ATTENTION DEFICIT - "The Idiot King"
(Magna Carta/Edel)

85/100

TRACKLIST: American Jingo / Any Unforeseen Event / The Risk of Failure / Low Voter Turnout / Unclear, Unarticulate Things / RSVP / My Fellow Astronauts / Dubya / The Killers Are to Blame / Nightmare on 48th St. / Public Speaking Is Very Easy

Inaspettato ritorno per la band strumentale dell’eccezionale chitarrista Alex Skolnick (ex-Testament e Savatage), che con questo “The Idiot King” si riscatta dal soporifero debut “Attention Deficit” (1998). Resta invariata la line-up, con Alex alle chitarre, Tim Alexander (Primus) per batteria e percussioni e Michael Manring (Michael Hedges Band) al basso: strumentisti d’eccezione, ma anche amici che collaborano ormai da molti anni (le radici degli Attention Deficit affondano nel progetto “Thonk” di Manring, datato 1994)... ed anche questa volta, una scritta che annuncia con orgoglio l’assoluta assenza di tastiere all’interno del CD. Rispetto al primo (ed a mio avviso mediocre) album, “The Idiot King” è su tutto un altro pianeta... incredibilmente più progressivo, sconfina con abilità e frequenza in territori jazz-fusion del tutto congeniali ai tre musicisti e finalmente offre una prova davvero emozionante, al di là delle pure qualità tecnico-strumentali su cui è impossibile discutere. Ovviamente, chi si aspetta degli echi dei Testament nell’operato di Skolnick è del tutto fuori strada: dopotutto si era capito già dai tempi del controverso “The Ritual” che ad Alex le sonorità del thrash metal Bay Area andavano strette e non lo interessavano più, ovvero uno dei motivi alla base dell’inevitabile separazione da Chuck Billy ed Eric Peterson (col senno di poi, è stato meglio così per tutti). Tornando ai nostri Attention Deficit, abbiamo a che fare con un quasi un’ora di progressive rock assai coinvolgente e profondamente radicato in territori jazz, che non nega interessanti sperimentazioni quasi noise qua e là ad arricchire il tutto... impossibile fare paragoni e citare le influenze, per il rischio di compilare una lista interminabile e forse inesatta. Fatto sta che questa volta Skolnick e soci hanno fatto un centro pieno... anzi, sarebbe proprio il caso di dirlo, soprattutto i soci! E’ indubbio che nelle undici canzoni presenti sul CD, siano in realtà Manring ed Alexander a dominare le note, con un’esecuzione veramente strabiliante, tecnicissima ma al tempo stesso corposa ed emotiva, che in parte offusca la prova del chitarrista (sempre ispiratissimo e raffinato, ma fin troppo spesso legato a parti minimali). Ciò che colpisce è soprattutto il modo in cui “The Idiot King” sia caratterizzato da uno stile solido e costante, ma offra canzoni completamente diverse l’una dall’altra. So che sarebbe inutile parlare dei singoli pezzi vista la natura del CD, ma non posso fare davvero a meno di citare “Unclear, Unarticulate Things”, “Nightmare on 48th Street”, “Any Unforeseen Event” e “RSVP”, quattro delle tracce più esaltanti dell’album. Devo ammettere che, dopo il deludente debut di tre anni fa, non avrei mai scommesso una lira sul secondo lavoro degli Attention Deficit... ed invece, “The Idiot King” si configura come un lavoro strumentale veramente ottimo, nonchè uno dei titoli più promettenti della scuderia Magna Carta!

Alessio Oriani


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