MARDUK - "La Grande Danse Macabre"
(Regain/Audioglobe)

65/100

TRACKLIST: Ars Moriendi / Azrael / Pompa Funebris 1600 / Obedience Unto Death / Bonds of Unholy Matrimony / La Grande Danse Macabre / Death Sex Ejaculation / Funeral Bitch / Summer's End / Jesus Christ... Sodomized

Dopo l'ultimo esaltante live album, attendevo con curiosità questo "La Grande Danse Macabre" dei Marduk... sarebbe stato una porcata infantile sulla scia dell'orrendo "Panzer Division" o avrebbe ripreso le eccezionali parti epiche e cadenzate della seconda metà di "Nightwing"? Certo non mi aspettavo un ritorno a "Those of the Unlight" (il mio preferito), ma un cambiento di sicuro era necessario, dopo l'ultima deludente release da studio. Bene, con questo nuovo capitolo targato 2001 i Marduk non rischiano nulla ed anzi confermano tutte le qualità (non elevatissime, nè inconfutabili) espresse negli ultimi anni, senza però progredire di un millimetro a livello stilistico. La scelta degli Abyss si rivela eccellente e fornisce una dimensione totalmente nuova a Legion e soci, per il fatto di mettere finalmente in luce il livello tecnico della band (da questo punto di vista troppo spesso sottovalutata) e dare maggior freeddezza ed aggressività al sound generale. Buona la scelta dell'intro marziale "Ars Moriendi", che lascia presto il posto ad "Azrael", attacco velocissimo e feroce con una bella parte melodica nel mezzo. Si passa poi a "Pompa Funebris 1600", che si riferisce ad un funerale avvenuto in quell'anno con grandissimo sfarzo: purtroppo, il pezzo è solo un mid-tempo strumentale di due minuti e non dà alcun sentore di questo argomento. "Obedience unto Death" sembra un out-take di "Panzer Division" e porta rapidamente alla parte centrale del disco, ovvero l'apice composto da "Bonds of Unholy Matrimony" e la title-track. Sette minuti la prima ed otto la seconda, si rivelano due canzoni ottimamente costruite e leggermente atipiche, in cui comunque troviamo un po' tutte le componenti del Marduk-sound successivo ad "Opus Nocturne". Purtroppo, dopo la title-track ci si trascina senza picchi e senza cadute fino alla fine del disco (comunque breve): in questa sezione si concentrano tutti gli elementi più riciclati ed anonimi dei quattro svedesi, lasciando un certo amaro in bocca ed una sensazione di vuoto... soprattutto nella noiosissima accoppiata di "Funeral Bitch" e "Summer's End", che riuscirebbe a stroncare anche un toro in calore. In definitva, un album decente che si attesta di poco sotto al livello qualitativo di "Nightwing". Restiamo ancora in attesa di un eventuale vero capolavoro.

Alesio Oriani


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