NOVEMBRE - "Novembrine Waltz"
(Century Media/Audioglobe)

100/100

TRACKLIST: Distances / Everasia / Come Pierrot / Child of the Twilight / Cloudbusting / Flower / Valentine (almost an instrumental) / Venezia Dismal / Conservatory Resonance

Guardo la splendida copertina del nuovo disco dei Novembre (una delle più belle di quest’anno, non a caso realizzata dal geniale Travis Smith) e noto diversi elementi che si possono ritrovare nella musica di “Novembrine Waltz”: intimità, malinconia, varietà, melodia e poesia... a questo, aggiungete il ritorno del vecchio logo (quello di “Wish I Could Dream It Again”) ed il quadro della situazione è più o meno definito. Questo quarto lavoro della band dei fratelli Orlando si configura senza dubbio come il loro disco più completo e maturo, proseguendo quanto detto con “Classica”, ma al tempo stesso prendendone le distanze. Sarà per l’approccio più progressivo e caleidoscopico, per le atmosfere e le melodie assai più oniriche, tristi e riflessive, per le strutture delle song più liquide ed ipnotiche o per il songwriting ancor più personale, imprevedibile e complesso di prima (sotto questo aspetto, è comprensibile il richiamo al debut album), fatto sta che “Novembrine Waltz” giunge ad oltre due anni di distanza dalla composizione di “Classica” e la differenza si fa vedere... tuttavia, bastano poche note ed un breve scorcio delle vocals per accorgersi che stiamo parlando dei Novembre, con il loro sound immediatamente riconoscibile ed al tempo stesso in continua mutazione, impossibile da descrivere in poche parole e tanto meno da rinchiudere in un’etichetta preconfezionata. Stilisticamente, “Novembrine Waltz” è un album ben più integrabile nella discografia passata rispetto a “Classica”, nel senso che se il disco precedente offriva un balzo in avanti non indifferente, questo nuovo lavoro si mantiene più aderente a certe sonorità e ad un certo modo di costruire i pezzi. Impossibile descrivere nel dettaglio le canzoni presenti, tutte variegate e dalla durata media di sei-sette minuti, se non attraverso le atmosfere: “Novembrine Waltz” può essere a mio avviso visto – sotto il profilo emotivo – come una sorta di “Arte Novecento” potenziato, restaurato e reso tecnicamente più complesso e moderno grazie all’evidente eredità del magistrale “Classica” ed al ripescaggio dell’esperienza destrutturalista di “Wish”... senza nostalgie o sterili riproposizioni, ma solo pervaso di evoluzione, voglia di osare e di sorprendere gli ascoltatori. Come sempre l’esecuzione tecnica risulta parecchio elaborata, disposta su vari livelli percettivi a seconda della propria complicatezza, ed il tentacolare drumming di Giuseppe mantiene tutti i propri punti di forza mentre la voce di Carmelo appare più variabile e pronta a mettersi in gioco. Per quanto riguarda la produzione, questa ha un taglio più potente e maestoso rispetto a “Classica”, ma a tratti mi sembra un po’ ingombrante e – sotto questo aspetto – mi lascia preferire il disco precedente, se non fosse per la grande quantità di strumenti e sonorità diverse ora utilizzate... a prima vista, “Novembrine Waltz” può forse apparire un disco meno compatto, ma una volta dedicatogli il tempo necessario è come se vi si aprisse davanti una nuova dimensione musicale. Bellissime “Distances”, coinvolgente e poliedrica, oppure l’ipnotica “Child of the Twilight” con la sua stupenda coda heavy, ma anche “Conservatory Resonance” (forse l’apice del disco) e la cangiante “Valentine”, seppur non si notino cali in nessuna delle altre tracce. Curiosa è poi “Cloudbusting”, canzone synth-pop di Kate Bush che viene qui riproposta con l’ausilio di Ann-Mari Edvardsen (ex-singer dei Third and the Mortal ed ora nei fantastici Tactile Gemma)... una scelta insolita, imprevedibile ma non una vera e propria novità se ripensiamo ad “Arte Novecento” (che conteneva la cover di “Stripped” dei Depeche Mode). Al di là di questa traccia, è comunque interessante scorrere “Novembrine Waltz” alla ricerca di citazioni e messaggi nascosti (dalla musica classica fino alla tradizione popolare italiana), che preferisco non svelarvi per non rovinare la sorpresa: vi basti sapere che ce n’è di cui sbizzarrirsi. Per concludere credo sia proprio il caso di affermare che “Novembrine Waltz” è uno degli album più interessanti, coraggiosi e personali mai realizzati nel nostro paese... un disco senza dubbio imperdibile che fareste bene a tenere da conto, perché lavori di questa portata non si sentono da parecchio né oltralpe né oltreoceano. 

Alessio Oriani


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