GODGORY - "Way Beyond"
(Nuclear Blast/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Final Journey / Payback / Another Day / Tear It Down / Caressed by Flames / Farewell / Sea of Dreams / Holy War

Attendevo con impazienza il nuovo lavoro degli svedesi Godgory, i quali seppur non essendo mai stati una band di prima categoria hanno sempre sfornato lavori di discreta fattura sin dal debut “Sea of Dreams” nel 1994 (anche se con un piccolo aiuto da parte di quel genio di Dan Swanö). Tra l’altro, in un momento in cui il panorama gothic metal è letteralmente infestato da finti-darkettoni che giocano a mischiare senza cognizione di causa l’heavy metal al pop ed alla darkwave anni ottanta, fa sempre piacere avere a che fare con una band dedita a tale genere ma con un background di partenza assai diverso... ovvero death metal. Ok, non sono di certo i Godgory la prima band a passare dal death al gothic metal (pensiamo a Tiamat, Paradise Lost, Amorphis, Sentenced, Moonspell e tanti altri...), ma è un dato di fatto che solamente questo tipo di gruppi riesca a donare a tale genere un’impostazione carica di potenza ed incisività, tenendosi lontano da facili melodie ed arrangiamenti ruffiani. Come ogni altro disco dei Godgory (non ho mai capito il perchè!) “Way Beyond” dura poco più di mezz’ora, che viene ulteriormente ridotta se teniamo conto del fatto che solo sei degli otto pezzi presenti sono nuove canzoni. All’interno dell’album troviamo infatti due remake delle vecchie “Sea of Dreams” (dall’omonimo lavoro) e “Tear It Down” (dal secondo album “Shadow’s Dance”), quasi identiche al passato se non per gli arrangiamenti che le pongono in linea col nuovo materiale. Inutile negare che i Godgory di oggi offrano un sound assai più melodico, accessibile ed avvolgente che in passato (anche grazie alla superlativa produzione a cura degli Studio Fredman) nonchè una maggior coerenza compositiva, la quale finalmente evita lo scomodo dualismo tra parti death metal e gothic poco amalgamate che ancora persisteva nel precedente “Resurrection” (1999), ma questo non va affatto a discapito dell’impostazione abrasiva e decisamente heavy del duo composto da Erik e Matte Andersson. Tra l’altro, le atmosfere di questro “Way Beyond” si rivelano ancor più cupe e malinconiche che in passato... un fattore che si sposa decisamente bene con la nuova impostazione della band: un ruolo di maggior rilievo viene quindi offerto alle tastiere ed al pianoforte, le vocals si fanno più incisive e caratterizzanti (ascoltiamo ad esempio il break atmosferico all’interno di “Final Journey”) mentre le chitarre si legano a riff più semplici e corposi, restando in grado di esprimersi attraverso i - seppur pochi - passaggi solistici ed acustici o arpeggiati. Non stiamo di certo parlando di un capolavoro, ma “Way Beyond” rappresenta senza alcun dubbio la miglior release dei Godgory fino ad oggi... fateci un pensiero sopra.

Alessio Oriani


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