ORDO DRACONIS - "The Wing & the Burden"
(Skaldic Art/Audioglobe)

65/100

TRACKLIST: Paris 1574 / The Rite of Catherina De Medicis / Turpentine Chimaera / Wreckage / Four / A Crimson Dawn / Tipharelli - The Burning Balance / Necropolis / Tar and Quill (a Gloss)

Senza uno straccio di nota biografica, non so dirvi proprio nulla su questi Ordo Draconis se non che si tratta di un five-piece proveniente dall’Olanda... tuttavia, mi pare di ricordare una loro demo nel 1997 e quindi dubito che “The Wings & the Burden” sia un debut album, a giudicare dai troppi anni intercorsi. Passando alla musica, la band ci offre una sorta di black metal sinfonico-orchestrale che a prima vista può sembrare solo pacchiano e stereotipato, ma che in realtà offre più di uno spunto interessante col proseguire degli ascolti... al di là dell’impostazione generale ultramelodica, che li fa apparire una sorta di Rhapsody in versione cattiva piuttosto che come un gruppo dedito alla fiamma nera, gli Ordo Draconis si dimostrano più interessanti ed abili del previsto. I sette pezzi presenti (a cui si aggiungono due intro) si snodano lungo una durata media abbastanza elevata, senza per fortuna scadere in una struttura troppo lineare o prevedibile grazie a numerosi cambi di tempo e sonorità. Tra i vari strumenti, sono chitarra e tastiere a prevalere sul resto sia come qualità del lavoro sia come “presenza” all’interno delle canzoni... tra l’altro, gli arrangiamenti sinfonici si rivelano azzeccati e ben studiati (seppur vagamente infestanti), mentre un ruolo di spicco viene riservato anche a delle parti assai valide di chitarra solista ed acustica. Le uniche pecche sembrano essere le vocals, quasi interamente risolte con uno screaming acido e monocorde, ma soprattutto la ripetitività di certe soluzioni: se è vero che ogni pezzo - preso singolarmente - funziona infatti più o meno bene (ascoltiamo in particolare “A Crimson Dawn” e “Wreckage”), non è altrettanto facile ascoltare il CD per intero senza incappare nella noia. La produzione è invece piuttosto canonica, senza pregi nè difetti, come anche l’artwork si dimostra piuttosto piacevole ma decisamente stereotipato. Per concludere, consiglio questo disco solo a chi apprezza il black metal più accessibile, melodico e dalle connotazioni gotiche (chi ha detto Cradle of Filth?)... ma soprattutto a chi ama l’uso di tonnellate di elementi sinfonici!

Alessio Oriani


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