NILE - "Black
Seeds of Vengeance"
(Relapse/Audioglobe) |
80/100 |
Al giorno
d’oggi, ignorare i Nile nel contesto brutal death è di sicuro un’azione
imperdonabile... lo dimostra il loro debut album “Amongst the Catacombs
of Nephren-Ka” (1998), vero e proprio capolavoro-rivelazione del genere,
un album impeccabile, senza dubbio originale ed innegabilmente ultraviolento.
Dopo la recente ristampa della loro demo “Festivals of Atonement” e dell’EP
“Ramses: Bringer of War” all’interno della raccolta “In the Beginning”,
ecco finalmente giungere il secondo capitolo di questa terrificante macchina
da guerra dallo stile altamente personale ed invidiabile. Nella proposta
dei Nile si mescolano una brutalità esagerata figlia dei Suffocation
ed un uso malsano delle melodie sulla scia di quanto fatto dai Morbid Angel
a piccole parentesi dalle sonorità vagamente mediorientali e nordafricane,
caratterizzate in maniera semplice ed efficace dall’uso di tastiere, sitar,
gong, timpani, corni tibetani e cori tribali. Il tutto viene insaporito
da un violentissimo concept (strettamente legato alla mitologia egizia)
fatto di guerre, schiavitù, dittature e conquiste, perfettamente
interpretato dagli strumentisti e dai tre vocalist ed incarnato dallo splendido
artwork del CD. Discorso a parte va poi fatto per ciò che concerne
la tecnica esecutiva dei membri della band, la quale si attesta su livelli
davvero sorprendenti... in particolare è il lavoro di chitarra a
brillare, alternando un incredibile muro sonoro fatto di riff granitici
ed una serie di parentesi melodiche realizzate con numerosi assoli-lampo,
ma anche la batteria ci offre un’esecuzione stupefacente con innumerevoli
cambi di tempo e passaggi piuttosto fantasiosi. Nonostante si tratti ugualmente
di un disco splendido, devo però ammettere che mi aspettavo qualcosa
di più da questo “Black Seeds of Vengeance”, il quale non riesce
purtroppo a reggere il confronto col suo predecessore... sarà forse
per l’aumento indiscriminato delle parti brutali a scapito dei momenti
più originali e melodici, o forse per un songwriting leggermente
più frenato e diretto, ma non riesco a ritrovare l’emozionalità
e quella capacità di dipingere nella mente immagini forti e definite
come invece accadeva per “Amongst the Catacombs of Nephren-Ka”. Non mancano
tuttavia pezzi spettacolari che diventeranno sicuramente dei classici,
come “Masturbating the War God”, “The Black Flame” o “To Dream of Ur”.
Per concludere, consiglio con vigore questo disco a tutti i brutal deathsters
che si rispettino ricordando che, nonostante sfiguri un pochino a confronto
del debut, “Black Seeds of Vengeance” è pur sempre un album capace
di fare a pezzi dozzine di dischi del genere!
- Alessio Oriani |
42 Minuti TRACKLIST
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