DUNKELGRAFEN - "Triumph des Fleisches"
(Label/Distribuzione)

50/100

TRACKLIST: Triumph des Fleisches / In Nomine Satanas / Sklavengott / Entsagung / Beherrscher Dieser Wald / Zeremonie der Taufe / Der Herr der Hölle sei Miteuch

Terzo album per i tedeschi Dunkelgrafen, che continuano ad offrirci il loro black metal vecchio stampo manierista e prevedibile. In “Triumph des Fleisches”, però, le uniche cose relazionabili al passato del movimento black sono il riffing ed il tipo di produzione (con molto riverbero sulle vocals, la batteria in background e le chitarre zanzarose), mentre mancano del tutto la convinzione e l’ispirazione... non aspettatevi quindi di trovare un decimo di quella malignità delle prime release black metal norvegesi, perchè all’interno di questo CD non ve n’è neanche l’ombra. Le uniche tracce che lasciano presagire un miglioramento sotto questo profilo, grazie a dei passaggi decentemente suggestivi, sono “In Nomine Satanas”, “Sklavengott” e “Zeremonie der Taufe”, ma si tratta comunque di ben poca cosa se paragonate al resto dell’album, il quale fa acqua un po’ da tutte le parti. L’uso delle tastiere è per fortuna assai limitato (o le si sanno usare bene, o è meglio lasciare dove sono!) e non va oltre la semplice funzione di supporto ad alcuni break atmosferici ed a intro-outro di un paio di canzoni, ma purtroppo il mixaggio delle stesse è esageratamente alto rispetto al resto degli strumenti e genera quindi un effetto fastidioso. Inoltre, le doppie vocals della band (che a sentir loro, sono il punto di forza del Dunkelgrafen-sound a partire dal secondo lavoro “Baphomet’s Aeon”) si rivelano completamente dannose nei confronti delle canzoni, per colpa di alcuni passaggi gutturali inappropriati e decisamente fuori registro... meglio lasciare tutto nelle mani del vocalist principale, con il suo black screaming acido ed efficace seppur stereotipato. Concludendo, escludo che questo “Triumph des Fleisches” possa interessare ai neofiti e tantomeno piacere ai maniaci del genere, a causa della sua totale impossibilità di competere coi vecchi classici.

Alessio Oriani


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