FLOTSAM AND JETSAM - "My God"
(Metal Blade/Audioglobe)

45/100

TRACKLIST: Dig Me Up to Bury Me / Keep Breathing / Nothing to Say / Weather to Do / Camera Eye / Trash / Praise / My God / Learn to Dance / Frustrate / Killing Time / I.A.M.H.

Dopo i passi falsi di “Cuatro” (1992) e soprattutto “Drift” (1995) sulla major MCA, i Flotsam and Jetsam sembrano ancora decisi ad affondare nel loro recente limbo artistico, rendendo sempre più amaro il ricordo di album splendidi come “Doomsday for the Deceiver” (1986) e “No Place for Disgrace” (1988). Anche se la band di Edward Carlson ed Erik Knutson dal vivo continua a proporre una setlist del tutto incentrata sui vecchi classici (tra l’altro perfettamente riproposti), le nuove uscite discografiche continuano a generare solo delusioni e perplessità, ponendo sempre lo stesso quesito: perchè i Flotsam and Jestsam non tornano a suonare e comporre ciò che meglio sanno fare? In questo “My God” (caratterizzato da artwork e layout davvero squallidi), troviamo due nature contrapposte che lottano tra loro, come ormai accade da qualche anno. Da una parte ci sono un paio di esaltanti tracce che si rifanno all’indole thrash metal della band, mentre sulla sponda opposta (assai più popolata) troviamo delle composizioni noiose e fallimentari, che a tratti si sposano a sonorità più moderne e commerciabili (almeno in America) senza però rinunciare alla componente heavy. Per questo motivo, capita di dover spingere fin troppo spesso il tasto “next” sul lettore CD in preda alla disperazione generata da canzoni soporifere come “Learn to Dance” o “Nothing to Say”. Qualcuno mi spieghi poi, per favore, il senso di una tremenda traccia dal sapore quasi grunge come “Weather to Do”, oppure l’inconcludente banalità di “Trash” (un titolo davvero appropriato, non c’è che dire) e le vocals rappate di “Killing Time”. Il pezzo migliore non appartiene comunque a nessuna delle due categorie sopraccitate e forse indica una probabile via positiva da seguire: parlo di “Keep Breathing”, un up-tempo legato decisamente alla tradizione metal americana, piuttosto elaborato, ricco di sonorità interessanti e supportato da un intreccio strumentale che non si ripete mai più nel resto del CD. Altra traccia di grande interesse è l’atipica “IAMH”, composizione strumentale con tanto di sax, arpeggi, violini e sonorità variegate, che però nulla ha a che vedere con il resto dell’album. In ogni caso, questo “My God” dura poco più di un’ora (di cui almeno un terzo è composta da fillers come l’inutile “Frustrate”), il che non aiuta certamente a digerirlo... insomma, sembra che per l’ennesima volta i Flotsam and Jetsam abbiano realizzato un album che piacerà solamente a quei fedelissimi i quali hanno continuato a seguirli negli ultimi anni (e non ci metterei comunque la mano sul fuoco).

Alessio Oriani


Ritorna a ROT 'N' ROLL ( News - Recensioni - Demotapes - Links - Staff - Contatti)