WITCHERY - "Symphony for the Devil"
(Music for Nations/Audioglobe)

85/100

TRACKLIST: The Storm / Unholy Wars / Inquisition / Omens / Bone Mill / Enshrined / None Buried Deeper / Wicked / Called for by Death / The One Within / Hearse of the Pharaohs / Shallow Grave

Anche per gli svedesi Witchery arriva il momento della consacrazione. Dopo due album validi ma a dire il vero un po’ piattini (“Restless and Dead” e “Dead, Hot and Ready”) ed un eccezionale EP (“Witchburner”), i nostri rinnovano le frecce del proprio arco e trovano finalmente la formula vincente, passando tra l’altro dalla piccola Necropolis alla ben più potente Music for Nations. Composti da ex-membri di Seance e Satanic Slaughter – tutta gente sulla scena da oltre dieci anni – i Witchery vantano anche la presenza di Jensen (chitarrista dei The Haunted) e Sharlee D’Angelo (bassista di Arch Enemy e Mercyful Fate). Rispetto al passato, la formula non cambia: i Witchery continuano a suonare un poderoso misto tra heavy metal classico (influenzato soprattutto dagli Accept) e thrash metal teutonico condotto dalle abrasive vocals death-black metal di Toxine... tutto questo senza dimenticare evidenti influenze di WASP, Exciter, Mercyful Fate e Black Sabbath! Ciò che troviamo rinnovato su “Symphony for the Devil” è soprattutto il tiro delle canzoni, notevolmente più aggressive se paragonate a prima, ed il songwriting, sicuramente più sciolto e quasi privo di momenti morti... senza contare l’esecuzione migliorata sotto il profilo tecnico ed una produzione letteralmente devastante, cruda e violenta come poche altre! Tre quarti d’ora, divisi in dodici tracce che spaziano dagli attacchi frontali di “The Storm”, “Wicked” e “Shallow Grave” alle costruzioni più graduali di “Unholy Wars”, “None Buried Deeper” oppure “Omens”. Un album del tutto guitar-oriented, in cui il riffing di Jensen – vero protagonista del gruppo – spesso richiama (involontariamente?) gli stessi The Haunted e le cui canzoni si basano su delle grezze ed efficacissime linee melodiche, abilmente ridotte all’essenziale per quanto riguarda quantità ed accessibilità. Splendido anche il ruolo di spicco riservato al basso di Sharlee D’Angelo, che utilizza un suono carnoso e dirompente abbinato ad una presenza esecutiva davvero notevole. Non c’è che dire, finalmente i Witchery hanno trovato la giusta alchimia che gli ha permesso di creare un disco abbastanza variegato e coinvolgente, il quale si lascia ascoltare dall’inizio alla fine senza mai stancare. Va però fatto notare che l’originalità della proposta è leggermente minata alle basi proprio dallo stile utilizzato: nel caso foste particolarmente avvezzi alle sonorità dei tardi anni ottanta, la longevità di “Symphony for the Devil” potrebbe venire parecchio ridotta.

Alessio Oriani


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