LACUNA COIL - "Unleashed Memories"
(Centur Media/SELF)

75/100

TRACKLIST: Heir of Dying Day / To Live is to Hide / Purify / Senzafine / When a Dead Man Walks / 1:19 / Cold Heritage / Distant Sun / A Current Obsession / Wave of Anguish

Da quando i The Gathering hanno deciso di rinunciare al sound degli inizi per darsi ad un tutto sommato scialbo trip-hop (che, sarò anche fedifrago, mi piace comunque), lo scettro del gothic-prog-metal è passato nelle mani dei nostri Lacuna Coil, rivelazione italiana di un post-"Mandylion" difficile da superare... una potestà minacciata solo dai grandiosi Within Temptation, che hanno appena sfornato lo splendido "Mother Earth". Tocca quindi ai sei milanesi sfoderare le loro armi migliori per difendere tale primato ed il risultato è questo "Unleashed Memories": dieci brani, cinquanta minuti, un album che desta reazioni contrastanti. L'opener si collega alla "Halflife" dell'omonimo EP, ovvero un mid-tempo oscuro e guitar-oriented caratterizzato dalle vocals orientaleggianti di un'ottima Cristina Scabbia e di un Andrea Ferro decisamente migliorato rispetto alle precedenti fatiche del gruppo: è la testimonianza di volersi un po' allontanare dalle atmosfere eteree e dolci di "In a Reverie" per dirigersi verso una cupezza sonora ed una pesantezza emotiva già introdotte nel mini. E' nel secondo brano "To Live is to Hide" che si raggiunge però il picco dell'album, infatti questa song da sola quasi giustifica l'acquisto del disco! Senza soffermarmi sui particolari, posso dire che in essa si rispecchiano tutti e tre i lavori precedenti dei Lacuna Coil, fusione perfetta tra l'acerba bellezza del primo omonimo EP, delle maestose atmosfere di "In a Reverie", la densità di "Halflife" ed un ritornello che non vi uscirà dalla mente per un bel po'. Con la successiva "Purify" però iniziano le note dolenti: buon ritornello, buona performance di Cristina, ma semplicemente... non decolla. Manca quel quid delle migliori dei song dei nostri e comincia a manifestarsi un po' di la noia che, mi duole dirlo, tornerà troppo spesso durante il resto dell'album. Passiamo quindi a "Senzafine": a parer mio non c'era bisogno di ri-registrare quest'ottima canzone di "Halflife", identica a prima se non per qualche lieve differenza nel testo e nella performance dei due vocalist. L'album si riprende con "When a Dead Man Walks", ottimo pezzo dinamico, triste ma sontuoso, con dei grandissimi Cristina e Andrea (il quale sfodera anche un po' di aggressività che non guasta mai). Titolo strano "1:19", in cui torna la vena metallica, una delle canzoni più dure che i nostri abbiano mai creato: ottimo anche assolo che mi ricorda un po' l'Alex Skolnick di "The Legacy" (la canzone). I Lacuna ci dimostrano che, quando vogliono, ci sanno fare decisamente! Purtroppo con la successiva "Cold Heritage" abbiamo il vero tonfo dell'album: prendete un pezzo qualunque della band, togliete di netto la batteria e le chitarrone ed aggiungete loop e campionamenti vari... otterrete questo noioso tentativo di modernismi che nessuno vuole e che ha appena ucciso i Theatre of Tragedy! Chissà, forse i nostri avevano due versioni dello stesso pezzo, quello normale (che sarebbe stato molto bello) ed uno remixato (da un cane, aggiungerei) e per errore sull'album è finito il remix, degno solo di essere inserito come b-side in qualche singolo o compilation idiota? Andiamo avanti con "Distant Sun", altro gioiellino godibile per il bellissimo ritornello, dove anche Cristina sfodera le unghie. Discreto pure l'intermezzo potente, che ricorda (forse troppo) i Within Temptation di "Enter"... comunque sempre meglio questo dei campionamenti ed immondizia varia! "A Current Obsession" e' il brano più difficile dell'album: basato su una sofferta interpretazione da parte di Cristina e controtempi della sezione ritmica, questa penultima traccia è uno stupendo esempio della strada che i Lacuna Coil potrebbero intraprendere nel futuro. Si prosgue con "Wave of Anguish", classica Lacuna Coil song sulla scia di "Honeymoon Suite" e caratterizzata dallo scontro vocale dei due cantanti. Strano ed originale il ritornello dissonante, ma purtroppo la noia traspare nelle ripetizioni dello stesso e nel finale... manca anche qui qualcosa ed i nostri si limitano a ripetere le stesse idee senza trovarne di nuove. Pensando ad "In a Reverie", che si chiudeva con la stupenda "Falling Again", questa conclusione mi pare abbastanza scialba. A livello di produzione l'album è fin troppo perfetto, con dei suoni forse un po' troppo "leccati" e compressi al punto da far risultare vuote certe parti: forse la cupezza e la pesantezza che i nostri vogliono intraprendere hanno fatto perdere quella pulizia sonora che era uno dei punti di forza di "In a Reverie" e che ancora sopravviveva in "Halflife". Il voto che ho dato all'album è emblematico... tutto sommato c'era da aspettarsi un calo da questo disco, ma i i Lacuna Coil sono comunque riusciti a superare (anche se con qualche difficoltà) l'ostico peso del "post-capolavoro" che invece ha offuscato molte altre stelle. Un album godibile, con qualche caduta difficile da digerire ma tuttavia degno di essere acquistato... a testimonianza del fatto che in Italia non esistono solo i Rhapsody e altri 200 loro cloni. Forza Lacuna Coil!

Alessio Manuele


Ritorna a ROT 'N' ROLL ( News - Recensioni - Demotapes - Links - Staff - Contatti)