DARK FORTRESS - "Tales from Eternal Dusk"
(Red Stream/Soundcave)

70/100

TRACKLIST: The Arcanum of the Cursed / Pilgrim of the Nightly Spheres / Twilight / Apocalypse / Immortality Profound / Dreaming... / Throne of Somber Thoughts / Captured in Eternity's Eyes / Misanthropic Invocation / Crimson Tears / Tales from Eternal Dusk / Moments of a Mournful Splendor (at the Portal to Infinity)

“Tales from Eternal Dusk” rischia di perdersi nel marasma di uscite black metal di questo mese, schiacciato da nomi più importanti e da dischi stilisticamente affini, ma non è un lavoro da sottovalutare. Ipotizzo che si tratti del debut album di questo five-piece tedesco, non tanto per la mancanza di note biografiche quanto piuttosto per la presenza di numerosi pezzi anche piuttosto datati (si parte dal 1995 per arrivare fino al 2000)... un segno che la band ha comunque una certa gavetta alle spalle e che il disco non è stato di certo composto in quattro e quattr’otto. Ciò che colpisce è l’incredibile coerenza (e, si badi bene, non immobile ottusità) tra i pezzi più vecchi e quelli più nuovi, completamente amalgamati e privi di alcuna discontinuità, un’altra caratteristica che può essere identificata come dedizione alla causa e forte passione per il genere. Stilisticamente, stiamo parlando di black metal tirato ed aggressivo, quasi privo di tastiere e basato su un riffing piuttosto melodico e strutture accattivanti di matrice scandinava... sono pronto a scommettere che tra le tante fonti di ispirazione dei Dark Fortress, i ruoli maggiori vengano occupati da dischi come “Nemesis Divina” dei Satyricon, “Secrets of the Black Arts” dei Dark Funeral, “Storm of the Light’s Bane” dei Dissection e “Vittra” dei Naglfar. Buonissima la produzione, pulita e corposa, come anche l’esecuzione strumentale della band: una prova altamente decisa, solida e coinvolgente, che riesce a far passare in secondo piano l’innegabile poca originalità della proposta anche grazie ad alcuni passaggi abbastanza tecnici conditi da buoni controtempi ed inaspettate raffinatezze. Seppur la sezione ritmica composta da basso e batteria sia preparatissima e terremotante, sono in particolare le due chitarre ad offrire gli spunti migliori attraverso un riffing aggressivo, instancabile, compatto e buone - seppur poco approfondite - intuizioni in ambito solista ed acustico. Buono anche il corredo formato da artwork e booklet, entrambi adatti e davvero ben fatti. In definitiva, un CD consigliatissimo tanto agli amanti quanto ai neofiti del genere (a patto che questi si vadano poi a scoprire i classici sopraccitati)... pollice verso, e speriamo di sentirne riparlare in futuro!

Alessio Oriani


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