavori di Andi Deris e dell’accoppiata
Kusch-Grosskopf (“Shockmachine”, un disco da non sottovalutare assolutamente),
visti in maniera complessiva anzichè unitaria, aiutano infatti a
capire meglio la svolta della band delle zucche, che per l’occasione abbandona
anche la veste grafica colorata e scanzonata di sempre. Forse in molti
avranno già acquistato il singolo “I Could Fly” e notato la discrepanza
che corre tra la title-track (stucchevole pezzo che pare uscire da un disco
del Bon Jovi attuale) e l’altra canzone “Deliver Us from Temptation” (discreta
bordata power dal sapore a metà tra Accept e Judas Priest)... beh,
questo dualismo contrastante si ripete anche nell’album, nonostante non
vi siano passaggi slegati o incoerenti. La produzione (frutto del lavoro
a quattro mani tra Charlie Bauerfind e Roy Z) è quanto di meglio
la band abbia mai avuto, con dei suoni estremamente pesanti, aggressivi
ed al tempo stesso limpidi come non mai, ed anche l’esecuzione risulta
ottima, con una precisione strumentale davvero stupefacente ed una prova
di Deris a dir poco stratosferica. I pezzi presenti invece, nonostante
siano legati a sonorità assai graffianti, si incentrano tutti su
delle melodie portanti semplici e ben definite e fanno ipotizzare delle
strutture molto prevedibili e vicine alla tipica forma canzone, la quale
non fa di certo onore alle potenzialità della band tedesca che sembra
essersi adagiata sugli allori ed aver realizzato queste tracce con ben
poco sforzo compositivo... tuttavia la title-track ci offre otto minuti
a cavallo tra stili diversi e repentini cambi di atmosfera (nonostante
all’inizio ricicli delle melodie da “Sole Survivor”), perciò rimane
piuttosto difficile immaginare se i pezzi incompleti debbano proseguire
banalmente con un altra strofa ed un ritornello conclusivo o ci possano
serbare delle interessanti sorprese. Fatto sta che “The Dark Ride” miscela
canzoni power piuttosto scialbe come “Salvation” (troppo vicina all’indimenticabile
“Father Time” degli Stratovarius) ed “All Over the Nation” ad altre composizioni
mediamente noiose tipo “Escalation 666” o “I Live for Your Pain”, ma ci
offre anche ottime tracce tra cui l’evocativa “Immortal Stars”, l’anthemica
“We Damn the Night”, le insolitamente cupe e maligne “Mirror Mirror” e
“The Departed”, o la sopraccitata title-track. “The Dark Ride” non è
di certo un brutto disco, ma dagli Helloween in questo momento è
lecito aspettarsi di più... d’altronde il promo sarà pure
incompleto, ma i margini di miglioramento non sono così ampi da
poterlo mettere allo stesso livello dei due album precedenti. Peccato!
- Alessio Oriani |
53 Minuti TRACKLIST
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