LOSS - "Verdict of Posterity"
(Scarlet/Audioglobe)

80/100

TRACKLIST: Dominant Nature / Lost Regrets / Death Instinct / Wasted Source / Worship This / Mental Disturbance / Erased / Enclosure

Nonostante vengano presentati come una rivelazione in ambito old-style swedish death metal, i Loss sono in realtà qualcosa di ben diverso. Anche se il loro punto di riferimento principale resta il riffing di act seminali quali Carnage e Dismember (misto ad una sezione ritmica figlia dei primi Entombed), l’impressione non è affatto quella di aver a che fare con un disco di dieci anni fa... per quanto “Verdict of Posterity” sia un buon album, interessante e variegato, è infatti incapace di far rivivere quel feeling cupo, macilento e cadaverico dei primi, spaventosi passi del death metal svedese. Sarà per certe vocals in screaming, le quali vengono strozzate fin troppo e si dimostrano a tratti troppo vicine al black metal, per l’eccessiva (relativamente alle band sopraccitate, sia chiaro) velocità dei pezzi o per alcune scelte di produzione completamente distanti dai vecchi lavori dei Sunlight ed Unisound Studios, fatto sta che siamo a tutti gli effetti di fronte ad un disco targato 2001... ed i paragoni col passato – a questo punto – lasciano il tempo che trovano. Con questo non voglio dire che “Verdict of Posterity” sia un brutto disco (anzi!), ma solo fare un po’ di chiarezza sugli intenti e sui risultati di questo promettente e giovanissimo five-piece svedese (pensate che si sono formati solo l’anno scorso). Il disco si apre con “Dominant Nature”, canzone che nasce da un’accordatura a dir poco tombale prima di esplodere rapidamente in un attacco frontale tiratissimo e massacrante, ma durante il procedere del disco troviamo altre ottimi esempi di violenza come “Mental Disturbance” (la migliore del lotto), “Enclosure” o “Death Instict”, le quali mettono in gioco anche l’indelebile nome degli At the Gates. Da lodare la presenza di pochi compromessi e la forte personalità della band, presente tanto nelle sezioni più melodiche quanto in quelle più intransigenti... e per finire, soddisfacente ed appropriato l’utilizzo degli scarni ma melodici assoli di chitarra: sgraziati, minimali e caratterizzati da un suono vagamente sinistro e disturbante. In mezzo al marasma di uscite black metal e brutal death, direi che i Loss hanno sicuramente qualche asso nella manica grazie ad un’intelligente ed innovativa rilettura di certi canoni... dategli una possibilità e non credo proprio che ve ne pentirete!

Alessio Oriani


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