IMMEMOREAL - "Temple of Retribution"
(Blackend/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Intro-Duce the Chaos / Curse of Chaos / A Nightmare Scenario / Triumphant Grasp / Intro-Duce the Power / My Will to Power / By the Sunset... / Temple of Retribution / 19.1.20.1.14 / Intro - The Unholy / Blazing Glory / In Dark / Armageddons Blade / Immemorial Ages / Outro

Debut album per il five-piece degli Immemoreal, fautori di un convincente swedish death metal melodico indissolubilmente legato ai passi della scena nei primi anni novanta: fa piacere leggere, almeno stavolta, una biografia la quale non esagera citando influenze e paragoni inesistenti, ma che (a ragion veduta) si limita solo a riferirsi agli esordi di Dark Tranquillity e Dissection. Una decina di pezzi (senza contare i vari interludi composti da Morfeus dei Limbonic Art e la bella strumentale “Blazing Glory”) in cui il ruolo delle melodie viene per fortuna limitato all’arricchire la struttura delle song, anzichè innalzato a mo’ di motore principale delle composizioni (come ad esempio accade oggi negli In Flames e relativi cloni)... canzoni feroci ed aggressive, ben costruite nel loro sviluppo, per le quali si potrebbero tirare in ballo altri nomi della scena scandinava ormai caduti nel dimenticatoio (Ablaze My Sorrow, Sacrilege, A Carnous Quintet, ecc.). Tuttavia, le buone intenzioni da sole non bastano a fare di un disco un capolavoro, e “Temple of Retribution” non riesce a decollare nonostante qualche ottimo pezzo come “By the Sunset”, “A Nightmare Scenario”, la title-track ed “Armageddon Blade”, a causa di una certa ripetitività di fondo dei riff e delle linee vocali (ad opera di Fredrik Arnesson degli Ablaze My Sorrow, qui soprannominato Goatnecro). Discreta comunque l’esecuzione strumentale, come anche la produzione “in-your-face” realizzata agli Studio Mega (gli stessi di Anata, Old Man’s Child ed ancora Ablaze My Sorrow)... unica riserva sulla cover del disco fin troppo simile ad una pagina del booklet di “Wages of Sin”, l’ultimo lavoro degli Arch Enemy. In definitiva, “Temple of Retribution” non potrà certo competere coi vecchi classici del death metal melodico scandinavo, ma si tratta ugualmente di un prodotto che farà la felicità degli appassionati di queste sonorità... sonorità che purtroppo stanno lentamente scomparendo a favore di nuovi elementi più commerciabili ed appetibili. Contando poi che si tratta di un debut, le speranze per il futuro sono ancora più rosee... pollice verso!

Alessio Oriani


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