ANATHEMA - "A Fine Day to Exit"
(Music for Nations/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Pressure / Release / Looking Outside Inside / Leave No Trace / Underworld / Barriers / Panic / A Fine Day to Exit / Temporary Peace

Tanto per citare un bel film di poco tempo fa, “Qualcosa è cambiato”... già, in casa Anathema qualcosa è cambiato. Che la band dei fratelli Cavanagh non suonasse più metal non è certo una novità, ce ne eravamo accorti tutti già da “Alternative 4” e – di fronte ad una simile perfezione – non c'era affatto motivo di scandalizzarsi, anzi. Ciò che però ora viene mutato è il trademark della band, una componente para-musicale impalpabile che è sempre andata a braccetto con le emozioni da essa suscitate: angoscia, rabbia, dolore, tristezza. Beh, tutto questo purtroppo non c'è più... anzi – più precisamente – è stato diluito in una sorta di pallido ricordo del passato. Musicalmente nulla da eccepire, “A Fine Day to Exit” è un CAPOLAVORO di soft rock (sì, avete letto bene, soft rock) assai raffinato e vagamente progressivo, ma non si può gridare al miracolo proprio perchè stiamo parlando degli Anathema. Stupenda la produzione di Nick Griffith (Pink Floyd, Roger Waters ed altri), che dà assoluto valore ad un’esecuzione altrimenti volutamente minimale e fin troppo soffusa... rispetto a “Judgement” – unico album della band con cui esistono elementi in comune – le sonorità sono qui più aperte e solari, con parti ritmiche meno decise ed incisive. L’ingresso di Les Smith (ex-Cradle of Filth) alle tastiere non si fa sentire più di tanto, mentre la voce di Vincent Cavanagh perde gran parte della sua profondità, risultando a tratti non del tutto sincera nell’esprimersi... ed è questo forse uno degli elementi più difficili da digerire di “A Fine Day to Exit”. Non credo di osare, dicendo che a fianco dei Pink Floyd (veri e propri numi tutelari della band a partire da “Eternity”), gli Anathema hanno aggiunto influenze più giovani come Radiohead, Muse o Coldplay, ovvero materiale di non facile integrazione ma pur sempre accessibile. Al di là di tutto, è innegabile che pezzi come “Release”, “Looking Outside Inside”, “A Fine Day to Exit” o “Panic” siano semplicemente stupendi e che da soli valgano quasi l’acquisto del disco o, se non altro, un ascolto integrale. Mi dispiace comunque di non poter promuovere a pieni voti gli Anathema – uno dei miei gruppi preferiti di sempre – ma lo stile di una band non è un argomento da prendere alla leggera... e dieci anni di sofferenza in musica non si possono cancellare con un colpo di spugna! Ora la mia più grossa paura è che gli Anathema possano venir “adottati” da un’audience (e da una certa critica musicale) impropria, che li innalzerebbe a “new sensation” nel giro di quindici minuti, per poi scartarli a favore del prossimo gruppo di pop rock inglese pseudo-intellettuale e ricercato...

Alessio Oriani


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