OBSIDIAN GATE - "Colossal Christhunt"
(Skaldic Art/Audioglobe)

40/100

TRACKLIST: Urgewalten / Behold the Imperial Rise / Tide of the Envenomed Oceans / Dux Bellorum / Of Pures Pandaemonium / Colossal Christhunt 

Il trio tedesco degli Obisidian Gate si affaccia sul mercato (o almeno credo, vista l’assoluta mancanza della biografia d’accompagnamento) con questo “Colossal Christhunt”... e non si può di certo dire che ne sentissimo il bisogno! La proposta della band si riconduce generalmente al black metal tirato ed aggressivo di matrice scandinava, ma presenta una componente orchestrale del tutto fuori luogo, che si sposa in maniera pessima agli elementi metallici: ascoltando “Colossal Christhunt” sembra infatti di avere più o meno a che fare con un disco dei Thy Primordial su cui siano state appiccicate tutta una serie di accompagnamenti ed interludi sinfonici senza alcuna giustificazione. Il tutto è inoltre condito da una pessima drum machine, relegata in background e programmata in maniera minimale con dei suoni fastidiosamente artificiali, mentre la produzione mette in rilievo solo le chitarre - rigorosamente zanzarose - e la componente orchestrale, frullando tutto il resto (vocals comprese) in un impasto confuso e gettandolo in un angolino... anche il booklet è orribile, con un layout fastidioso, confuso e monocromatico! Questi aspetti sarebbero comunque meno pesanti, seppur non trascurabili, se almeno le canzoni fossero di buona fattura... e invece no, nei sei pezzi di “Colossal Christhunt” si trovano solo citazioni e scopiazzature di altre band, nessun elemento personale o anche solo degno di nota. Il songwriting appare davvero privo di senso e di strutture, con dozzine di riff messi uno accanto all’altro senza soluzioni di continuità, cambi di tempo improvvisi e malfunzionanti e, soprattutto queste oscene partiture sinfoniche incollate alla buona in ogni dove (per non parlare dei numerosi passaggi in cui ogni strumento diventa muto e restano solo le tastiere a gestire il tutto!). Il risultato è che risulta impossibile distinguere i vari pezzi tra loro, tutti parecchio lunghi (circa sette minuti l’uno) e così legati alla stessa formula da sembrare uguali e del tutto intercambiabili. Per riassumere, un disco ed una band da dimenticare, senza alcun dubbio...

Alessio Oriani


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