LOST HORIZON - "Awakening the World"
(Music for Nations/Audioglobe)

80/100

TRACKLIST: The Quickening / Heart of Storm / Sworn in the Metal Wind / The Song of Air / World Through My Fateless Eyes / Perfect Warrior / Denial of Fate / Welcome Back / The Kingdom of My Will / The Redintegration

Una biografia che inizia dicendo “uno dei migliori debut album di sempre”, unita a soprannomi assurdi dei membri (Etherial Magnanimus, Cosmic Antagonist e così via...) ed una copertina talmente retorica e pacchiana (peccato non la possiata vedere in grandi dimensioni perchè è davvero esilarante!) non sono di certo i migliori biglietti da visita per un disco, soprattutto quando si parla di una casa come la Music for Nations, che non ha affatto esperienza nel genere proposto dalla band (power metal). A discapito di queste premesse, però, “Awakening the World” è un album per niente da sottovalutare, anzi ha tutte le carte in regola per tenere testa a diversi nomi più blasonati del panorama power metal europeo. Immediato è il confronto con i connazionali Hammerfall, band di cui ben tre membri erano presenti nella prima line-up dei Lost Horizon a nome Highlander (Joachim Cans, Stefan Elmgren, Patrik Rafling) e che esce sconfitta dal confronto con questi ben più promettenti newcomers, i quali sembrano aver guadagnato in qualità grazie a questo cambio di formazione. L’aderenza ai clichè del passato (musicali, lirici e di immagine) è enorme, ancor più che nei loro “fratelli maggiori”, ma il livello qualitativo raggiunto da questo nuovo four-piece è decisamente più elevato. Prima di tutto, i Lost Horizon offrono un approccio tecnicissimo che non disdegna intrecci piuttosto complessi (bassista e batterista sono dei mostri di bravura!), un vocalist istrionico e dotatissimo e, per finire, un lavoro di chitarra sicuramente invidiabile, cercando di sopperire all’inevitabile carenza di idee... secondo poi, la band cerca di tenersi a distanza dall’ottuso power ultramelodico fatto di doppia cassa e ritornelli da cartone animato tipico degli ultimi cinque anni, ripescando nei pezzi migliori alcuni elementi dall’heavy metal anni ottanta (riff grezzi, ritmiche in mid-tempo, vocals graffianti e cori epico-anthemici) che troppo spesso vengono dimenticati. Purtroppo l’album è diviso tra queste due diverse nature, quasi contrapposte, e soffre della conseguente lacerazione (specialmente il ruolo delle tastiere è del tutto incerto e cangiante): non credo ci sia bisogno di dirlo, ma le tracce migliori sono quelle legate alle radici più sanguigne e battagliere della band come “Welcome Back”, “Perfect Warrior”, “The Kingdom of My Will” o “Heart of Storm”. Si tratta senza dubbio di un buonissimo debut album, ma i Lost Horizon devono immediatamente decidere da che parte schierarsi... io spero che si chiudano nella macchina del tempo per tornare direttamente ad una dieci-quindicina d’anni fa (magari eliminando anche le - a quel punto inutili - tastiere!), piuttosto che fare la fine dei sopravvalutatissimi Hammerfall e relativi cloni. Dategli un ascolto... se riuscite a superare l’impatto con l’aspetto para-musicale davvero ridicolo e cartoonesco: ormai siamo oltre il duemila, basta con queste trovate da baraccone!

Alessio Oriani


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