FIFTH REASON - "Within or Without"
(Scarlet/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Nighttime Wishes / Within / River of Lust / Day's Undone / Whore / Only Angels Know / Mourning Glory / Neverland

Dalle fredde lande della Svezia, ecco giungere per la nostrana Scarlet i Fifth Reason, gruppo dalle radici doom metal già autore dell’album “Psychotic” (1997) per la piccola label Heathendom. La line-up della band vede il nucleo centrale nel fenomenale chitarrista Simon Johansson (Abstrakt Algebra e Memory Garden), il quale viene accompagnato da nomi più o meno illustri quali Marco Nicosia (Hexenhaus), Martin Marteen (Memento Mori ed Hexenhaus), Martin Larsson ed il cantante Kristian Andrén (Tad Morose, Wuthering Heights e Memento Mori). Difficile classificare la proposta dei Fifth Reason, che mantiene degli elementi in comune con le band sopraccitate ed al contempo si configura come un particolarissimo album di progressive doom metal in cui si fondono elementi di differente estrazione, non ultimo il thrash. La groovy opener “Nighttime Wishes” si attesta su atmosfere figlie dei Candlemass più sognanti fregiandosi di buone aperture melodiche, mentre la successiva “Within” è leggermente più ariosa e teatrale. Tra i momenti migliori del disco troviamo la lentissima “Neverland”, la ballad acustica “Only Angels Know” e “River of Lust”, legata a ritmiche sostenute in stile primi Nevermore nonchè vocals dickinsoniane. Splendido il guitarwork di Johansson, che ci offre assoli sulla falsariga dei Megadeth dei tempi d’oro, arpeggi molto ispirati ed altri eclettismi assortiti, come è anche buona la produzione di Mike Wead (Mercyful Fate, Candlemass e Memento Mori), capace di creare un imponente muro di chitarre senza però nulla togliere alla pulizia degli altri strumenti, i quali vengono maneggiati abilmente dai quattro preparatissimi musicisti. Unica delusione la voce di Kristian Andrèn, che mi ricordavo assai più potente, versatile ed enfatica... su diversi pezzi sembra addirittura giù di corda e (complice anche il mixaggio che lo pone un po’ in background) quasi “di contorno” alla musica della band; tra l’altro le vocals filtrate vengono anche usate decisamente troppo spesso nel corso dei pezzi. Peccato, perchè questa importantissima componente si rivela decisiva nel giudizio finale sul disco: provate ad immaginare per un momento Warrel Dane, o lo stesso Messiah Marcolin, al posto dell’attuale vocalist e capirete cosa intendo! Fate comunque attenzione, perchè “Within or Without” è un lavoro monolitico e poco accessibile, che necessita di numerosi ascolti prima di potersi radicare nella vostra mente... se gli darete una possibilità, sono sicuro che con il tempo riuscirà a crescere ed appassionarvi. In definitiva si tratta di un lavoro ben rifinito, abbastanza coraggioso, fuori dagli schemi e sicuramente estraneo ad ogni trend attuale.

Alessio Oriani


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