MALEVOLENT CREATION
- "Envenomed"
(Pavement/Audioglobe) |
65/100 |
Sulla cresta
dell’onda del precedente “The Fine Art of Murder” (1999), album che vedeva
il rientro nella line-up del cantante e chitarrista originari Brett Hoffman
e Rob Barret (ex-Cannibal Corpse), nonchè del batterista Dave Culross
(ex-Suffocation ed Incantation), i deathsters Malevolent Creation sono
diventati improvvisamente il gruppo di punta della Pavement, pubblicando
un doppio CD antologico e questo nuovo “Envenomed” entro la fine dell’anno.
Tuttavia, “The Fine Art of Murder” risultava sì positivo in seguito
ai pesanti cali di “Eternal” (1995) ed “In Cold Blood” (1997), ma rimaneva
insignificante a confronto dei primi due dischi su Roadrunner “The Ten
Commandments” (1991) e “Retribution” (1992). Rispetto al suo predecessore,
il nuovo parto della band di Phil Fasciana ci offre un’identica formazione,
ma i risultati ottenuti sono appena all’altezza delle (pur non elevatissime)
aspettative... quasi immutata è anche la produzione, con un migliore
e più corposo suono di basso ma con gli stessi difetti dell’anno
scorso (chitarre un po’ impastate ed in background, batteria e voce troppo
in rilievo), mentre l’unica vera novità riguarda l’artwork di Travis
Smith, che comunque risulta del tutto ininfluente ai fini della recensione.
Il songwriting degli undici pezzi presenti si rivela più diretto
e semplificato in confronto a prima e si basa su un aumento della componente
tirata e brutale a discapito delle parti thrash che li hanno resi famosi...
in particolare il riffing offre passaggi melodici non troppo dissimili
da certe esperienze black metal scandinave e riduce le parti più
granitiche e cadenzate. Le vocals suonano a tratti piatte e poco efficaci,
mentre l’esecuzione tecnica della band è impeccabile (specialmente
per quanto riguarda il tentacolare e coriaceo drummer), anche se c’era
da aspettarselo. L’eccessiva presenza di parti tirate fa scemare leggermente
il senso di pesantezza e violenza che invece avrebbe traspirato in un contesto
più ricco di stacchi cadenzati e rallentamenti ed oltretutto le
prime tre tracce (praticamente i pezzi peggiori... bel biglietto da visita!)
non invogliano di certo a proseguire nell’ascolto del CD. Trovo che i momenti
migliori siano in definitiva “Halved”, “Bloodline Severed”, “The Deviant’s
March” e “Conflict”, le quali mettono in mostra la nuova e più furiosa
veste della band senza però rinunciare alla componente thrash metal.
In definitiva si tratta di un album discreto che fa il suo lavoro in maniera
decente ma non eclatante... se siete fan della band o più in generale
del death metal a stelle strisce fateci un pensierino, ma solo se avete
già i primi due dischi!
- Alessio Oriani |
42 Minuti TRACKLIST
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