HADES - "DamNation"
(Metal Blade/Audioglobe)

90/100

TRACKLIST: Bloast / Out of the Window / DamNation / Absorbed / Force Quit / Stressfest / Biocaust / This I Know / Momentary Clarity / California Song / Stop and Go / Bad Vibrations

Grandissimo ritorno per gli americani Hades, con questo terzo album post-reunion (la band si era infatti sciolta nel 1989 e riformata dieci anni dopo), il settimo in assoluto. Dopo il buon comeback “Saviourself” (1999) ed il successivo “Downside” (2000), la band di Dan Lorenzo (ex-Non Fiction) ed Alan Tecchio (ex-Watchtower e Non Fiction) non perde tempo e ci sforna un altro ottimo album di puro heavy metal americano, stilisticamente affine ad ottime band quali Armored Saint e Metal Church, con un songwriting retrò ma proiettato nel terzo millennio grazie ad una produzione finalmente adeguata ed una certa revisione delle sonorità (distorsioni più corpose e diminuzione del retaggio speed metal). “DamNation” è senza dubbio la prova migliore e più ispirata degli Hades dal loro ritorno sulle scene, forse anche grazie al rientro del fenomenale bassista originario Jimmy Schulman, il cui approccio potente e tecnico (seppur innegabilmente influenzato da Steve Harris) si diffonde per tutta la durata del CD. Dodici pezzi estremamente coriacei, che vanno dal mid-tempo roccioso (“This I Know” o “Stop and Go”) all’attacco frontale di matrice thrash-speed (“Biocaust”, “DamNation” e “Bloast”), passando per altre soluzioni (ad esempio “California Song” e “Bad Vibrations”), perfettamente esaltati ed interpretati da un Alan Tecchio terribilmente in forma. Nei pezzi più cadenzati aumentano le influenze groovy hard rock per quanto riguarda il riffing, mentre l’uso dei guitar solos - seppur brevi ed in quantità limitata - è incredibilmente espressivo... in ogni caso, niente fronzoli nè voli pindarici a livello compositivo. Essenziale il booklet e bellissimi i testi: diretti, scomodi, realistici ed affatto propensi a voli fantasiosi privi di senso ed interesse, ma carichi di sarcasmo... basta vedere la copertina per accorgersene, con la bandiera a stelle strisce infiammata e nelle mani di un demone (il che, vi ricordo, in America è una sorta di suicidio a livello di marketing). Mi duole dirlo, ma sono sicuro che “DamNation” resterà un disco per pochi... quei pochi che già conoscono la band o che sono rimasti legati ad un certo tipo di sound degli eighties, mentre verrà totalmente ignorato dalla moltitudine, troppo impegnata a sbavare per certe nuove uscite discografiche iper-ruffiane ed impeccabilmente pre-confezionate... e pensare che questa è musica che sprizza passione e convinzione da ogni microsolco del CD! Al di là di questa mia considerazione, gli Hades si ricollocano di diritto nell’olimpo dell’U.S.A. heavy metal a fianco di Annihilator, Destiny’s End, Agent Steel, Iced Earth e Nevermore (più tutte le altre band precedentemente citate): una cerchia storica di fronte alla quale il novanta per cento delle “armate del power europeo” possono solamente abbassare la testa, chiedere perdono e prendere esempio...

Alessio Oriani


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