AVERSE SEFIRA - "Battle's Clarion"
(Lost Disciple/Soundcave)

55/100

TRACKLIST: Battle's Clarion / Condemned to Glory / Withering the Storm / Deathymn / The Nascent Ones (the Age of Geburah) / Argument Obscura / The Thousand Aeon Stare / ...Ablaze

Più mi chiedo quando mai finirà questa sorta di “New Wave of American Black Metal”, e più dischi di tale provenienza sembrano arrivare dalle nostre parti... sarà mica una sorta di contrappasso? Al di là di questo, ecco tornare i texani Averse Sefira con un secondo lavoro senza alcun pregio ma con qualche difetto, il quale se non altro fa dimenticare il penoso debut album “Homecoming’s March”. Rispetto a tale disco, in cui la band si limitava a fare il verso agli Immortal senza un minimo di risultati decenti, adesso la formula si arricchisce grazie ad un’ampia commistione di elementi death metal (non aspettatevi comunque nulla di neanche lontano rispetto ad “At the Heart of Winter” però!). Probabilmente a causa del nuovo e ben più preparato drummer, gli Averse Sefira solamente ora riescono ad avvicinarsi alla sufficienza... già, ho detto avvicinarsi e non superare, perchè anche se siamo di fronte ad un passo in avanti, le pecche su “Battle’s Clarion” non mancano affatto ed in un mercato così saturo la concorrenza è troppo spietata per permettere la clemenza. Prima di tutto, il riffing presenta delle divagazioni (melodiche e non) piuttosto insolite che esulano dalla struttura dei pezzi e lasciano un senso di sconclusionatezza del tutto, mentre il songwriting presenta delle continue sfuriate fine a sè stesse, mal costruite e slegate rispetto al resto dei pezzi... posso capire lo sposalizio tra black e death metal, ma non tra black e grindcore! A questo vanno comunque aggiunte una certa ripetitività negli elementi che compongono il sound della band ed una produzione davvero poco felice, due aspetti che non aiutano di certo “Battle’s Clarion” a risultare più appetibile, anzi tutt’altro. Inoltre, è triste notare che pezzi assai validi come “Deathymn” o “Ablaze” (i quali dimostrano delle ottime potenzialità e richiamano alla memoria certe cose degli Angelcorpse) si perdono nei quaranta minuti scarsi dell’album, ed ovviamente non bastano neanche per fra approdare il tutto ad una sufficienza stringata.

Alessio Oriani


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