CYDONIA - "Cydonia"
(Metal Blade/Audioglobe)

60/100

TRACKLIST: The King / Legend in Time / Land of Life / Great Soul of Steel / Last Prayers / Confused Future / Masters of Stars / Slave to Dream / Eternal Night

I Cydonia sembrano essere l’ennesima band tricolore che spunta fuori praticamente dal nulla e si va ad inserire senza pregi nè difetti all’interno della fin troppo affollata scena power metal, ma dietro il loro monicker totalmente nuovo e sconosciuto troviamo due nomi già affermati: Olaf Thorsen e Matt Stancioiu (entrambi in Labyrinth e Vision Divine). Ciononostante, tutta la band ruota attorno alla figura del cantante Dan Keying, compositore di tutti testi e (a quattro mani con Olaf) della musica, un vocalist che già in passato ha fatto parte della storia dei Labyrinth, più precisamente nel breve periodo intercorso tra Fabio Lione e Roberto Tiranti. Il debut dei Cydonia, legato ad un concept fantascientifico che si basa su Marte, si compone di nove pezzi di speed-power metal helloweeniano piuttosto canonici, privi di spunti particolarmente interessanti e prodotti in maniera decisamente standardizzata ai New Sin di Luigi Stefanini (è strano che contemporaneamente, nello stesso studio, sia stato realizzato il disco dei Secret Sphere con un suono totalmente diverso e di gran lunga migliore). Se si eccettuano l’uso delle tastiere a tratti vagamente elettronico ed il concept insolito, quasi nulla sul disco dei Cydonia spicca per particolari qualità, nè tanto meno per stile o personalità... solo il riffing di Olaf Thorsen riesce ad andare sopra la media, con alcuni passaggi non originalissimi ma comunque abbastanza efficaci e coinvolgenti. Ho anche apprezzato il ruolo del basso, strumento perfettamente udibile in ogni traccia e suonato ottimamente da tale Terence O’Neil (chissà qual è il vero nome... non se ne può più di tutti questi falsi pseudonimi angolfoni!) come ad esempio su “Last Prayers”, senza dubbio uno dei pezzi migliori del CD. Va comunque detto che, seppur “Cydonia” non sia un disco brillante, non presenta nemmeno pecche di sorta capaci di farne scendere la valutazione sotto la soglia critica... in poche parole, un album manierista indirizzato unicamente ai maniaci del genere. Per quanto mi riguarda, preferisco di gran lunga i lavori degli stessi Labyrinth (ah, quel “Sons of Thunder”... se non fosse per la produzione, che disco sarebbe!).

Alessio Oriani


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