KAMELOT - "Karma"
(Noise/SELF)

70/100

TRACKLIST: Regalis Apertura / Forever / Wings of Despair / The Spell / Don't You Cry / Karma / The Light I Shine on You / Temples of God / Across the Highlands / Elizabeth (Mirror Mirror / Requiem for the Innocent / Fall from Grace)

Sulla cresta dell’onda dello splendido “The Fourth Legacy” e del relativo tour di supporto (per cui è anche stato pubblicato il buonissimo live “The Expedition”), tornano rapidamente sul mercato i Kamelot per sfruttare il primo vero momento d’oro della loro carriera. Detto così sembrerebbe un po’ opportunistico (e senza dubbio c’è un fondo di verità in questo), ma è un dato di fatto che i floridiani Kamelot si meritino fino in fondo l’attuale successo che stanno vivendo, perciò non stupisce che proprio tutta quest’attenzione nei loro confronti li porti ad essere così prolifici e presenti sul mercato... purtroppo, però, questo nuovo “Karma” anticipa un po’ troppo i tempi di quanto auspicabile e finisce per collocarsi un gradino sotto al suo predecessore, pur essendo un buonissimo album di power metal melodico e maestoso. Il punto della questione è da ricercarsi nel songwriting, le cui immediatezza e linearità diventano ora forse esagerate rispetto al precedente lavoro, mentre le melodie sembrano a tratti esageratamente catchy e keyboard-oriented, rischiando di cancellare la già vaga vena progressiva del gruppo e far finire i Kamelot a recitare la parte de “la solita power metal band” per quanto abili e trascinanti possano essere. Con il successo di band quali Stratovarius, Sonata Arctica e via dicendo, non c’è forse da biasimare Thomas Youngblood se, dopo anni di attività, decide di spostare la sua creatura verso un filone più accessibile e meno personale... ma di certo il rimpianto per pezzi spettacolari come “Nights of Arabia”, “Sailorman’s Hymn” o “Inner Sanctum” è decisamente forte. Già che ci sono, scommetto che dietro questo “Karma” ci sia soprattutto lo zampino diabolico dell’abilissima coppia Paeth-Miro, famosa per aver portato al successo nomi come Angra e Rhapsody attraverso arrangiamenti professionali ma appetibili e ruffiani, dalla sicura efficacia economica. E’ vero che troviamo pezzi molto belli ed eleganti come la title-track, “Wings of Despair” o l’accattivante suite di quasi tredici minuti “Elizabeth”, ma sinceramente credo che ora i Kamelot si siano lasciati influenzare troppo facilmente dalle tendenze che da diversi anni dominano il mercato del power metal melodico (“Across the Highlands” e “Forever” sono uguali a mille altre canzoni di questo genere). In sostanza, un disco suonato e prodotto in maniera stratosferica, seppur meno interessante e personale del precedente, che farà sicuramente la felicità di tanti amanti del power metal melodico... per quanto mi riguarda mi aspettavo un po’ più di coerenza, personalità e coraggio da parte di Thomas Youngblood e soci. Sarà per la prossima volta?

Alessio Oriani


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