THORNS - "Thorns"
(Moonfog/Audioglobe)

85/100 · 95/100

TRACKLIST: Existence / World Playground Deceit / Shifting Channels / Stellar Master Elite / Underneath the Universe (part I & II) / Interface to God / Vortex

“Thorns” è il primo full-length ufficiale dell’omonima band, fino ad ora conosciuta solo per demotapes e lo split con gli Emperor di un paio d’anni fa. Thorns è soprattutto la strana creatura di Snorre Fuchs, discutibile personaggio del panorama black norvegese, compare di quel Varg Vikernes (alias Burzum/Count Grishnackh) che ha fatto scorrere tanti fiumi di inchiostro e parole (e sangue... eheh!), ma veniamo ai contenuti musicali del CD in questione. La line-up è formata essenzialmente da Satyr, padre-padrone dei Satyricon nonché della stessa label Moonfog, dal singer dei Dødheimsgard (ora DHG) Bjørn “Aldrahn” Dencker e dal drummer Hellhammer (Mayhem, The Kovenant, Arcturus), più ovviamente Snorre che fondamentalmente ha composto tutte le canzoni, prodotto il disco e suonato basso e chitarra (dopo la sua permanenza in galera, tant’è vero che il disco è stato composto nell’arco di due anni, tra il 1998 ed il 2000). Nella musica dei Thorns è innegabile che l’influenza dell’ultimo (e secondo me superbo) disco dei Satyricon sia più che netta: “Thorns” infatti non sfigurerebbe affatto come ideale seguito di “Rebel Extravaganza” (sebbene risulti molto più sperimentale rispetto alla creatura di Satyr), a partire dall’aspetto grafico assolutamente visionario che ci introduce ad un mondo fatto di suoni distorti, gracchianti e di cupe atmosfere opprimenti. Parlare di black metal è limitativo e superfluo, anche se forse questo può essere solo considerato come il “nuovo” black metal: non più chitarre fantasma in sottofondo, niente batteria con quintali di eco a perdersi sotto una voce gracchiante e sparata a volumi altissimi (magari con il tutto portato a saturazione totale), ma una produzione moderna ed incisiva, una violenza più reale che in passato che si avvale di suoni malati e composizioni morbose e disturbanti... tutto ciò senza abusare degli ammennicoli elettronici tanto cari agli oltranzisti blacksters di oggi. Certo, è una visione soggettiva, e devo ammettere di non aver mai trovato il black metal un genere così feroce come lo si voleva far passare: malefico si, ma violento... insomma, meglio il brutal sotto questo punto di vista. Comunque le canzoni di questo disco hanno il loro punto di forza nell’angoscia e nella paura verso l’ignoto ed il futuro, qui rappresentato sotto forma di suoni di chitarre vagamente industrial e parti atmosferiche cupe e pregne di pathos, con un’inquietudine che pervade l’intero lavoro. Ormai l’avrete capito, a me il disco è piaciuto molto sebbene (torno a ripeterlo) l’impressione di trovarsi dinanzi ad un nuovo lavoro dei Satyricon sia molto forte... sarà per il gracchiante verso di Satyr che ricorre in quasi tutte le canzoni, o per i suoni utilizzati e la produzione molto simile, ma “Thorns” è sicuramente il miglior disco black metal di questo inizio di 2001!

Andrea Flavioni


Il personalissimo debut dei Thorns è l’ennesima dimostrazione che il black metal (quello vero) non è affatto morto, ma che solo coloro i quali hanno assistito e partecipato ai primi passi del genere hanno la capacità di poter dire qualcosa in tale ambito. Già, perchè anche se il debut album dei norvegesi Thorns arriva adesso nel 2001, la band di Snorre Ruch è attiva sin dalla fine degli anni ottanta (vi ricordate le demo pubblicate sul bellissimo split con gli Emperor quasi due anni fa?)... e non è un caso che ora della partita dei Thorns siano anche Satyr, Hellhammer ed Aldrahn dei Dødheimsgard, tutta gente che (lo spero!) non ha affatto bisogno di presentazioni! Un attesissimo debut, quindi, che per fortuna non delude minimamente le sue enormi aspettative, grazie a delle soluzioni moderne ed innovative abbinate ad un feeling del tutto genuino e primordiale, introvabile in qualunque black metal di recente genesi. Se avete già avuto modo di ascoltare le sopraccitate rehearsals del periodo 1989-1991 (e se non l’avete fatto, rimediatele al più presto!), ritroverete assai familiare quel suono così maligno, acido, secco e stridente della chitarra e le atmosfere che da esso vengono generate... vero protagonista delle composizioni di questo “Thorns” è, infatti, proprio questo caustico riffing old-style, perfettamente in sintonia con le graffianti vocals di Aldrahn e Satyr e legato indissolubilmente ad una singolare trama ritmica (che alterna parti artificiali ad altre magistralmente eseguite da Hellhammer). Non c’è dubbio che al primo ascolto di pezzi come “Existence”, “Stellar Master Elite” o “Interface to God” vi innamorerete di colpo di quanto composto dai Thorns in questi ultimi due-tre anni (la gestazione di “Thorns” inizia infatti nel 1998) e poi non potrete più farne a meno! Diversi sono i punti di contatto con l’ultimo lavoro dei Dødheimsgard “International 666” ed il recente capolavoro dei Mayhem “A Grand Declaration of War”, album dai quali vengono riprese la spiccata originalità, l’istrionismo vocale, l’assoluta imprevedibilità e l’identico gusto per certe sonorità elettroniche (“Shifting Channels”, “Underneath the Universe”, “Vortex”)... tuttavia, nonostante le non indifferenti dosi di suoni moderni, il disco dei Thorns non può essere definito in altro modo che non sia black metal, e trova la sua forza proprio in questo... black metal sì moderno ed evoluto, ma pur sempre black metal al cento per cento! Sarebbe stato fantastico se nella pubblicazione di questo lavoro avessero trovato spazio anche delle riedizioni di vecchi pezzi come “Ærie Descent”, “Thule” o “Fairytales”, ma d’altronde non si può avere tutto dalla vita... in ogni caso, trovo superflue altre parole per questo splendido lavoro dei Thorns e siccome voglio subito tornare ad ascoltarlo, vi lascio con l’obbligo di correre a comprarlo non appena sarà disponibile!

Alessio Oriani


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