DEICIDE - "In Torment in Hell"
(Roadrunner/Edel)

70/100 · 60/100

TRACKLIST: In Torment in Hell / Christ Don't Care / Vengeance Will Be Mine / Imminent Doom / Child of God / Let It Be Done / Worry in the House of Thieves / Lurking Among Us

Sesta release discografica (senza contare la ristampa dei demo “Amon” ed il live “When Satan Lives”) per la band di Glen Benton, in passato autrice di vere e proprie pietre miliari del death metal americano come “Deicide” e “Legion”. Otto pezzi per un totale di appena mezz’ora, otto canzoni che fanno presagire segni di ripresa dopo il tonfo degli scadenti “Insineratehymn” e “Serpents of the Light”... già a partire dalla opener e title-track, su “In Torment in Hell” abbiamo infatti di nuovo a che fare con un riffing spigoloso e nevrotico, il quale si era perso negli ultimi anni a favore di un approccio iper-diretto e frontale. Tuttavia, la grandezza dei primi due lavori della band resta lontana anni luce (anche il controverso “Once Upon the Cross” resta comunque un gradino sopra) e riduce questo nuovo “In Torment in Hell” all’ennesimo album for-fans-only, che può fare ben poco per richiamare l’interesse dei nuovi ascoltatori o in qualche modo stupire chi segue la band già da molto tempo. Tra l’altro, gli otto pezzi che ci offrono stavolta i Deicide saranno sì meglio di quanto fatto ultimamente (non che ci volesse poi molto), ma non si tratta poi di una differenza abissale, di chissà quale enorme salto di qualità! Se da un lato troviamo infatti tracce solide e coinvolgenti come “Christ Don’t Care”, “Let It Be Done”, “Imminent Doom” e la sopraccitata “In Torment in Hell”, dall’altro abbiamo anche pezzi sulla scia di “Vengeance Will Be Mine”, “Worry in the House of Thieves” e “Child of God”, i quali già al terzo ascolto finiscono per essere vittima del tasto “skip” del lettore CD. Ottima comunque l’esecuzione della band, impegnata in soluzioni ritmiche apparentemente lineari ma in realtà intricatissime ed a velocità davvero impegnative, mentre la produzione (ovviamente targata Morrisound) mantiene un feeling vagamente old-style, leggermente soffocato ed ovattato, che forse potrà non piacere agli ascoltatori più giovani. Per farla breve, “In Torment in Hell” si configura facilmente come la miglior release dei Deicide degli ultimi cinque anni (una magra consolazione), ma il paragone con la vecchia discografia resta assolutamente schiacciante... tuttavia, questo album ha sufficienti carte in regola da riaprire parecchie speranze per il futuro (cinque tracce su otto, tra cui l’apice “Lurking Among Us”). Se siete dei maniaci della band, so già che non ve lo farete sfuggire... i neofiti dovrebbero comunque partire dai primi due lavori, del tutto fondamentali per il genere, prima di pensare a qualunque altro album marchiato Deicide.

Alessio Oriani


Ahi, ahi, che tristezza! Bisogna rassegnarsi al fatto che, oggi come oggi, i Deicide non valgono un unghia di una brutal band a caso... prendiamo ad esempio i Nile che quando Glen Benton e soci furoreggiavano nemmeno esistevano. Intendiamoci, “In Torment in Hell” non arriva a fare schifo, ma è davvero troppo vetusto. E’ in certo qual modo possibile accostarlo a Legion e, sebbene quel disco sia da considerarsi uno dei migliori lavori dei Deicide, ormai siamo nel 2001 ed il confronto non regge affatto. Glen ed i suoi compagni si ostinano a presentare brani tutti uguali, dalle strutture molto semplici e lineari… fin troppo. L’ascolto è piacevole, perché non impegna più di tanto, ma al tempo stesso non è per nulla stimolante. La sezione ritmica, un tempo uno degli elementi migliori dei Deicide, è ora diventata standard... probabilmente il peso degli anni si fa sentire sul buon Asheim, ma è anche vero che un tale Pete Sandoval continua a dare scuola! Intendiamoci, anche i Morbid Angel post-David Vincent non sono più gli stessi, ma continuano ad essere creativi, tecnicamente migliori dei nostri deicide ed anche il loro ultimo “Gateways to Annihilation” – seppur sia un po’ troppo monolitico – ha dei brani eccezionali. Qui invece si naviga in una tranquilla mediocrità. Fino a quando potranno tirare avanti? Le vendite daranno ancora ragione ai Deicide? Potranno continuare a sostenere la loro nomea con i loro concerti? Di certo non sono gli Stayer, ed anche la loro aura satanica fa molto sorridere ormai, in questo panorama estremo così inflazionato dal satanismo... e allora che fare? Questo è il loro ultimo disco – mi pare – per l’oramai major label Roadrunner: la cosa migliore sarebbe di prendersi una bella pausa e guardare a nuove leve dinamiche e stimolanti come Dying Fetus, Skinless e compagnia bella. Ma si sa, a volte non è così semplice... speriamo bene, perché ora come ora i Deicide sono inutili. Sufficienza sulla fiducia.

Andrea Flavioni


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