LUNGORTHIN - "Prophecy of Eternal Winter"
(Folter/Soundcave)

70/100

TRACKLIST: Schattentanz / Demiplane of Dread / Captured in Grisly Death / Nightshades Upon Darksoul Domain / Prophecy of Eternal Winter / Nethermancer / Der Turm

Anche se i Lungorthin vengono dalla Germania, sembrerebbe quasi di aver a che fare con degli emuli dei Catamenia: un titolo simile dell’album (invece che “Eternal Winter’s Prophecy”), come anche la classificazione generale (black metal) e la copertina (lupi e neve). Per fortuna però le similitudini finiscono qua, quindi non ci troviamo di fronte ai penosi risultati musicali dell’ultra-melodica band finnica, bensì ad un interessante e personale lavoro di black metal a metà tra old school e nuove leve. Già a partire dall’intro “Schattentanz”, recitata e strascicante, è evidente che i Lungorthin vogliano rifarsi direttamente alle atmosfere cupe, disturbanti e maligne del black metal di vecchio stampo, ma ci pensano le cinque canzoni seguenti - tutte di durata elevata - a bilanciare il tutto, con citazioni ed elementi di matrice più moderna. “Dempilane of Dread” sembra ricalcare le orme dei Dimmu Borgir di “Stormblåst”, mentre “Nightshades Upon Darksoul Domain” e “Captured in Grisly Death” si rifanno all’operato di Immortal ed Enslaved, tenendosi il più possibile vicini alla formula del mid-tempo con accelerazioni. A tratti troviamo discrete parti acustiche e vocals alla Garm (ad esempio nella melodica title-track “Prophecy of Eternal Winter”), ma va detto che di fondo la proposta dei Lungorthin, seppur derivativa nei confronti di altre band, risulta sufficientemente compatta e coerente grazie a delle atmosfere gelide e maligne che ben caratterizzano il disco intero. In sostanza, “Prophecy of Eternal Winter” non brilla di certo per l’aspetto della produzione - impersonale e probabilmente frettolosa - nè per l’esecuzione tecnica abbastanza minimale (soprattutto del batterista), ma le canzoni contenute al suo interno sono di fattura sufficientemente buona in quanto a composizione e fruibilità. Ok, non sarà niente di nuovo, ma questo non è un motivo di per sè valido per declassare un disco (tra l’altro di debutto, perchè il loro primo vero album era autoprodotto ed autodistribuito) efficace e ben fatto, capace di dimostrare buone potenzialità per il futuro nonchè  una discreta conoscenza della materia black metal.

Alessio Oriani


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