RAGE - "Welcome to the Other Side"
(GUN/Audioglobe)

55/100

TRACKLIST: Trauma / Paint the Devil on the Wall / The Mirror in Your Eyes / Tribute to Dishonour: part I - R.I.P./ part II - One More Time / part III - Requiem / part IV - I'm Crucified / No Lies / Point of No Return / Leave It All Behind / Deep in the Night / Welcome to the Other Side / Lunatic / Riders on the Moonlight / Straight to Hell / After the End / Sister Demon

Quanti bei ricordi con i Rage! Il primo album che ascoltai fu nel 1993, guarda caso "The Missing Link", sicuramente IL CLASSICO della band del buon vecchio Peavy, a cui seguì la strenua ricerca di tutti gli album (se non lo avete accaparretevi il live "Power of Metal" del 93 insieme a Gamma Ray e Conception - assolutamente imperdibile !). Ho perso davvero il conto di quanti album abbiano fatto in tutto e non so se siamo al dodicesimo o tredicesimo (se poi consideriamo anche gli album come Avenger...), ma è davvero rara una band che riesca a mantenere lo stesso inconfondibile trademark per quasi venti anni. Recentemente ci erano stati diversi sconvolgimenti in una line-up sempre imperniata sul vecchio Peavy, ma ciononostante ero riuscito ad apprezzare anche gli ultimi album compreso "Ghosts", disco rivelatosi duro da digerire persino ai fan più accaniti. Ma eccoci arrivati al nuovo album... stavolta i delusi saranno ancor più numerosi! L'album parte con l'intro in delay di "Trauma", fatto davvero inconsueto questo (avevo pensato di aver messo per sbaglio un qualche disco solista) ma poi fortunatamente esplode "Paint the Devil on the Wall", con cui ci accorgiamo che i Rage quando vogliono sanno ancora esprimere sonorità ben più metalliche di quelle delle ultime fatiche discografiche. Buona song davvero, ma è solo un lampo ed è subito il turno di "Tribute to Dishonour", lunga suite divisa in quattro parti. Si tratta di un pezzo che offre molti cambiamenti di tempo ed atmosfera e che riporta alle cadenze di "XIII"... tutto sommato non è male, anche se i ritornelli mi sembrano un po' banali. Sembra di sentire persino i Savatage in certi contrappunti pianistici del quarto movimento "I'm Crucified", ma poi purtroppo inizia la sagra degli assoli totalmente fuori dal contesto. Ripartono le sfuriate metalliche in "No Lies", che in certe linee vocali ricorda nitidamente i bridge di "Lost in the Ice" (lunghissimo capolavoro contenuto in "The Missing Link"): in questa song si nota particolarmente il pessimo suono di batteria, di cui è davvero irritante la dinamica sonora della cassa. Si prosegue con un tutta una serie di filler che rispondono al nome di "Point of No Return", "Leave It All Behind" e "Deep in ihe Night", mid-tempos piuttosto indigesti anzichenò. Si cercano un po' di soluzioni originali ma il tutto viene rovinato da arrangiamenti di chitarra assolutamente scialbi: chissà come se la starà ridendo di gusto il buon Manni, ora passato ai Grave Digger! Un certo interesse è suscitato invece dalla successiva e rocciosa title-track, con un assolo degno di questo nome (nonostante il fraseggio arabeggiante lasci un po' il tempo che trova). Il capolavoro vero (si fa per dire) però il chitarrista lo compie con "Lunatic": immaginate una specie di Malmsteen dei poveri votato alla "sperimentazione"... Passiamo oltre ed attacca l'interessante riff di "Riders on the Moonlight", su cui Peavy riesce a cantare sopra egregiamente ed ecco quindi un altro pezzo discreto, ma che di certo non può risollevare un album già segnato. Ci si trascina un po' stancamente verso la fine con le successive e scialbe "Straight To Hell" ed "After The End" (ballata inutile e dannosa per la salute) e si chiude con "Sister Demon", un altro po' di energia nel vano tentativo di lasciare un buon ricordo dell'album. Che dire... in definitiva ritengo che i Rage abbiano perso un po' di smalto: troppe song che non lasciano il segno, melodie scontate, chitarrista abbastanza ridicolo. Una band pronta per il pensionamento?

Alessio Manuele


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