THE REIGN OF TERROR - "Sacred Ground"
(Limb/SELF)

65/100

TRACKLIST: Save Me / Sacred Ground / The Unknown / Paganini's Purgatory / Set Us Free / When Will We Know / Last Time / Undercover / Hellbound / Dante's Danza / Still Holding On / Kill the King

Dopo l’esordio del 1989 con il gruppo Thrash Broadway ed una sfilza di solo album (tra cui vale la pena ricordare “Night of the Living Shred” e “Supersonic Shred Machine”), il guitar hero Joe Stump pensò di tirare su una band propria, i Reign of Terror appunto, per sfruttare il mercato giapponese a lui da subito fedelissimo. Questo avvenne con il lavoro “Light in the Sky”, album che generò logicamente anche un seguito, intitolato “Second Coming”. A distanza di qualche anno, ecco tornare per la terza volta Joe Stump e soci con questo “Sacred Ground”, il quale nulla aggiunge e nulla toglie a quanto già detto con gli altri due lavori, lasciando nella mente un solo interrogativo: “ma c’era proprio bisogno di pubblicarlo anche qua in Europa?”. Dico questo perchè “Sacred Ground” è un album confezionato impeccabilmente proprio per il Giappone, il cui mercato fagocita e osanna qualunque porcheria discografica a condizione che questa segua pedissequamente il sentiero tracciato da Yngwie J. Malmsteen (un esempio su tutti? i Narnia)... e come se non bastasse, nella line-up di questo nuovo lavoro troviamo coinvolti, guarda caso, Mats Olausson (tastierista di Malmsteen) e Mike Vescera (ex-vocalist di, indovinate un po’... ma si, Malmsteen!). Strategia di mercato o vera passione? Non sta a me giudicare... tutto ciò che vi posso dire è che “Sacred Ground” ha sicuramente le carte in regola per piacere a chi vive di queste sonorità, grazie ad una produzione sontuosa, un songwriting impeccabile (ma prevedibile), un’esecuzione tecnica senza sbavature ed ottime melodie giocate sul binomio voce-tastiera (il quale cresce ed ha il suo apice subito prima di lasciare spazio ai guitar solos). Nulla di nuovo sotto al sole, quindi... in definitiva, l’unica differenza rispetto alle varie produzioni malmsteeniane consiste (come era lecito aspettarsi) nella prova di Joe Stump, il quale tra l’altro non è neanche lontanamente accostabile, in fatto di complessità e pulizia, alla sua principale fonte di ispirazione. Fa inoltre piacere constatare un Mike Vescera più energico ed ispirato del solito, anche rispetto al suo stesso progetto solista (nel quale troviamo pure lo stesso Stump). Insomma, cosa altro dire? Se vivete per l’ascolto di questo genere di musica (a mio avviso, il più statico in assoluto), “Sacred Ground” è il disco che fa per voi... io personalmente mi accontenterei di possedere e riascoltare i vecchi lavori di Yngwie, pieni di composizioni la cui maestria resta ancora oggi insuperata.

Alessio Oriani


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