ZERO HOUR - "The Towers of Avarice"
(Sensory/99th Floor)

85/100

TRACKLIST: The Towers of Avarice / The Subterranean / Stratagem / Reflections / Demise and Vestige / The Ghosts of Dawn

Nuovo acquisto per la Sensory (sotto-etichetta della Laser’s Edge), label americana incentrata sul progressive metal più tecnico, personale ed innovativo, nel cui catalogo troviamo Gordian Knot, Spiral Architect, Behind the Curtain ed altri nomi importanti. Lo stile degli Zero Hour, four-piece californiano capeggiato dai due fratelli Jasun (chitarra e tastiere) e Troy Tipton (basso), è veramente impossibile da definire... altamente personale, fa tesoro di  tutte le esperienze migliori del progressive metal tipicamente nineties, legandosi soprattutto agli act più moderni ed ultratecnici (Spiral Architect, Aghora, Gordian Knot, Cynic) senza però dimenticare ed accantonare le insuperate lezioni di melodia e complessità impartite da Fates Warning e Dream Theater. Pur facendone uso, infatti, il sound degli Zero Hour si mantiene un po’ a distanza dall’utilizzo eccessivo di ritmi sincopati e riff nevroticamente iper-articolati, proponendo frequenti aperture atmosferiche caratterizzate da un ottimo gioco chiaroscurale tra silenzio e rumore (proprio come negli ultimi lavori di Jim Matheos e compagni). Gli splendidi testi di “The Towers of Avarice”, poi, fanno da sfondo ad un concept futuristico molto accattivante ed intricato, il quale comporta una certa monolitica unitarietà delle tracce (spezzata solo dalla breve semi-ballad “Reflections”)... anche se questo può risultare un po’ indigesto ai primi ascolti, si rivela un’ottima scelta sulla lunga distanza. Ottima la produzione di Dino Alden (Imagika, Marty Friedman) che fornisce un’ottima definizione ad ogni strumento senza risultare particolarmente fredda, tra l’altro a dispetto dell’uso abbastanza intenso di effetti moderni e filtri vocali, del tutto in linea con il concept di matrice cyberpunk perfettamente raffigurato dall’artwork di Travis Smith (Opeth, Nevermore, Katatonia e dozzine d’altri). Per tutto il corso del disco, è il basso a fare da strumento protagonista e guida di tutti gli altri, mentre le chitarre sono abbastanza parsimoniose in quanto a distorsioni, relegandole solo in particolari passaggi su ritmiche meshugghiane. Marginale l’uso di tastiere, mentre le vocals (calde e pulite) di Erik Rosvold sono totalmente integrate con la sezione strumentale della band. L’apice assoluto di “The Towers of Avarice” viene, a mio avviso, raggiunto dai quindici minuti di “Demise and Vestige”, che riassumono in maniera esauriente il sound della band toccando tutte le diverse sonorità ed atmosfere proposte nel CD. Per concludere, consiglio questo lavoro a tutti gli amanti del progressive metal in cerca di soluzioni davvero nuove, rassicurando ancora una volta chi magari ha paura di trovarsi di fronte ad una proposta troppo cervellotica come quella degli Spiral Architect (per me geniali!).

Alessio Oriani


Ritorna a ROT 'N' ROLL ( News - Recensioni - Demotapes - Links - Staff - Contatti)