DRAGONLORD - "Rapture"
(Spitfire/Edel)

80/100

TRACKLIST: Vals de la Muerte / Unholy Void / Tradition and Fire / Born to Darkness / Judgement Failed / Wolfhunt / Spirits in the Mist / Rapture

Dragonlord è il progetto black metal di Eric Peterson (il chitarrista dei Testament... ma lo sapevate già, vero?) e vede la luce dopo quasi due anni di gestazione un po’ travagliata e saltuaria. Credo sia lecito chiedersi cosa può aver a che fare un simile chitarrista con tale genere musicale, e quale possa essere il risultato... beh, fortunatamente la risposta è “qualcosa di molto interessante e particolare”. Le sette canzoni contenute in “Rapture” si configurano come un black metal sinfonico che paga dazio ai soliti blasonati nomi (Dimmu Borgir, Emperor, Cradle of Filth...), ma che per ovvi motivi mantiene un’impostazione guitar-based e si avvale di riff devastanti, decisamente thrashy e a tratti in pieno stile Testament. Non è infatti un caso che alcuni dei riff delle canzoni presenti siano nati durante la composizione dello spettacolare “The Gathering” e che siano stati poi scartati perchè troppo aggressivi e poco adatti a tale album... è proprio da questo, che prende vita il progetto Dragonlord, il quale vede coinvolte le stesse persone attualmente impegnate nei Testament ovvero Steve DiGiorgio (basso), Jon Allen (batteria) e Steve Smyth (chitarra): se non fosse per la mancanza di Chuck Billy e per la presenza del tastierista Lyle Livingston, avremmo a che fare con una vera e propria band parallela ai Testament! Nonostante in un primo momento si abbia l’impressione di aver a che fare con la solita symphonic black metal band, va detto che i Rapture si rivelano sempre più originali ed interessanti con il ripetersi degli ascolti, sfoderando uno stile sufficientemente personale. Una grossa sorpresa è poi lo screaming black metal di Eric Peterson, che nessuno avrebbe mai immaginato dietro al microfono e che invece si rivela assai abile ed adatto alla musica proposta. I pezzi migliori del CD sono senza dubbio quelli più legati alla matrice thrash, ovvero “Unholy Void”, “Born to Darkness” e “Rapture”, mentre “Spirits of the Mist” è l’unica traccia un po’ priva di mordente. La produzione è di altissimo livello ed anche l’artwork, davvero particolare, si sposa perfettamente allo stile della band. Come da copione, inoltre, l’esecuzione dei musicisti coinvolti è del tutto impeccabile (anche se, come già accadeva su “The Gathering”, Steve DiGiorgio resta sempre troppo in background). “Rapture” può essere classificato come black thrash sinfonico, e si rivela un disco adattissimo agli ascoltatori del genere e non solo ai fanatici dei Testament... certo, non si tratterà di un capolavoro, ma calcolando che si tratta dell’esordio e che un nuovo album è già in preparazione, sono sicuro che ne vedremo davvero delle belle! Peccato solamente per la durata davvero esigua (poco più di mezz’ora), che ne mina pericolosamente la longevità...

Alessio Oriani


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