SHADOW GALLERY - "Legacy"
(Magna Carta/Edel)

90/100

TRACKLIST: Cliffhanger II / Destination Unknown / Colors / Society of the Mind / Legacy / First Light

Quando a metà degli anni '90 uscì "Carved in Stone", pensai che gli Shadow Gallery avessero spodestato dal trono del prog metal i Dream Theater (reduci dal controverso "Awake"). In effetti, come al solito in questi casi, l'album passò abbastanza inosservato e mentre i Dream Theater fanno ancora oggi il bello ed il cattivo tempo, band come gli Shadow Gallery vanno avanti solamente grazie ad un seguito di culto. In realtà gli Shadow Gallery non hanno bisogno di essere paragonati con nessuno ed il loro quarto album "Legacy" è qui per dimostrarlo... ancora una volta. Il sound nei nostri è rimasto inalterato: rock, heavy, prog e sinfonia sono gli elementi chiave di un'impasse sonora unica, che non ha altri riscontri nel panorama musicale (l'unica eccezione è forse fatta dagli Enchant, ma sicuramente non siamo agli stessi eccellenti livelli degli Shadow Gallery). L'album in realtà non inizia del tutto positivamente con "Cliffhanger II", la quale è praticamente identica all'originale (nelle intenzioni non vi ricorda forse una certa "Metropolis part 2" di theateriana memoria?). Dolce ma pungente come una rosa si rivela "Destination Unknown", mentre una ballata toccante dai risvolti progressivi è "Colors". Gran bel ritmo nella title-track, dove finalmente troviamo un drumming più intenso, un guitarwork molto marcato ed i proverbiali fantastici incroci corali che rimandano direttamente ai Queen, veri e propri idoli per la band americana. E' con la finale "First Light" che gli Shadow Gallery toccano però il loro apice compositivo assoluto: una suite lunga oltre venti minuti caratterizzata da un lirismo incantevole, un songwriting arioso e di gran classe... tecnica al servizio delle canzoni ma anche viceversa. Un capolavoro monumentale da incorniciare! Ci sono davvero pochi punti deboli in questo album e forse una piccola critica va solo alla "leggerezza" delle song, che in alcuni frangenti avrei di certo preferito più heavy... tuttavia, chitarre e batteria più presenti avrebbero forse avuto un effetto paragonabile a una secchiata di fango sopra ad un dipinto di Raffaello. Non credo ci sia molto altro da aggiungere, sia per i fan che per tutti gli altri questo è un cd da prendere ad occhi chiusi... insieme a "Blackwater Park" degli Opeth è l'album prog dell'anno!

Alessio Manuele


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