ENTOMBED - "Morning Star"
(Music for Nations/Audioglobe)

100/100

TRACKLIST: Chief Rebel Angel / I for an Eye / Bringer of Light / Ensemble of the Restless / Out of Heaven / Young Man Nihilist / Year One Now / Fractures / When It Hits Home / City of Ghosts / About to Die / Mental Twin

Cosa circola nelle menti di Uffe Cederlund e soci? E’ questo che viene da pensare ogni volta che ci si accosta ad un nuovo disco degli Entombed, l’eterogenea, seminale e mai troppo apprezzata (almeno qui in Italia) band scandinava. Si, perché se analizzata in dettaglio, la discografia degli Entombed è alquanto bizzarra. Dalle indimenticabili sfuriate death metal del loro fenomenale esordio “Left Hand Path” e del successivo “Clandestine”, si passa al masterpiece (almeno per il sottoscritto, che ha letteralmente consumato i microsolchi del cd in questione) “Wolverine Blues”, disco in cui vengono sapientemente mescolati death metal, hardcore, rock’n’roll e blues, lanciando definitivamente un nuovo genere (il death’n’roll). Per poi passare allo strano, interlocutorio, ma pur sempre interessante “To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth”, disco fracassone (uno dei peggiori in quanto a produzione per i nostri) dove la veemenza death degli esordi viene sostituita da una maggiore dose di hardcore, punk e rock stradaiolo... e poi è la volta di “Same Difference”, forse il loro punto più basso: non un disco brutto, ma totalmente distaccato da ogni cosa intrapresa prima d’ora, un lavoro troppo pulito, troppo rock (cosa che riesce meglio al loro ex-batterista Nicke Andersson nei suoi Hellacopters). Ecco poi “Uprising”, album uscito non più di un anno e mezzo fa, che segna il ritorno a sonorità più rozze e taglienti, ed infine questo imprevisto “Morning Star”, un deciso ritorno verso le sonorità che hanno reso famosi i cinque svedesi (sebbene della line-up originaria oramai rimangano solo Uffe Cederlund, LG Petrov e Alex Hellid). In poche parole, “Morning Star” si rifà direttamente a dischi come “Wolverine Blues” e “Left Hand Path” per la furia nichilista di alcune song, ma anche ad “Uprising” per l’impostazione diretta e rock’n’roll. La produzione del disco è potente ed all’altezza della situazione, e valorizza al meglio le nuove song. Si inizia con “Chief Rebel Angel”, luciferina song di apertura di grande impatto ed atmosfera, con una superlativa prova di LG Petrov (singer perfetto per questo tipo di sonorità), e si prosegue con canzoni che sono la summa di oltre dieci anni di Entombed-sound, riportandoci per intensità e furia agli esordi del gruppo. Anche nei testi, deciso ritorno a tematiche sulfureo-goliardiche nel classico stile della band. Ispirato come sempre il duo Hellid–Cederlund, impeccabile Sandstrom al basso e buona la prova di Peter Stjarnvind alla batteria che – seppur  privo della fantasia e della classe di Nicke Andersson (oramai fuori gioco da tre dischi) – se la cava alla grande, movimentando il tutto con una terremotante doppia cassa. In parole povere, questo disco degli Entombed è un ritorno, seppur non definitivo, a sonorità death metal, come per dare una lezione a tutte quelle innumerevoli band di swedish death melodico ribadendo chi è che porta i pantaloni a casa. Grandi!

Andrea Flavioni


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