THERION - "Secret of the Runes"
(Nuclear Blast/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Ginnungagap / Asgard / Midgard / Schwarzalbenheim / Jotunheim / Ljusalfheim / Vanaheim / Nifelheim / Muspelheim / Helheim / Secret of the Runes

Una gradita sorpresa, questo atteso “Secret of the Runes”... ascoltando l’ottavo full-length dei Therion di Christofer Johnsson si ha l’impressione che la band abbia deciso di fare un discreto salto indietro nel tempo, andando in parte a ripescare un’impostazione che non si sentiva da quasi cinque anni. Messe da parte le accezioni quasi-power metal di “Vovin” e la soporifera lentezza del pessimo “Deggial”, i Therion tentano infatti un equilibrio tra le due parti riacquistando al contempo una ricchezza ed una diversità di elementi che, appunto, mancavano da troppo tempo... sarà per il benvenuto spostamento del concept verso altri lidi (stavolta la mitologia trattata è scandinava), fatto sta che la band sembra aver trovato una nuova linfa vitale. A differenza del precedente album la produzione è di nuovo di altissima qualità, con le parti sinfoniche mai sintetiche o piatte, quelle metal del tutto pulite e poderose, ed una quantità di strumenti diversi davvero impressionante. Tra l’altro, la componente più propriamente heavy metal è stata finalmente riportata alla luce: su “Secret of the Runes” ci sono infatti dozzine di riff grantici e buoni assoli di chitarra, che nell’ultimo lavoro andavano invece cercati con il lumicino. Dal punto di vista vocale manca ancora la presenza di una guida, di un punto centrale su cui focalizzarsi, ma il lavoro svolto dal coro (a Wacken erano sei persone, ma non so dire se siano le stesse anche su disco) è notevole e a tratti crea delle figure vocali davvero degne di lode. Attenzione però, perchè non stiamo affatto parlando di capolavoro... “Secret of the Rune” è solo un buon rimescolamento delle carte in tavola, ma non aggiunge molto a quanto fatto fino ad ora e soprattutto non regge il confronto con la pietra miliare di “Theli” (loro capolavoro indiscusso). Tuttavia, si tratta di un buon passo in avanti dopo l’insulso EP “Crowning of Atlantis” e lo scarsissimo “Deggial”, perciò che sia il benvenuto giacchè riapre le speranze per il futuro della band. Ascoltando alcuni pezzi, si ha a tratti la fugace sensazione che certe canzoni siano dei capolavori mancati per un pelo... se solo Christofer Johnsson avesse deciso di spingere un po’ più l’acceleratore e variegare di più la struttura di certi pezzi, forse ci saremmo trovati tra le mani un altro grandissimo disco firmato Therion. Peccato che sia così solamente in parte...

Alessio Oriani


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