JAMES LaBRIE - "Mullmuzzler 2"
(Magna Carta/Edel)

90/100

TRACKLIST: Afterlife /  Venice Burning / Confronting the Devil / Falling / Stranger / A Simple Man / Save Me / Believe / Listening / Tell Me

Giunge al secondo capitolo il progetto solista di James LaBrie (arcinoto vocalist dei Dream Theater ed ex-Winter Rose), confermando tutte le buone qualità del suo predecessore “Keep It to Yourself”. Cinquanta minuti di musica, suddivisa in dieci tracce di progressive rock composte a quattro mani con Matt Guillory (dei Dali’s Dilemma) e, saltuariamente, qualche altro musicista. Il disco si apre con “Afterlife”, canzone composta insieme a Trent Gardner (dei Magellan) che ricalca vagamente lo stile del theateriano “Falling into Infinity” e che, a dispetto di un’apparente semplicità, richiede più di un ascolto prima di venir assimilata. Lo stesso vale per “Venice Burning”, un pezzo groovy che chiama in causa nuovamente la band madre di James... non sorprende infatti che questa traccia veda pure la presenza di Gary Wehrkamp e Carl Cadden-James (degli Shadow Gallery). I due sono poi anche co-autori di “Confronting the Devil”, una traccia dall’incedere zeppeliniano e dalle sonorità a tratti arabeggianti, caratterizzata da ottime linee melodiche ed un’interpretazione vocale davvero sopra le righe. Bisogna però aspettare la quarta traccia prima che il disco inizi seriamente a decollare... stiamo ora parlando di “Falling”, una traccia soft rock, quasi pop, che ha dell’incredibile. Ok, qui saremo anche agli antipodi del progressive metal, ma è inutile porsi limiti di fronte ad una canzone di tale portata! Inoltre, anche nel precedente lavoro erano i pezzi più leggeri a risultare più emozionanti ed interessanti, perciò una canzone di questo tipo non dovrebbe suscitare nessun tipo di sorpresa... in ogni caso, arriva ben presto la stupenda “Stranger” a ristabilire gli equilibri, con le sue melodie ariose ed eteree su una base ritmica notevolmente complessa ed intrisa di raffinati tecnicismi. Lo stesso accade con “A Simple Man”, più pacata ma dallo sviluppo ipnotico, mentre con “Save Me”si torna alle sonorità più groovy ed aggressive delle prime tracce del CD. “Believe” è poi una ballad malinconica e toccante, che viene però bissata dalla successiva “Listening” in quanto ad intensità vocale. Conclude il tutto “Tell Me”, un pezzo piuttosto heavy caratterizzato da alcune sonorità abbastanza insolite, mai invadenti e sempre devote alle linee vocali. Rispetto al precedente lavoro, sono state per fortuna eliminate tutte le divagazioni troppo sperimentali (vi ricordate “Belzebubba” o “As a Man Thinks”?) in favore di un approccio più accessibile, melodico e compatto, ovviamente abbinato a strutture più semplicemente memorizzabili. Il risultato è un ottimo album di progressive rock riposante e melodico, da scoprire lentamente ripetendo gli ascolti di tanto in tanto e leggendo i testi, sempre interessanti e particolari. Da sottolineare poi la produzione dal suono straordinariamente pulito e rifinito, che non disdegna l’intrusione di effetti tecnolgoci assai moderni, nonchè la line-up dell’album, davvero preparatissima e carica di energia durante l’esecuzione del tutto impeccabile. Splendido anche l’artwork ad opera del mitico artista Dave McKean, che non ha di certo bisogno di presentazioni.

Alessio Oriani


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